“Xylosandrus compactus” attacco su carrubo
Attacchi da scolitide, presumibilmente Xylosandrus compactus (Eichhoff), su carrubo (Ceratonia siliqua L.) si osservano per la prima volta, nella zona di Zimmardo-Bellamagna, a Modica, a dicembre del 2015; in tale circostanza, però, non si riesce a rinvenire l’insetto, bensì solo le gallerie da egli prodotte in alcuni rami.
Il 6 novembre 2016, si rileva un diffuso attacco dello scolitide su diverse piante di carrubo in un terreno a confine con la SP 40 Scicli-Sampieri e, per la prima volta, si osserva il fitofago all’interno delle brevi gallerie da lui prodotte. Le gallerie, larghe circa 0,8-1,0 mm, dopo un breve tratto si allargano in una camera di allevamento, in tronchi, rami e rametti, di forma irregolare in cui si trovano annidati numerosi individui, di colore bruno nerastro, lunghi circa 1,5-1,8 mm, quasi certamente femmine svernanti. In questa camera avviene l’ovideposizione e dopo la camera viene ampliata per facilitare lo sviluppo delle larve.
Le piante colpite presentano, sparsi nella chioma, rametti apicali disseccati e anche rami più grossi, di 10-20 cm di diametro, con numerosi fori e gallerie prodotti dallo scolitide. Si tratta in genere di rami relativamente giovani, con corteccia liscia, priva delle caratteristiche screpolature che si riscontrano nei rami di una certa età.
Le larve si nutrono essenzialmente a spese di funghi dell’ambrosia presenti all’interno delle gallerie materne. I propaguli di detti funghi sono trasportati dalle femmine, stoccati all’interno di strutture particolari del corpo dette micangi e disseminati nelle gallerie di sviluppo per assicurare l’alimentazione della prole. L’infezione micotica provoca un ulteriore deterioramento dei tessuti interessati. I danni alla pianta nei casi più gravi sono rappresentati da un generale e forte deperimento.
La larga polifagia dello scolitide e la capacità di attaccare anche piante sane rendono X. compactus potenzialmente dannoso a molte specie di interesse agrario, forestale e ornamentale.
E’ di estrema importanza aver individuato l’insetto responsabile con le mani nel sacco e poter rendersi conto de visu quali sintomi mostra la pianta colpita. Anche perchè l’attacco è progressivo nel corso del tempo e le manifestazioni esteriori della sofferenza della pianta sono facilmente riconoscibili con un tingersi di rosso delle foglie dei rami colpiti dall’insetto.
Naturalmente per una classificazione più precisa dell’insetto ed eventuali altre patologie ad esso collegate sono necessarie delle analisi più approfondite da svolgersi presso laboratori attrezzati.
Questione ambientale a Cava Gisana: nonostante le concessioni edilizie…
Con recente sentenza della Cassazione penale ( Sez. III, n.28344/2016 ) si è chiusa definitivamente la vicenda relativa all’esecuzione di due impianti, all’epoca in corso di esecuzione, entrambi regolarmente autorizzati nel 2004 dal Comune di Modica, in zone di particolare pregio del territorio di Modica e segnatamente un impianto per il trattamento della bio – massa, sito nella contrada Gisana ed un impianto per la costruzione di un Kartodromo, sito nella vicina contrada Zimmardo.
Contro tali impianti ed i relativi provvedimenti autorizzatori del Comune di Modica, all’epoca insorsero numerosi residenti delle zone interessate, con esposti e denuncie, ottenendone il sequestro ed il rinvio a giudizio dei proprietari degli stessi dei Direttori dei lavori e di alcuni funzionari del Comune di Modica.
Con sentenza depositata il 24 febbraio 2009, i proprietari degli impianti, e i tecnici direttori dei lavori furono condannati per le violazioni edilizie loro contestate così come venne condannato per abuso di ufficio un funzionario del Comune di Modica.
A seguito dell’appello degli imputati, la Corte di Appello di Catania, con sentenza del 29/giugno/2012, applicò la prescrizione agli imputati, atteso il tempo trascorso, confermando nel resto l’impugnata sentenza del Tribunale di Modica, in particolare , confermando le statuizioni civilistiche della sentenza di primo grado.
Avverso tale sentenza della Corte di Appello di Catania, i titolari dell’impianto di biomassa hanno proposto ricorso per cassazione, che è stato rigettato con la suindicata sentenza della S.C., che ha confermato le precedenti sentenze del Tribunale di Modica e della Corte di Appello di Catania.
