Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


Atto vandalico dal sapore intimidatorio in una azienda agricola

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 11 Gennaio 2019
Ulivo sbrancato

Un grave atto vandalico dal sapore intimidatorio è stato compiuto nottetempo, qualche giorno fa, in contrada Zimmardo Bellamagna. Ignoti, approfittando del buio della notte, muniti di visori ad infrarossi per poter eludere le zone coperte dalla videosorveglianza, si sono introdotti all’interno di una azienda agricola fin sotto l´abitazione principale e, nonostante la presenza di cani (comunque non aggressivi) e dei proprietari presenti in casa, hanno spezzato un grosso ramo dall´ulivo secolare prospiciente l´ingresso (foto), causando un danno ingente, anche sotto l´aspetto naturalistico. La zona, come noto, è da anni nel mirino di ignoti che avvelenano gli alberi secolari di carrubo e di ulivo per scopi tutti da decifrare. La videocamere di sorveglianza installate dai proprietari sono finora servite a ben poco per arginare l´inquietante fenomeno.

Corriere di Ragusa

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Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi e ulivi

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 26 Novembre 2018

Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi ed ulivi nella zona di Zimmardo Bellamagna. A distanza di oltre 3 anni non si arresta il singolare e preoccupante fenomeno criminale che nei fatti è proseguito inesorabilmente fino ad oggi con un intensificarsi della «violenza» scaricata sugli inermi alberi a cui vengono divelti direttamente gli apici ed intere branche o cosparsi di liquidi tossici e veleni. Azioni mirate, operate da mani esperte sia di giorno ma soprattutto di notte, che producono danni irreversibili alla pianta e al suo ciclo vitale. Infatti vengono divelte le branche a frutto ed i nuovi ricacci che rinnovano la pianta, procurando un danno immenso per i proprietari che perdono l’investimento (i frutti presenti e futuri) ed il capitale (con la progressiva morte degli alberi). Gli alberi attaccati continuano ad essere «intrisi» di presunte sostanze tossiche, sia sui tronchi, dove la corteccia viene bruciata arrestandone definitivamente lo sviluppo, sia al “piede”, con potentissimi disseccanti, che causano il classico seccume a giro della chioma (dovuto al ciclo vegetativo) a cui la pianta sopperisce con nuovi ricacci che nuovamente vengono avvelenati portando l’albero al disseccamento.

Un agronomo del posto sostiene ironicamente che “Siamo in presenza di una “nuova specie”, ma l’insetto non attacca più la pianta, ma la proprietà». Del resto non esiste in natura al momento, una specie di insetto che attacchi contemporaneamente; alloro, mandorlo, ulivo, carrubo, salici. Azioni mirate di gente abile ed organizzata, che sembrerebbero avere un duplice scopo: depauperare la proprietà e nel contempo realizzare delle «trafilate» tra la vegetazione, degli autentici spazi aperti e privi di ostacoli per poter osservare dentro le proprietà.

Le immagini raccolte sul posto sono eloquenti e lasciano sgomenti. Una vera ecatombe che persegue uno scopo ben preciso: far deprezzare il valore dei terreni e provocare ingenti perdite economiche ai coltivatori costringendoli all’abbandono dell’attività. Chi c’è dietro tutto questo e perché nessuno interviene?

Antonio Di Raimondo – Corriere di Ragusa

Eco degli Iblei

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Incendio in casa rurale di contrada Bellamagna, nel Modicano

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 1 Maggio 2018
L’edificio in fiamme

Un incendio è scoppiato nel pomeriggio del primo maggio nelle campagne di contrada Bellamagna, in territorio di Modica. Un caseggiato rurale, non abitato, ha preso fuoco, con danni non indifferenti (foto). Solo l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme si propagassero ai prospicienti campi coltivati a grano, scongiurando conseguenze ben più gravi e livello di pericolo più elevato. Sul posto anche le forze dell´ordine per i rilievi del caso. Al momento non si esclude nessuna ipotesi, compresa anche quella della matrice dolosa.

