La giornata mondiale della Terra
Il 22 aprile ricorre come ogni anno la giornata mondiale della Terra; si celebra la terra e la salvaguardia del Creato.
Quest’anno considerato tutto quello che sta accedendo nel mondo, in occasione appunto di questa ricorrenza, vorrei invitarvi ad una iniziativa, ma soprattutto ad una nuova prospettiva, una nuova visione del mondo: la prospettiva della Terra, che poi è o dovrebbe essere anche la nostra “Weltanschauung” quotidiana.
Non mi piace fare il teorico, e quindi parto dalla mia esperienza personale e cioè dall’avvelenamento di tutti i miei alberi e dai continui attacchi al territorio da parte di interessi illeciti e criminali a cui mi è dato di assistere. Mi sono sempre battuto con uguale energia sia quando era aggredita la mia “proprietà”, che quando era aggredita quella degli altri o quella di tutti (che, ricordiamolo, non vuol dire che è “di nessuno”).
Io agisco in questo modo perché, in base alla prospettiva che vi invito a abbracciare (la prospettiva della Terra), non c’è proprio nessuna differenza tra “un albero” e “il mio albero” (il concetto è estensibile, e DEVE esserelo, a tutti gli esseri viventi).
Molti dei “miei” alberi erano qui prima che io venissi al mondo e forse alcuni (molto pochi purtroppo, nonostante i miei sforzi) ci resteranno quando io l’avrò lasciato. E quando io curo e proteggo questi alberi (come faccio con quelli degli altri) ho la perfetta coscienza che sto compiendo un atto che travalica il mio interesse personale ed assume un senso molto più alto, quello di tutela del Mondo, del CREATO e cioè della sua ANIMA. Se non avessi questa visione, avrei ceduto da tempo a ricatti e pressioni e probabilmente ora vivrei molto più tranquillo, ma di certo non in pace con la mia COSCIENZA!
Ecco, questo concetto che solo la “proprietà
esclusiva” sugli altri esseri viventi giustifica gli sforzi per tutelarli o
meno, va superato, e non per ragioni ideologiche od economiche, ma perché è la
Terra stessa che ce lo chiede. Se non ci ergiamo NOI a DIFENSORI del Creato che
ci è stato affidato e di cui facciamo indissolubilmente parte, chi lo farà? A
chi può rivolgersi il genitore (la Terra) se non ai propri figli?
Abbiamo ormai un impatto sul pianeta Terra che esige enorme responsabilità ed
il coraggio di riconoscere TUTTI, a fondamento del nostro essere,
l’assioma che “la Vita va protetta”. Quando abbracciamo questa prospettiva,
vediamo subito che la Vita non è più un concetto astratto, ma esperienza
quotidiana, tangibile, linfa che scorre nei viventi, è la Natura stessa
che ci circonda e si mostra; che si rivela a noi in forma oggettiva in questa
dimensione terrena che siamo “chiamati” a percorrere.
La Natura è contemporaneamente il sistema di tutti gli esseri che la popolano (noi compresi) ed è anche ogni singola componente di questo sistema, come l’albero, che in questo senso non è più di nessuno, perché è di se stesso ed è di tutti. Noi siamo alberi, fiori, frutti, api, aria, terra, fuoco! Noi siamo il Mondo e la sua Anima cosciente.
Ogni volta che non proteggiamo la natura tutta, soltanto perché non è nostra, allora stiamo rinunciando alla vita, presente, passata e futura; non riusciamo a guardare al di là del nostro singolo passo, del “nostro? orticello”. E abbiamo smarrito la prospettiva della Terra che non è altro che il senso della vita.
Abbracciamo quindi la prospettiva della Terra, acquisiremo una nuova visione del mondo e vedremo diventare importanti tutti gli elementi che compongono la Natura, fino ad ogni singola foglia che, come dice il poeta Tagore, “è lo sforzo senza fine della terra di comunicare con il cielo” e che non è dissimile dal nostro anelito a rivolgerci al Creatore.
Ecco perché vi invito in occasione del 22 aprile di
quest’anno a fare un gesto simbolico e ad esporre una foto della Natura che ci
circonda e che soffre, violentata dal suo stesso figlio.