Il dato che mi preme sottolineare è che la Corte di Cassazione, aderendo all’impostazione del Tribunale di Modica, ha confermato la responsabilità del committente, del proprietario e del Direttore dei lavori, nonostante il rilascio della concessione edilizia, sottolineando che lo stesso non basta a ritenere legittima un’opera edilizia, poiché il Giudice è tenuto a verificare la legittimità del titolo concessorio rilasciato. Da ciò consegue che , ove tale titolo sia illegittimo perchè rilasciato in violazione delle norme edilizie, il reato sussiste, anche, a prescindere dalla collusione tra pubblico amministratore e privato destinatario. . . continua su Laspia.it
Sicilia, è strage di alberi nel Ragusano: Iniettano diserbanti negli ulivi secolari. E c’è l’ombra dell’mafia dei pascoli
Da pù di un anno ignoti entrano in terreni privati per versare sostanze diserbanti sulle piante e iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici. Un attacco sistematico che si estende per 400 ettari intorno a Modica e Pozzallo. La denuncia: “Sono raid organizzati”. Il bilologo: “Nessun parassita, tracce di avvelenamento”. Il commissariato di Modica indaga per tentata estorsione.
Si materializzano nella notte, quando entrano nei boschi e nei campi per versare sostanze diserbanti sulle radici degli alberi, bruciandoli ed uccidendoli. Oppure utilizzano un trapano per iniettare direttamente dentro i tronchi liquidi tossici, che si espandono lentamente fino alle foglie. Il risultato è micidiale: alberi ancora giovani che si spaccano dal di dentro, disseccandosi, carrubi e ulivi secolari che si svuotano, si anneriscono e perdono le foglie. E’ una vera e propria strage di alberi quella che sta andando in onda in provincia di Ragusa: un attacco sistematico che si estende per 400 ettari nelle campagne intorno a Modica e Pozzallo.
Le ronde degli avvelenatori – E questa volta non c’entrano i virus o i parassiti: a massacrare gli ulivi e i carrubi del Ragusano infatti sono dei veri e propri blitz, ronde notturne di squadrette di avvelenatori che s’inseriscono nottetempo negli appezzamenti di terreno privati per devastare gli alberi con diserbanti e sostanze tossiche. E’ una storia che va avanti da più di un anno ormai, racconta l’agronomo Corrado Rizzone, proprietario di alcuni degli appezzamenti di terreno finiti sotto attacco. Le ronde vanno in onda di notte, quando nei terreni non c’è nessuno: per mesi ho poi trovato pezzi di alberi spaccati direttamente alla base lasciati sul terreno, mentre tutti gli altri venivano sistematicamente avvelenati, continua Rizzone che ha sporto una serie di denunce contro ignoti al commissariato di Polizia di Modica. Nei mesi gli attacchi si sono intensificati creando un danno enorme, non solo per la mancata produzione di carrube e olive, ma anche perchè parte della zona ricade sotto il vincolo paesaggistico. Qual’è l’obiettivo? Radere al suolo tutti gli alberi della zona?, dice l’agronomo che a sostegno dei suoi esposti ha anche depositato agli atti degli investigatori una perizia di parte, firmata dal biologo Daniele Tedeschi.
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E’ strage di carrubi ed olivi nel modicano

A chi fanno gola quelle centinaia di ettari di terreni coltivate a carrubi e olivi secolari e che si estendono per decine di chilometri da Pozzallo al resto del litorale ibleo e alle campagne limitrofe? Certamente a persone senza scrupoli che non esitano ad avvelenare gli alberi con pericolose sostanze chimiche ed a sparare nottetempo sui tronchi degli alberi, ammazzando pure cani e gatti dei residenti ad evidente scopo intimidatorio.

Il singolare e preoccupante fenomeno criminale, cominciato un paio d’anni fa, è proseguito inesorabilmente fino ad oggi con un intensificarsi di inquietanti fenomeni a base di ronde di non meglio specificati soggetti che, muniti di armi da fuoco, torce e cani al seguito, si aggirano per le campagne di giorno, ma soprattutto di notte.
Non a caso sono fioccate alle forze dell’ordine denunce a carico di ignoti per reiterate violazioni di domicilio e danneggiamenti. Le indagini in corso non avrebbero finora portato novità rilevanti.