Corriere di Ragusa

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“Xylosandrus compactus” attacco su carrubo

Posted in Articoli,Documenti fotografici by admin on 6 Novembre 2016

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Attacchi da scolitide, presumibilmente Xylosandrus compactus (Eichhoff), su carrubo (Ceratonia siliqua L.) si osservano per la prima volta, nella zona di Zimmardo-Bellamagna, a Modica, a dicembre del 2015; in tale circostanza, però, non si riesce a rinvenire l’insetto, bensì solo le gallerie da egli prodotte in alcuni rami.
Il 6 novembre 2016, si rileva un diffuso attacco dello scolitide su diverse piante di carrubo in un terreno a confine con la SP 40 Scicli-Sampieri e, per la prima volta, si osserva il fitofago all’interno delle brevi gallerie da lui prodotte. Le gallerie, larghe circa 0,8-1,0 mm, dopo un breve tratto si allargano in una camera di allevamento, in tronchi, rami e rametti, di forma irregolare in cui si trovano annidati numerosi individui, di colore bruno nerastro, lunghi circa 1,5-1,8 mm, quasi certamente femmine svernanti. In questa camera avviene l’ovideposizione e dopo la camera viene ampliata per facilitare lo sviluppo delle larve.

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Le piante colpite presentano, sparsi nella chioma, rametti apicali disseccati e anche rami più grossi, di 10-20 cm di diametro, con numerosi fori e gallerie prodotti dallo scolitide. Si tratta in genere di rami relativamente giovani, con corteccia liscia, priva delle caratteristiche screpolature che si riscontrano nei rami di una certa età.

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Le larve si nutrono essenzialmente a spese di funghi dell’ambrosia presenti all’interno delle gallerie materne. I propaguli di detti funghi sono trasportati dalle femmine, stoccati all’interno di strutture particolari del corpo dette micangi e disseminati nelle gallerie di sviluppo per assicurare l’alimentazione della prole. L’infezione micotica provoca un ulteriore deterioramento dei tessuti interessati. I danni alla pianta nei casi più gravi sono rappresentati da un generale e forte deperimento.
La larga polifagia dello scolitide e la capacità  di attaccare anche piante sane rendono X. compactus potenzialmente dannoso a molte specie di interesse agrario, forestale e ornamentale.

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E’ di estrema importanza aver individuato l’insetto responsabile con le mani nel sacco e poter rendersi conto de visu quali sintomi mostra la pianta colpita. Anche perchè l’attacco è progressivo nel corso del tempo e le manifestazioni esteriori della sofferenza della pianta sono facilmente riconoscibili con un tingersi di rosso delle foglie dei rami colpiti dall’insetto.

Naturalmente per una classificazione più precisa dell’insetto ed eventuali altre patologie ad esso collegate sono necessarie delle analisi più approfondite da svolgersi presso laboratori attrezzati.

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Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: Iniettano diserbanti negli ulivi secolari. E c’è l’ombra dell’mafia dei pascoli

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo,Pubblica Evidenza by admin on 13 Agosto 2016

Da pù di un anno ignoti entrano in terreni privati per versare sostanze diserbanti sulle piante e iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici. Un attacco sistematico che si estende per 400 ettari intorno a Modica e Pozzallo. La denuncia: “Sono raid organizzati”. Il bilologo: “Nessun parassita, tracce di avvelenamento”. Il commissariato di Modica indaga per tentata estorsione.

Si materializzano nella notte, quando entrano nei boschi e nei campi per versare sostanze diserbanti sulle radici degli alberi, bruciandoli ed uccidendoli. Oppure utilizzano un trapano per iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici, che si espandono lentamente fino alle foglie. Il risultato è micidiale: alberi ancora giovani che si spaccano dal di dentro, disseccandosi, carrubi e ulivi secolari che si svuotano, si anneriscono e perdono le foglie. E’ una vera e propria strage di alberi quella che sta andando in onda in provincia di Ragusa: un attacco sistematico che si estende per 400 ettari nelle campagne intorno a Modica e Pozzallo.