Ecco perché vi invito condividere la foto “ALBERI AVVELENATI DALLA MAFIA”,
perché è questo il senso: denunciare uno dei peggiori crimini che si possano
fare all’Anima del Mondo … avvelenare la vita degli esseri viventi.
Considerato che nulla sarà come prima (in senso positivo), accogliamo tutto questo come una opportunità che ci viene data per una nuova visione del nostro cammino di esseri coscienti nell’UNIVERSO, sapendo da adesso che, come disse Confucio: “Abbiamo due vite: la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una”, come la Nostra Madre Terra, Anima mundi!
Vedi anche … Ialmo.it
Zimmardo-Bellamagna, alberi secolari avvelenati e tagliati. E la speculazione avanza a fucilate
L’emergenza virus non sospende la pressione affaristica sull’area incontaminata (territorio di Modica ma alle porte di Pozzallo) prescelta per localizzarvi un impianto ad alto impatto ambientale
Da due mesi l’emergenza coronavirus ha monopolizzato il dibattito pubblico, la circolazione delle notizie, le scelte stesse – individuali e collettive – di percezione dei fatti rilevanti e di attenzione verso i temi collegati. Ma se anche buona parte della realtà sembra essersi fermata per fare posto alle dinamiche dell’emergenza, qualcosa continua ad accadere esattamente come prima.
E’ il caso della pressione speculativa sull’area di contrada Zimmardo-Bellamagna, nota per essere stata ‘prescelta’ come sede per un impianto di biometano che ha provocato una ribellione popolare a Pozzallo, essendo l’area – ricadente nel comune di Modica – molto vicina al centro urbano della città marinara.
La notizia di questi giorni è che continua (è un’attività evidentemente sfuggita allo stop imposto dall’emergenza contagio) senza sosta la distruzione selvaggia degli alberi di carrubo ed olivo.
Questa volta, forse per rendere più chiaro il messaggio e meglio radicato il ‘fatto compiuto’ funzionale alla speculazione affaristica di qualcuno, con le ruspe e le motoseghe sono arrivate anche le fucilate.
Lo denuncia Corrado Rizzone, agronomo e proprietario di una casa e di terreni nella zona. Tanti carrubi sono stati avvelenati, per poi dovere essere tagliati, e liberare così il campo – una vasta area di grande pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico – da alibi e controindicazioni rispetto a mire speculative e affaristiche chiaramente in atto.
I danni prodotti dal massiccio veneficio di carrubi e olivi ha già compromesso la raccolta dell’anno in corso e prodotto un danno stimato in almeno un milione e mezzo di euro. Nell’indifferenza generale e nell’utile silenzio d’attesa di chi potrebbe o dovrebbe fare qualcosa ma, forse, non vuole.
Ialmo.it
Lo scempio degli alberi secolari con fucilate in pieno giorno
Continua senza sosta la distruzione selvaggia degli alberi di carrubo ed olivo, associate a minacce ed intimidazioni oramai anche con fucilate in pieno giorno, in c.da Zimmardo. Annullata l’intera produzione di carrube ed olive del 2020, compromessa definitivamente la produzione del fondo per i prossimi 20 anni; danni che oramai superano 1,5 milioni di euro. Un paesaggio agricolo di interesse naturalistico, storico e culturale completamente devastato.
E’ quanto denuncia pubblicamente il Dott. Corrado Rizzone in qualità di proprietario del fondo Zimmardo e Presidente dell’Ente pubblico “Consorzio Stradale Bellamagna Zimmardo”.
“Sono attivi droni ed elicotteri che monitorano continuamente chi va a fare la spesa o la grigliata in famiglia, mentre al sottoscritto sparano tranquillamente in pieno giorno fucilate intimidatorie il lunedì di Pasqua e su queste azioni criminali nessuno effettua alcun tipo di controllo. Danneggiamenti, intrusioni, intimidazioni, giorno e notte, reiterati con metodo, risorse ed efficienza nella più totale impunità. Da mesi. Ormai da anni!
È una escalation che non può che avere esiti drammatici vista la totale assenza dello Stato, nonostante le decine di denunce, articoli, nette evidenze legate all’interesse sui luoghi ed addirittura gli striscioni che sono stati esposti in senso provocatorio sui luoghi. “ALBERI AVVELENATI DALLA MAFIA”. A tutt’oggi, nonostante le denunce, si ignora chi (e per conto di chi) e perchè da anni abbia iniziato e portato avanti questo scempio.