I componenti di queste ronde (decine di persone, soprattutto la notte) aggrediscono sistematicamente gli alberi con “iniezioni” di idrocarburi ed altre letali sostanze chimiche, prevalentemente carrubi ed ulivi, secolari e non, versando direttamente sui tronchi sostanze acide e disseccanti al fine di “bruciarne” la corteccia con l’inevitabile morte dell’intera pianta per cui alla fine non ne resta che un nero tronco scortecciato ed avvizzito.

Sull’utilizzo di queste sostanze nocive non sussistono dubbi, dal momento che la circostanza è stata confermata dagli esami di laboratorio effettuati in strutture specializzate sui residui trovati dai residenti.
Un mix letale, che, di fatti, ha seccato gli alberi dall’interno, riducendoli a carcasse scure prive di fronde e corteccia, con i tronchi curvi. Uno spettacolo impressionante che ha finora interessato qualcosa come 400 tra carrubi e olivi secolari sparsi su circa 10 mila ettari di terreni, per un danno di centinaia di migliaia di euro dato dalla mancata produzione di decine di milioni tra carrube e olive, senza contare il gravissimo danno all’ecosistema e al contesto rurale di un’area peraltro sottoposta a rigidi vincoli ambientali e paesaggistici.
Una vera ecatombe che persegue uno scopo ben preciso: far deprezzare il valore dei terreni e provocare ingenti perdite economiche ai coltivatori. L’ipotesi più plausibile resterebbe quella dell’interramento dei rifiuti, anche speciali e pericolosi, al riparo da occhi indiscreti e risparmiando una fortuna sui costi di smaltimento. Si paventa insomma la replica in salsa siciliana del business dei rifiuti già tristemente famoso in Campania con la terra dei fuochi, dove decine di persone sono morte e continuano a morire di tumore. Uno scenario apocalittico che potrebbe presentarsi anche in territorio ibleo, anche se, come accennato, si tratta al momento solo di ipotesi, seppure non di certo campate per aria. Già qualche mese fa il Movimento 5 Stelle aveva evidenziato l’inquietante fenomeno, ma il grido d’allarme è finora rimasto lettera morta, sommerso dal silenzio assordante delle istituzioni. Eppure la desolante scia di carrubi e ulivi irrimediabilmente seccati è sotto gli occhi di tutti, estesa su decine di chilometri quadrati, e quindi impossibile da non notare. Ma perché nessuno muove un dito?
Se lo erano chiesti anche i pentastellati, senza ottenere risposta alcuna. Si confida dunque almeno nell’esito delle indagini, prima che sia troppo tardi.
Fumarole abusive e tossiche in contrada Bellamagna a Modica
Sopralluogo immediato della polizia provinciale che sta indagando. Sprigionate nell´aria sostanze potenzialmente tossiche. Ancora da individuare i responsabili.
E’ stata l’impressionante colonna di fumo nerastro, che sprigionava sostanze potenzialmente tossiche, levatasi alta in cielo e visibile a chilometri di distanza ad allertare la polizia provinciale che ha raggiunto contrada Bellamagna.
In una vasta porzione di area gli agenti hanno scoperto delle immense fumarole abusive che ardevano incontrollate. Il reato è aggravato dal fatto che buona parte della zona, immersa nelle splendide campagne tra Modica e Pozzallo, è protetta da vincolo paesaggistico. Numerosi residenti si erano accorti dell’inquietante fenomeno e stavano per avvisare le forze dell’ordine, ma l’arrivo della polizia provinciale li ha tranquillizzati. I tre agenti di pattuglia hanno sentito alcuni testimoni, procedendo poi all’identificazione di un soggetto intento ad irrigare i campi attigui a quelli dove ardevano le fumarole, per vagliarne posizione e responsabilità in ordine all’accaduto, su cui sono in corso indagini per risalire ai responsabili. Si tratta di persone piuttosto sicure dei fatti loro, dal momento che hanno tranquillamente ammassato cumuli di materiale per i terreni incolti, all’insaputa dei proprietari, in attesa di darvi fuoco come già fatto in precedenza, quando una pesante e densa coltre di fumo maleodorante ha ricoperto l’intera vallata.