Le ronde degli avvelenatori – E questa volta non c’entrano i virus o i parassiti: a massacrare gli ulivi e i carrubi del Ragusano infatti sono dei veri e propri blitz, ronde notturne di squadrette di avvelenatori che s’inseriscono nottetempo negli appezzamenti di terreno privati per devastare gli alberi con diserbanti e sostanze tossiche. E’ una storia che va avanti da più di un anno ormai, racconta l’agronomo Corrado Rizzone, proprietario di alcuni degli appezzamenti di terreno finiti sotto attacco. Le ronde vanno in onda di notte, quando nei terreni non c’è nessuno: per mesi ho poi trovato pezzi di alberi spaccati direttamente alla base lasciati sul terreno, mentre tutti gli altri venivano sistematicamente avvelenati, continua Rizzone che ha sporto una serie di denunce contro ignoti al commissariato di Polizia di Modica. Nei mesi gli attacchi si sono intensificati creando un danno enorme, non solo per la mancata produzione di carrube e olive, ma anche perchè parte della zona ricade sotto il vincolo paesaggistico. Qual’è l’obiettivo? Radere al suolo tutti gli alberi della zona?, dice l’agronomo che a sostegno dei suoi esposti ha anche depositato agli atti degli investigatori una perizia di parte, firmata dal biologo Daniele Tedeschi.

continua su Il Fatto Quotidiano

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E’ strage di carrubi ed olivi nel modicano

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 1 Giugno 2016
Avvelenamenti

A chi fanno gola quelle centinaia di ettari di terreni coltivate a carrubi e olivi secolari e che si estendono per decine di chilometri da Pozzallo al resto del litorale ibleo e alle campagne limitrofe? Certamente a persone senza scrupoli che non esitano ad avvelenare gli alberi con pericolose sostanze chimiche ed a sparare nottetempo sui tronchi degli alberi, ammazzando pure cani e gatti dei residenti ad evidente scopo intimidatorio.

Il singolare e preoccupante fenomeno criminale, cominciato un paio d’anni fa, è proseguito inesorabilmente fino ad oggi con un intensificarsi di inquietanti fenomeni a base di ronde di non meglio specificati soggetti che, muniti di armi da fuoco, torce e cani al seguito, si aggirano per le campagne di giorno, ma soprattutto di notte.

Non a caso sono fioccate alle forze dell’ordine denunce a carico di ignoti per reiterate violazioni di domicilio e danneggiamenti. Le indagini in corso non avrebbero finora portato novità rilevanti.

I componenti di queste ronde (decine di persone, soprattutto la notte) aggrediscono sistematicamente gli alberi con “iniezioni” di idrocarburi ed altre letali sostanze chimiche, prevalentemente carrubi ed ulivi, secolari e non, versando direttamente sui tronchi sostanze acide e disseccanti al fine di “bruciarne” la corteccia con l’inevitabile morte dell’intera pianta per cui alla fine non ne resta che un nero tronco scortecciato ed avvizzito.

Carrubo avvelenato

Sull’utilizzo di queste sostanze nocive non sussistono dubbi, dal momento che la circostanza è stata confermata dagli esami di laboratorio effettuati in strutture specializzate sui residui trovati dai residenti.

Un mix letale, che, di fatti, ha seccato gli alberi dall’interno, riducendoli a carcasse scure prive di fronde e corteccia, con i tronchi curvi. Uno spettacolo impressionante che ha finora interessato qualcosa come 400 tra carrubi e olivi secolari sparsi su circa 10 mila ettari di terreni, per un danno di centinaia di migliaia di euro dato dalla mancata produzione di decine di milioni tra carrube e olive, senza contare il gravissimo danno all’ecosistema e al contesto rurale di un’area peraltro sottoposta a rigidi vincoli ambientali e paesaggistici.