“E’ altresì chiaro che, nonostante la distruzione sistematica della mia azienda – precisa Rizzone – io userò tutti gli strumenti legali possibili per richiamare le funzioni competenti alle loro responsabilità di protezione del territorio e di sicurezza del cittadino e, tra le azioni intraprese con questo obiettivo, procederò a chiedere i danni morali e materiali allo Stato poiché, sia come privato cittadino che nel ruolo di pubblico ufficiale, non sono tutt’ora né protetto né tutelato nel difendere i diritti pubblici e privati di un intero territorio”. Rizzone conclude dunque citando il già procuratore della Dda di Palermo Piero Grasso: “Avere coscienza dell’importanza dei beni culturali e del patrimonio artistico è un passaggio rilevante nella lotta alla mafia”.
Vedi Corriere di Ragusa
Approvata dalla Commissione Antimafia dell’Ars la relazione sulla gestione del ciclo dei rifiuti.
Il voto è stato unanime, dopo 52 audizioni e l’analisi di migliaia di documenti. La Commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Claudio Fava, ha approvato la relazione conclusiva dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia.
Un quadro fosco in cui a manovrare le leve dello Stato spesso sono le cricche criminali, come quella che fa capo ad Antonio Calogero Montante.
“La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia – si legge –
rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e
pubblica amministrazione. Negli ultimi vent’anni funzione politica e
ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che
ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. La governance
regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo di
imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una
politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a
un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito
possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in
discariche private”.
Da questo è partita l’indagine della commissione presieduta da Claudio
Fava per capire come sia stato possibile “appaltare le decisioni
strategiche su raccolta e smaltimento dei rifiuti ad un governo
parallelo stabilmente presidiato da interessi privati e persino (in
alcuni casi, non episodici) dalle ingerenze della criminalità mafiosa,
come sottolineato dall’allora procuratore aggiunto di Palermo Roberto
Scarpinato”.
Le conclusioni? Il settore necessita di una svolta netta. “Si è
percepito – si legge nel documento dell’Antimafia – il vassallaggio a
cui è stata costretta in questi anni la funzione amministrativa, con
procedimenti sensibili di cui pochi o nessuno avevano contezza,
dirigenti delegati solo ad apporre la loro “firmetta”, giunte di governo
spesso distratte o condizionate da presenze istituzionali esterne alla
Regione”.
“Emerge – recita la relazione nelle sue conclusioni – una governance
troppo spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno
rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni
progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica”. Aggiunge
Fava: “Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale
sono gravi”. “Abbiamo ascoltato presidenti, assessori che per vent’anni,
con pochissime eccezioni, hanno di fatto abdicato alla loro funzione di
indirizzo politico, rendendosi invece disponibili ad un sistema di
interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al
sistema Montante”.
All’indagine la Commissione Antimafia ell’Ars ha dedicato trentuno
sedute, dall’8 ottobre 2019 al 26 febbraio 2020, acquisendo dalle D.D.A.
siciliane e dalle altre procure siciliane tutti gli atti giudiziari
ostensibili. Cinquantadue le audizioni svolte a cui vanno aggiunte le
audizioni con i cinque Comitati civici e con i rappresentanti degli ex
lavoratori dell’Ato2 di Palermo. Tutti gli invitati hanno accettato
l’invito della commissione, tranne l’ex assessore regionale Salvatore
Calleri.
C’è un refrain costante nella storia dei disastri dei rifiuti in
Sicilia. È la parola d’ordine che ha consentito tutto, sempre.
Emergenza. “Uno dei temi più ricorrenti della presente inchiesta è
rappresentato dall’incidenza dell’aspetto emergenziale su quello che è
stato – e che continua ad essere – l’approccio strategico al tema della
gestione dei rifiuti in Sicilia”, si legge nella relazione. Che parla di
“emergenza costante”. Un leit motiv che va avanti dal 1999 in Sicilia.