I campi sono di fatto stati trasformati in autentiche discariche a cielo aperto di materiale di risulta dalle lavorazioni agricole da pieno campo e serricolo con l’accatastamento, da parte degli ignoti responsabili, di cumuli di ortaggi, in primis carciofi e pomodori andati a male, bocchette di plastica da irrigazione, legacci, plastica dismessa dalle serre ed altro materiale combustibile le cui ceneri, come accennato, risultano potenzialmente tossiche e pericolose per i residenti che respirano l’aria della zona interessata dalle fumarole abusive. I campi risultano disseminati da grosse pile di materiale ancora non dato alle fiamme, insieme ad altri cumuli di materiale inquinante che ancora bruciava alla presenza della polizia provinciale, la quale ha accertato tracce di grossi roghi verificatisi nei giorni precedenti e testimoniate da cataste di materiale e sterpaglia bruciata. Molte pile di materiale di risulta ancora bruciano dall’immediato sottosuolo. E’ dunque probabile che l’intera area possa essere sottoposta a sequestro nell’ambito delle indagini in corso sulla inquietante vicenda.
Modica by night

Modica San Pietro a San Giorgio nel 1903

La curva “Gigi Olivari”
La curva “Gigi Olivari” presente sul tratto di strada provinciale 115 Modica- ispica, deve il suo nome, al pilota automobilistico che perse la vita in un pauroso incidente stradale durante l’ultimo gran premio automobilistico del “giro di Sicilia”.

Era il 14 aprile 1957 quando il pilota cagliaritano al volante della sua Maserati numero 333, urtò il ciglio della strada durante una curva a tutta velocità. L’auto si schiantò al suolo dopo un pauroso volo, prendendo fuoco.
Questi alcuni stralci di report che raccontano di quel tragico momento:
“… La carreggiata della strada, come tutte quelle del tempo, era caratterizzata anche dalla classica sezione a schiena d’asino, fiancheggiata da due banchine pavimentate con selci di pietra calcarea, già allora consunti ed estremamente viscidi. La pioggia li trasformava con tutto il resto in un percorso estremamente insidioso. Allora si raccomandava di stare attenti a “u sciddicu”. Muretti di pietra a secco completavano la “pista.

Olivari percorse la retta a tutta velocità. Si trovò presto di fronte alla prima curva a sinistra. Probabilmente non la valutò o non la ricordò nella sua esattezza configurazione. Forse ingannato anche dalla pioggia non ne percepì la vera ampiezza. Gigi tentò di inserire la macchina nella migliore traiettoria, (la velocità era molto elevata, frenò, forse fece in tempo a scalare una marcia), ma la bella Maserati scartò a sinistra, investì un paracarro. Olivari ne perdette il controllo. Come impazzita la bella Maserati puntò contro il muro di pietra all’esterno e contro di esso si schiantò. Quindi si impennò in aria e ricadde capovolta sull’asfalto. Immediate le fiamme l’avvolsero in un rogo impenetrabile. Inutile ogni tentativo di recare soccorso. In quei concitati istanti non mancarono gli slanci generosi di spettatori che avrebbero voluto liberare Olivari. Non ci fu nulla da fare…”
Gigi Olivari (1907-1957) pilota automobilistico di Cagliari scomparso tragicamente nel rogo della sua auto al Giro di Sicilia del 1957. Archivio Storico Nello Alfano
Processo Kartodromo-Itis, condanne e risarcimenti danni
10 ore di camera di consiglio. Tanto ci ha messo il collegio penale del Tribunale di Modica(Scibilia, Di Marco, Rubino)per emettere le 13 sentenze a conclusione del processo per l’inchiesta sulla costruzione di un kartodromo e di un impianto di biomassa, nelle Cave Gisana Giarrusso Liccio e Zimmardo Bellamagna.
I giudici hanno disposto, tra le tante, il ripristino dello stato dei luoghi e la demolizione delle strutture già realizzate perché illegittime, oltre al risarcimento danni in favore dello Stato, costituitosi in giudizio, da liquidarsi in separata sede e quantificato in oltre un milione 200mila euro. Si chiude con queste decisioni ma anche con condanne ed assoluzione un lungo ed articolato processo intentato su un’indagine svolta dai carabinieri circa il rilascio di concessioni illegittime da parte dell’Ufficio Tecnico del Comune di Modica per la realizzazione dei due impianti.
Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di abuso d’ufficio e di violazione del Piano Regolatore Generale in materia di inedificabilità e di deturpamento della macchia mediterranea, ma anche di violazione dei vincoli paesaggistici ed idrogeologici.