Una vera ecatombe che persegue uno scopo ben preciso: far deprezzare il valore dei terreni e provocare ingenti perdite economiche ai coltivatori. L’ipotesi più plausibile resterebbe quella dell’interramento dei rifiuti, anche speciali e pericolosi, al riparo da occhi indiscreti e risparmiando una fortuna sui costi di smaltimento. Si paventa insomma la replica in salsa siciliana del business dei rifiuti già tristemente famoso in Campania con la terra dei fuochi, dove decine di persone sono morte e continuano a morire di tumore. Uno scenario apocalittico che potrebbe presentarsi anche in territorio ibleo, anche se, come accennato, si tratta al momento solo di ipotesi, seppure non di certo campate per aria. Già qualche mese fa il Movimento 5 Stelle aveva evidenziato l’inquietante fenomeno, ma il grido d’allarme è finora rimasto lettera morta, sommerso dal silenzio assordante delle istituzioni. Eppure la desolante scia di carrubi e ulivi irrimediabilmente seccati è sotto gli occhi di tutti, estesa su decine di chilometri quadrati, e quindi impossibile da non notare. Ma perché nessuno muove un dito?

Se lo erano chiesti anche i pentastellati, senza ottenere risposta alcuna. Si confida dunque almeno nell’esito delle indagini, prima che sia troppo tardi. 

Corriere di Ragusa

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Niscemi: il Muos è abusivo e resta sotto sequestro. La Cassazione rigetta il ricorso

Posted in Articoli by admin on 18 Febbraio 2016

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La Corte ha confermato la tesi della procura secondo cui l’impianto è stato realizzato in un’area di inedificabilità assoluta.

Resta sotto sequestro l’impianto di comunicazioni satellitare militare Muos realizzato dagli Stati Uniti nella riserva del Sughereto di Niscemi (Caltanissetta). Lo si apprende da fonti giudiziarie. E’ l’effetto della decisione della Cassazione che ha rigettato il ricorso dell’avvocatura dello Stato per conto del ministero della Difesa. Rimane vigente l’ordinanza emessa il 1 aprile del 2015 dal gip di Caltagirone, confermata poi dal tribunale per il Riesame di Catania, su richiesta del procuratore Giuseppe Verzera, che ha bloccato la prosecuzione dei lavori per la realizzazione dell’impianto di Telecomunicazione nella base americana per il quale sono indagate otto persone. La Cassazione ha anche condannato il ministero della Difesa al pagamento della spese processuali.

Il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, competente per territorio su Niscemi, ritiene che il sistema di comunicazione del dipartimento della Difesa Usa, Mobile user objective system, il famoso Muos del Sughereto di Niscemi, è sottoposto ai vincoli di rispetto ambientali perché realizzato in un’aerea protetta con inedificabilità assoluta. Tesi condivisa dal Gip Salvatore Ettore Cavallaro che il 1 aprile del 2015 ha disposto il sequestro della struttura. Il provvedimento, che era stato eseguito dal nucleo di polizia giudiziaria della Polizia municipale e dai carabinieri della Procura, era stato confermato il 27 aprile del 2015 dal Tribunale del riesame di Catania, presieduto da Maria Grazia Vagliasindi.

Un sequestro del Muos era stato adottato nell’ottobre del 2012 su richiesta dell’allora procuratore Francesco Paolo Giordano che aveva ritenuto illegittime le autorizzazioni concesse dalla Regione Siciliana, ma era stato poi annullato dal Tribunale del riesame di Catania che invece valutava validi gli atti del governo dell’isola. Ma nel febbraio 2015, il Tar di Palermo, accogliendo il ricorso del Comune di Niscemi, ha annullato tutte le autorizzazioni delle Regione, imponendo il blocco dei lavori. Su questo fronte è ancora pendente un ricorso al Consiglio di giustizia amministrativo di Palermo. Ma per la Procura di Caltagirone è stata la svolta giudiziaria: non si è posto più il problema sulla legittimità delle autorizzazioni, perché non esistono più e quindi, per l’accusa, il “Muos è abusivo”.


Repubblica

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Fumarole abusive e tossiche in contrada Bellamagna a Modica

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 18 Febbraio 2016

Sopralluogo immediato della polizia provinciale che sta indagando. Sprigionate nell´aria sostanze potenzialmente tossiche. Ancora da individuare i responsabili.

E’ stata l’impressionante colonna di fumo nerastro, che sprigionava sostanze potenzialmente tossiche, levatasi alta in cielo e visibile a chilometri di distanza ad allertare la polizia provinciale che ha raggiunto contrada Bellamagna.