Quella dei rifiuti in Sicilia è la storia di grandi affari. La commissione parte da quello dei quattro mega inceneritori, risalenti all’era di Totò Cuffaro, che mai videro la luce. Una gara dietro la quale sembra esserci, come hanno scritto negli anni anche i giudici amministrativi (il Tar di Palermo nel 2013), un tavolino spartitorio. Dice l’ex assessore Pier Carmelo Russo ai commissari: “Un numero fattoriale è un’equazione che si usa per stimare il calcolo delle probabilità. Sa quante possibilità c’erano che la gara potesse andare così com’è andata? Una su 949.173.615.Tanto per dare un’idea, le possibilità di vincere il superenalotto sono una su 622 milioni”.
L’inchiesta si sofferma anche sulla stagione degli ampliamenti delle discariche private (Sicula Trasporti, Cisma, Catanzaro, Oikos, TirrenoAmbiente). Questa risale ai governi di Raffaele Lombardo. “Parliamo di autorizzazioni – per ampliamenti e per nuovi impianti – per quasi sette milioni di metri cubi. Che valevano oro”, si legge nella relazione. Il pubblico non realizzava impianti, non si faceva differenziata, i rifiuti finivano a valanga nelle discariche private consentendo enormi guadagni agli oligopolisti. E la politica? Ci sono ex assessori regionali che raccontano alla commissione di avere appreso dai giornali delle autorizzazioni. In questo contesto si inquadrano anche i conflitti tra l’assessorato ai Rifiuti e quello al Territorio e Ambiente, caratterizzato secondo la commissione da una lunga stagione di mala gestio (e che com’è noto è stato al centro anche di clamorose inchieste giudiziarie). L’indagine si sofferma pure sulle difficoltà incontrate dall’allora assessore ai Rifiuti Nicolò Marino quando la giunta si mosse per realizzare delle discariche pubbliche (tre impianti), incontrando la contrapposizione della Confindustria siciliana e ostacoli anche politici. La commissione rammenta anche il risultato del lavoro della commissione insediata dallo stesso Marino che esaminò le autorizzazioni alle discariche private, rilevando “una serie di irregolarità procedurali che non possono essere ascrivibili esclusivamente ad eventuali condotte illecite ma che vanno semmai ricercate in una più diffusa, e mal vigilata, distrazione generale”.
C’è un aneddoto significativo raccontato dall’ex assessore regionale al ramo Vania Contrafatto, relativo al passaggio di consegne col predecessore Salvatore Calleri. “Il mio primo ingresso all’assessorato fu il 9 o il 10 di dicembre 2014 – racconta l’ex assessore palermitana -. Mi ricordo che mi stupì il fatto di trovare la stanza dell’assessore totalmente vuota, cioè non c’era una carpetta, un foglio, non c’era assolutamente nulla… è rimasto agli atti questo famoso armadietto che era nella stanza antistante quella dell’assessore… venne trovata la chiave, abbiamo aperto questo armadietto e ci abbiamo trovato solo il registro riservato che era quello degli atti riservati quelli che non venivano protocollati con non più di un paio di missive…”. Contrafatto riporta di non avere “trovato traccia di attività amministrativa di Calleri”. È una stagione di conflitti anche interni alla giunta. “Crocetta mi esautorò del tutto… – ha riferito Contrafatto – veniva in assessorato e si andava a sedere al decimo piano nella stanza del dirigente generale e lì faceva le riunioni, come se fosse lui il dirigente generale”. E con Crocetta, almeno in una circostanza, si presentava anche il senatore Beppe Lumia.
A lungo poi la relazione si sofferma sui fatti oggetto del’inchiesta giudiziaria che ruotava attorno a Oikos e al funzionario regionale Cannova. Una storia di corruzione emblematica. Mentre in un altro lungo capitolo ci si sofferma sulle vicende della discarica di Siculiana dei Catanzaro, ricostruendo i fatti che portarono allo scioglimento del Comune e soffermandosi anche sul ruolo di Giuseppe Catanzaro in Confindustria (era il vice di Antonello Montante). Si analizzano anche i casi delle discariche di Lentini e soprattutto di Melilli. E poi c’è la storia ragusana dell’Acif che si incrocia con lo scioglimento per mafia di un altro comune, quello di Scicli: anche in questo caso, come a Siculiana e a Racalmuto, sulla base di accuse che non reggeranno al tempo…..continua su IALMO.IT