La pena maggiore è stata inflitta all’allora responsabile dello Sportello Unico del Comune di Modica, Giuseppe Castagnetta, condannato a 6 mesi di reclusione, e all’interdizione dai pubblici uffici per l’identica durata della pena detentiva. Alcuni dei coimputati hanno rimediato solo contravvenzioni per reati in materia edilizia, altri sono stati assolti. Tutti i soggetti condannati hanno beneficiato della sospensione condizionale della pena. Nel dettaglio il deliberato dei magistrati modicani: all’ingegnere Antonino Di Rosa, 43 anni, di Modica, ad Ignazio Morana e a Graziella Candiano, modicani di 49 e 44 anni, rispettivamente socio gestore e legale rappresentante della “Itis”, società che avrebbe dovuto costruire l’impianto di trattamento della biomassa, sono stati inflitti tre mesi di arresto e 22mila euro di ammenda ciascuno; due mesi di arresto e 22mila euro di ammenda per l’ingegnere Ignazio Agosta e per Giovanni Carpenzano, 49 anni, modicano, amministratore unico di “Servizio Casa”, società che avrebbe dovuto realizzare il kartodromo.
Sono stati assolti da tutti i reati l’ex soprintendente di Ragusa, Beatrice Basile, e il suo collaboratore Giuseppe Saggio, il dirigente comunale del terzo settore Francesco Paolino, 50 anni, sciclitano.
Assoluzione anche per Calogero Rizzuto, 51 anni, di Agrigento; Francesco Ascanio, 57 anni, nativo di Caltagirone ma residente a Pozzallo, tecnico istruttore dell’unità operativa IV Paesaggistica della Soprintendenza di Ragusa; Corrado Borgh, ennese di 48 anni, comandante del distaccamento di Scicli del Corpo forestale regionale, ed Alessandro Modica, 56 anni, modicano, responsabile del procedimento della sezione urbanistica del comune di Modica.
Il pubblico ministero, Maria Mocciaro, aveva chiesto la condanna a complessivi 9 anni di carcere per alcuni imputati e l’assoluzione per altri. Oltre al ministero dell’ambiente si erano costituiti parte civile una decina di residenti, due associazioni ambientaliste, “Movimento azzurro” e “Legambiente”, e il Comune di Pozzallo, il cui territorio era limitrofo alle 2 aree ricadenti nel Comune di Modica, la cui amministrazione di allora non ritenne invece opportuno costituirsi parte civile in giudizio. Le associazioni ambientaliste si ritengono soddisfatte. Corrado Rizzone, rappresentante dei Verdi, presente quasi sempre in udienza, dice: “La sentenza ci soddisfa perché ha l’effetto di un precedente. E’ una vittoria dell’interesse pubblico su quello privato. La stessa decisione dei giudici di procedere all’abbattimento degli scheletri dei due impianti – ha concluso Rizzone – la dice lunga sull’effettiva illegittimità delle due costruzioni nelle contrade interessate, difese dai residenti a loro volta appoggiati dallo Stato”.
IL MAXI PROCESSO SUL KARTODROMO E SULL’IMPIANTO DI BIOMASSA, RICHIAMATI I PERITI CHE RESTANO ANCORA DI OPINIONI DIVERSE SULLA MACCHIA MEDITERRANEA
I periti del Tribunale di Modica e quello della difesa richiamati per chiarimenti sulle rispettive conclusioni fornite in precedenza ed anche ieri si sono trovati in disaccordo. Così è andata quella che dovrebbe essere la penultima udienza del maxi processo che si celebra davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)sulla costruzione di un kartodromo e di un impianto di biomassa, rispettivamente a Cava Bellamagna Zimmardo e a Cava Giarrusso.
I due Ctu hanno confermato quanto sostenuto in precedenza e cioè che la macchia mediterranea era presente in entrambe le aree, in percentuale del 100% nella vallata e del 50% lungo il versante. I due periti catanesi sono stati anche ieri contestati dal perito di parte, secondo il quale il calcolo delle percentuali sarebbero state utilizzate solo delle mere foto ortografiche, e non delle vere e proprie cartografie. I consulenti del Tribunale hanno integrato la loro perizia sostenendo la presenza della macchia mediterranea che hanno chiamato “un vero e proprio bosco” con opere che ricadevano tra i 20 e 120 metri da una parte ed oltre i 2 metri dall’altra, mentre quello della difesa ha prodotto delle foto che mostravano terreni dove non c’era coltivazione perché arati(prove acquisite dai giudici) ed ha contestato la presenza di macchia mediterranea. Il processo è stato riconvocato per il prossimo 26 novembre. Il processo si riferisce al rilascio di concessioni, come si diceva, per la costruzione di un kartodromo e di un impianto di biomassa.