In una vasta porzione di area gli agenti hanno scoperto delle immense fumarole abusive che ardevano incontrollate. Il reato è aggravato dal fatto che buona parte della zona, immersa nelle splendide campagne tra Modica e Pozzallo, è protetta da vincolo paesaggistico. Numerosi residenti si erano accorti dell’inquietante fenomeno e stavano per avvisare le forze dell’ordine, ma l’arrivo della polizia provinciale li ha tranquillizzati. I tre agenti di pattuglia hanno sentito alcuni testimoni, procedendo poi all’identificazione di un soggetto intento ad irrigare i campi attigui a quelli dove ardevano le fumarole, per vagliarne posizione e responsabilità  in ordine all’accaduto, su cui sono in corso indagini per risalire ai responsabili. Si tratta di persone piuttosto sicure dei fatti loro, dal momento che hanno tranquillamente ammassato cumuli di materiale per i terreni incolti, all’insaputa dei proprietari, in attesa di darvi fuoco come già fatto in precedenza, quando una pesante e densa coltre di fumo maleodorante ha ricoperto l’intera vallata.

I campi sono di fatto stati trasformati in autentiche discariche a cielo aperto di materiale di risulta dalle lavorazioni agricole da pieno campo e serricolo con l’accatastamento, da parte degli ignoti responsabili, di cumuli di ortaggi, in primis carciofi e pomodori andati a male, bocchette di plastica da irrigazione, legacci, plastica dismessa dalle serre ed altro materiale combustibile le cui ceneri, come accennato, risultano potenzialmente tossiche e pericolose per i residenti che respirano l’aria della zona interessata dalle fumarole abusive. I campi risultano disseminati da grosse pile di materiale ancora non dato alle fiamme, insieme ad altri cumuli di materiale inquinante che ancora bruciava alla presenza della polizia provinciale, la quale ha accertato tracce di grossi roghi verificatisi nei giorni precedenti e testimoniate da cataste di materiale e sterpaglia bruciata. Molte pile di materiale di risulta ancora bruciano dall’immediato sottosuolo. E’ dunque probabile che l’intera area possa essere sottoposta a sequestro nell’ambito delle indagini in corso sulla inquietante vicenda.

Antonio Di Raimondo

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La curva “Gigi Olivari”

Posted in Articoli,Documenti fotografici by admin on 14 Aprile 2015

La curva “Gigi Olivari” presente sul tratto di strada provinciale 115 Modica- ispica, deve il suo nome, al pilota automobilistico che perse la vita in un pauroso incidente stradale durante l’ultimo gran premio automobilistico del “giro di Sicilia”.

Olivari e la sua Maserati in partenza

Era il 14 aprile 1957 quando il pilota cagliaritano al volante della sua Maserati numero 333, urtò il ciglio della strada durante una curva a tutta velocità. L’auto si schiantò al suolo dopo un pauroso volo, prendendo fuoco.

Questi alcuni stralci di report che raccontano di quel tragico momento:

“… La carreggiata della strada, come tutte quelle del tempo, era caratterizzata anche dalla classica sezione a schiena d’asino, fiancheggiata da due banchine pavimentate con selci di pietra calcarea, già allora consunti ed estremamente viscidi. La pioggia li trasformava con tutto il resto in un percorso estremamente insidioso. Allora si raccomandava di stare attenti a “u sciddicu”. Muretti di pietra a secco completavano la “pista. 

Foto incidente Olivari – Archivio Rizzone

Olivari percorse la retta a tutta velocità. Si trovò presto di fronte alla prima curva a sinistra. Probabilmente non la valutò o non la ricordò nella sua esattezza configurazione. Forse ingannato anche dalla pioggia non ne percepì la vera ampiezza. Gigi tentò di inserire la macchina nella migliore traiettoria, (la velocità era molto elevata, frenò, forse fece in tempo a scalare una marcia), ma la bella Maserati scartò a sinistra, investì un paracarro. Olivari ne perdette il controllo. Come impazzita la bella Maserati puntò contro il muro di pietra all’esterno e contro di esso si  schiantò. Quindi si impennò in aria e ricadde capovolta sull’asfalto. Immediate le fiamme l’avvolsero in un rogo impenetrabile. Inutile ogni tentativo di recare soccorso. In quei concitati istanti non mancarono gli slanci generosi di spettatori che avrebbero voluto liberare Olivari. Non ci fu nulla da fare…”


Gigi Olivari (1907-1957) pilota automobilistico di Cagliari scomparso tragicamente nel rogo della sua auto al Giro di Sicilia del 1957. Archivio Storico Nello Alfano
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Il Canale di Sicilia sopra una polveriera

Posted in Articoli by admin on 15 Luglio 2014

Il governo dà l’ok a un progetto di trivellazioni nel Canale di Sicilia che potrebbe decretare una vera e propria emergenza ambientale. Ancora una volta Eni ha vinto. L’associazione ambientalista Greenpeace presenterà ricorso e ha chiesto il sostegno e la collaborazione dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

«Vergognose le omissioni del decreto che ha sancito la “compatibilità ambientale” del nuovo progetto di trivellazioni nel Canale di Sicilia – ha detto Greenpeace – abbiamo già avviato la procedura per presentare un ricorso e chiediamo aiuto alle amministrazioni locali e alle associazioni di categoria per fermare questa follia».

Il sindaco di Scicli ha confermato la volontà di partecipare al ricorso. Il sindaco di Palermo Orlando ha espresso il suo appoggio alla denuncia presentata da Greenpeace e assicurato che si farà portavoce presso i comuni interessati della necessità di presentare un ricorso contro il decreto. Greenpeace ha chiesto all’ANCI Sicilia di valutare la possibilità di ricorrere in rappresentanza dei Comuni che potrebbero essere in futuro interessati dalle trivellazioni petrolifere.

A esprimere le preoccupazioni del mondo della ricerca scientifica, della pesca e del turismo, sono stati Fabio Fiorentino, ricercatore Istituto per l’Ambiente marino e costiero CNR Mazara del Vallo; Giovanni Basciano, responsabile regionale Agci Agrital; Marco Lion, responsabile ambiente Touring Club Italiano.

Rischio frana, rischio di incidente ai gasdotti, rischio di incidente rilevante durante la perforazione o per incendio della piattaforma: sono alcuni dei punti senza risposta del decreto del Ministero dell’Ambiente che chiude il processo di Valutazione di Impatto Ambientale (decreto VIA n 149/14) del progetto “Off-shore Ibleo” di ENI, che prevede otto pozzi, una piattaforma e vari gasdotti al largo della costa tra Gela e Licata. Le valutazioni sono rimandate a successivi approfondimenti e, per il rischio di “incidente rilevante” deve essere ancora definito uno scenario che valuti i danni e la possibilità di riparare a tali danni, che identifichi le misure di mitigazione e compensazione e che quantifichi i costi per gli interventi.

«Questo decreto è scandaloso. La commissione che doveva valutare il rischio ambientale delle trivellazioni non lo ha fatto e non ha preso in considerazione il rischio da incidente rilevante» afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. «Lo stesso decreto dichiara che stiamo parlando di impianti ad alto rischio industriale: è gravissimo che siano stati autorizzati quando ancora non sappiamo nemmeno quali sono gli scenari da valutare».

Il decreto autorizza inoltre attività rischiose in un’area tutelata, il Biviere di Gela, che include numerosi siti della rete “Natura 2000”, nei quali sono consentiti solo interventi necessari per motivi di salute dell’uomo e sicurezza pubblica. Vi sono inoltre almeno otto siti “Natura 2000” a poche decine di chilometri dal progetto, su molti di essi non è stata nemmeno fatta una valutazione degli impatti.

Il decreto ignora infine il parere negativo della Regione Siciliana che fino a maggio 2013 si è opposta, con delibere di giunta e documenti degli uffici tecnici, alla proliferazione delle trivelle ritenendo che esse “porterebbero benefici praticamente nulli per la collettività e per il comparto dell’industria della pesca e del terziario turistico avanzato, mentre altissimi potrebbero risultare i potenziali costi relativi alla sostenibilità ambientale ed economica”.