Tredici sono gli imputati. In precedenza il pubblico ministero, Maria Mocciaro, era andata per la requisitoria chiedendo otto condanne per quasi dieci anni di arresto e 90 mila euro di multa, e cinque assoluzioni.
Fonte: RTM
Invece della sentenza altri due periti.
Molti degli imputati erano presenti in aula perché attendevano la sentenza per ieri nel processo che si celebra davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica (Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere) che riguarda le concessioni per la costruzione di un kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare.
Attesa vana perché ieri i giudici sono usciti, a sorpresa, dalla camera di consiglio con una nuova decisione, nominando due nuovi periti. Si tratta del professore Salvatore Brullo, vice direttore del Dipartimento Botanico presso l’Università di Catania, e del dottor Giampietro Giusto Del Galdo, direttore di Ricerca di Scienze Ambientali presso l’ateneo catanese. I due presteranno giuramento il prossimo 30 maggio. Dovranno esprimersi in merito all’esistenza della Macchia Mediterraneo, oggetto di ripetuti contrasti nel corso del dibattimento che era stato chiuso alcune settimane fa con le richieste del pubblico ministero, Maria Mocciaro, di otto condanne per quasi dieci anni di arresto e 90 mila euro di multa e cinque assoluzioni, tra le quali quelle dei funzionari della Sovrintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Ragusa. L’indagine scaturì dalle denunce che furono presentate da alcuni residenti delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente.
Nel processo si sono costituiti parte civile il Ministero per l’Ambiente, gli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici.
Fonte: RTM
Processo Kartodromo-Itis
Le arringhe dei legali di parte civile ha concluso la seconda fase del processo davanti al Collegio Penale del Tribunale di Modica(Scibilia, presidente, Di Marco e Rubino, a latere)per il processo sulle concessioni per la costruzione di un kartodromo, in Contrada Bellamagna-Zimmardo, e di un impianto di biomassa, presso Cava Giarrusso, sulla Modica-Mare. Dopo l’Avvocatura dello Stato, il Comune di Pozzallo e Legambiente, che avevano concluso nella precedente udienza, questoi pomeriggio è toccato ai restanti legali, quelli che patrocinano il Movimento Azzurro ed i residenti, cioè gli avvocati Antonio Borrometi e Luca Licitra.
Molto lunga ed articolata la fase che ha visto di scena l’avvocato Borrometi, rimasto al microfono per circa 90 minuti e che, in conclusione ha chiesto la condanna anche per i funzionari della Sovrintendenza e per il funzionario del Corpo Forestale, nei confronti dei quali il pubblico ministero, Maria Mocciaro, aveva chiesto l’assoluzione, perché “c’è responsabilità anche loroâ€.
“I carabinieri – ha aggiunto Antonio Borrometi – hanno scattato delle foto che evidenziano chiaramente le fratture insanabili causate all’ambienteâ€. Dello stesso tenore l’arringa di Licitra anche se molto più ridotta dal momento che si è riportato alle conclusioni del collega di parte civile in quello che è stato definito il primo processo a Modica in difesa del paesaggio.
Il Collegio Penale ha aggiornato l’udienza al prossimo 16 aprile. Si resterà in aula per l’intera giornata in modo da rendere possibili le arringhe di tutti i difensori. Nella precedente udienza, oltre agli avvocati Tiziana Serra e Giorgio Terranova, del team di parte civile, c’era stato il pronunciamento del Sostituto Procuratore della Repubblica, Mocciaro, che aveva chiesto condanne per nove anni e sei mesi complessivi di reclusione per otto degli imputati oltre a 90 mila euro di multe e le assoluzioni perché il fatto non sussiste nei confronti di Beatrice Basile, Giuseppe Saggio e Calogero Rizzuto della Sovrintendenza per Corrado Borgh e per Francesco Ascanio.
L’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Modica, prese spunto dagli esposti presentati dai residenti e proprietari di immobili delle due zone, dal Movimento Azzurro e da Legambiente. Nel processo si sono costituiti parte civile il Ministero per l’Ambiente, gli assessorati regionali allo Sviluppo Economico, al Territorio ed Ambiente, all’Agricoltura e Foreste e ai Beni Culturali ed Ambientali, attraverso l’Avvocatura dello Stato, oltre al Movimento Azzurro, a Legambiente, e ad una ventina di proprietari di alcuni terreni confinanti con le aree sottoposte ai vincoli ambientali e paesaggistici.
Fonte: RTM