Per rispondere a queste preoccupazioni il decreto prevede un fantasmagorico progetto di comunicazione sui valori del paesaggio e del patrimonio naturale a carico di ENI. «Fa riflettere il fatto che l’intesa di Crocetta con i petrolieri sia stata firmata proprio lo scorso 4 giugno, lo stesso giorno della pubblicazione del decreto che approva il progetto “Off-shore Ibleo”. Ovviamente, sulla Regione, che pure viene ridicolizzata da questo decreto, non possiamo più contare. Tocca ai sindaci dei territori coinvolti, e alle associazioni, intervenire subito per fermare questa follia» conclude Giannì.

Leggi il rapporto “Offshore Ibleo”

Fonte: Il Cambiamento

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Fukushima sta trasformando il Pacifico in un Cimitero,ma nessuno ve lo dice

Posted in Articoli by admin on 6 Giugno 2014

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Il 98% dei fondali della California è cosparso di creature marine morte.
I media non lo hanno ancora diffuso, ma quanto sta accadendo nell’oceano californiano è sconvolgente.

La notizia è stata lanciata da National Geographic: fino a Marzo 2012 solo l’1% dei fondali del suddetto oceano era composto da creature defunte. Da Luglio di quest’anno si parla invece del 98%. E’ come se l’intera area si fosse trasformata in una sorta di cimitero marino, brulicante di cadaveri in decomposizione.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences, non ha ancora dimostrato alcuna correlazione con Fukushima , ma non è difficile immaginare uno stretto legame tra i due avvenimenti, anche perchè negli ultimi 24anni non si era mai verificato nulla del genere.
La zona analizzata è la stazione M, che si trova a 145 miglia al largo tra le città californiane di Santa Barbara e Monterey.

Sembra che i governi e i media vogliano che noi tutti dimentichiamo Fukushima ed il catastrofico danno ambientale che ha procurato al nostro pianeta. Ma non potranno coprire la verità per sempre: la vita umana è strettamente legata alla salute degli oceanied in particolar modo all’ossigeno che la vita marina crea e rilascia nella nostra atmosfera.

Fonte: http://informare.over-blog.it/article-national-geographic-fukushima-sta-trasformando-il-pacifico-in-un-immenso-cimitero-122041640.html?utm_medium=referral&utm_source=pulsenews

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Cannonate dell’Esercito a pochi chilometri dalla Valle dei Templi

Posted in Articoli by admin on 19 Maggio 2014

Carri armati ripresi mentre bombardano le acque antistanti il poligono di Drasy, nella riserva di Punta Bianca, ad Agrigento. Gli ambientalisti insorgono

di FABIO RUSSELLO
AGRIGENTO – Si sparano cannonate a una decina di chilometri dalla Valle dei Templi di Agrigento e in una zona che la Regione Siciliana ha individuato come riserva naturale. E che invece l’Esercito italiano e la Nato utilizzano da decenni come poligono di tiro. E’ la servitù militare di Drasy, dove blindati e carri armati svolgono regolarmente esercitazioni militari nonostante i vincoli ambientali. Il video che riprende le cannonate, diffuso dall’associazione ambientalista Mare Amico, che da mesi si sta battendo affinché l’Esercito trovi un altro luogo per le sue esercitazioni, mostra i tiri dei carri armati e i proiettili che finiscono nel mare che la Regione vuole mettere sotto vincolo naturalistico.


Sull’acqua si notano chiaramente gli spruzzi dei proiettili, mentre qualche colpo sparato da due carri armati finisce anche sul terreno. Le ogive rimaste sul terreno, riprese in un secondo video, sono proiettili di metallo lunghi almeno venti centimetri. Le altre sono nel fondo del mare di Punta Bianca e Scoglio Patella, un luogo incantevole che si trova lungo la costa tra Agrigento e Palma di Montechiaro.
“Il nostro obiettivo – dice il responsabile provinciale di Mare Amico Claudio Lombardo – è quello di dire basta con le cannonate e accelerare l’iter per istituire velocemente la riserva naturale di Punta Bianca e Scoglio Patella”.

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