La Siria, il Muos, le nuove guerre e il vuoto della politica
Venti di guerra nel Mediterraneo, quindi. Che ci riguardano, e tanto. Non solo perché paese affacciato sullo stesso mare dove è esplosa la crisi o perché nella Nato, ma soprattutto perché, anche contro la nostra volontà , saremo centrali nel prossimo e vicinissimo conflitto. Militarmente.
Domani – o addirittura oggi stesso – gli Usa e la Nato daranno il via a un’operazione di guerra in Siria. Aerea, ovviamente. Infilarsi in un’operazione che preveda un intervento di terra sarebbe una follia, visto che poi comunque la carne da cannone è già sul campo a farsi cannoneggiare dopo che per mesi le armi e gli aiuti all’opposizione a Assad pagati dalle democrazie occidentali sono andati “a regimeâ€.
L’Egitto, intanto, è scivolato in coda nella gerarchia delle notizie con velocità impressionante, ma è una bomba innescata nel Mediterraneo che è destinata a esplodere nei prossimi mesi.
Venti di guerra dopo le speranze delle presunte “primavere arabeâ€.
Cose che ci riguardano, se fossimo un paese normale. Ma non lo siamo. Abbiamo altro di ben più importante a cui pensare. Abbiamo la grazia, il lasciapassare o il regalino a Silvio Berlusconi, Luciano Violante che non vede l’ora di farlo quel regalino, i montiani esultano; e intanto Grillo vuole mantenere il porcellum e taglia teste nel suo partito padronale al minimo dubbio, il Pd ormai è almeno tre partiti, mezza azienda e quattro camioncini della porchetta, la sinistra non è diffusa e ancor meno “radicale†e il governo vivacchia fra un ricatto e un veto, una minchiata e un’altra.
La politica. Oh, si, la politica italiana. Nel mondo ci conoscono bene, dopo tutto ci siamo tenuti Silvio Berlusconi per vent’anni e siamo passati dal più grande partito comunista dell’Europa occidentale al peggiore partito di centro sinistra del continente senza battere ciglio. Non ci prendiamo sul serio noi, figuriamoci se lo fanno i nostri alleati e soprattutto gli Stati Uniti.
La nostra inconsistenza politica si rispecchia nel ceto che l’ha occupata, un ceto vecchio e nuovo che governa da vent’anni il teatrino mediatico strangolando ogni novità che emrge all’esterno e al quale perfino Grillo si è iscritto fingendo di essere altro.
Un ceto inamovibile, autoreferenziale, inconsistente, culturalmente sciatto e impegnato solo a sopravvivere o a occupare spazi di potere attraverso un processo che comprende la negazione della realtà , l’assenza di ascolto verso la società e soprattutto ha rimosso la pur minima vocazione di agire per il pubblico interesse. Tutto il resto non c’è. Non ci sono i movimenti – e quei pochi che nascano vengono o isolati o strumentalizzati – non ci sono gli intelletuali, non ci sono i giornali. Scivoliamo dalla marginalità alla pantomima.
Venti di guerra nel Mediterraneo, quindi.
Che ci riguardano, e tanto. Non solo perché paese affacciato sullo stesso mare dove è esplosa la crisi o perché nella Nato, ma soprattutto perché, anche contro la nostra volontà , saremo centrali nel prossimo e vicinissimo conflitto. Militarmente. Se non saremo direttamente coinvolti con nostri mezzi, la presenza di basi Nato e Usa sul nostro territorio comunque ci renderà protagonisti a prescindere dalla nostra stessa volontà . In particolare, la Sicilia sarà trascinata dentro a un conflitto inumano – e politicamente miope per le reazioni che scatenerà – come quello che si delinea: ad alta tecnologia e con il minimo coinvolgimento di esseri umani.
Quindi droni.
E dove sono i Droni nel Mediterraneo? A Sigonella. E dove si sta terminando l’ultimo nodo della rete di controllo degli aerei teleguidati? A Niscemi. E si sta parlando del Muos.
E proprio a Niscemi sta andando in scena da mesi la pantomima più squallida. Un movimento, di cittadini e di popolo, è diventato suo malgrado il bersaglio delle campagne demagogiche e strumentali della peggiore scuola politica e mediatica italiana. Quelle di Crocetta, quelle del Pd, quelle di chi cerca di criminalizzare o strumentalizzare. Prima il Muos non lo voleva nessuno, a parole, poi – se dice bene – sono spariti tutti, riducendo il movimento e i cittadini di Niscemi a uno stato di isolamento inimmaginabile fino a due mesi fa, schiacciati dalla macchina da guerra degli Usa, dalla politica italiana prona agli ordini dell’alleato forte e dalla inevitabile lettura di quel conflitto sacrosanto fra interessi comuni e logiche di guerra come una semplice questione di ordine pubblico. Come sta avvenendno nel quasi totale silenzio in questo raccapricciante finale di estate.
E tutto questo avviene senza che nessuno provi il minimo imbarazzo.
Un movimento, quello del NoMuos, che è nato dalla preoccupazione, trasformatosi in allarme, per gli effetti delle emissioni elettromagnetiche sulla salute e l’ambiente – dovreste vedere quale è l’incidenza di tumori e leucemie in quel territorio – e poi diventato pienamente consapevole di quello che il Muos rappresenta già oggi nelle guerre di oggi e del futuro. Una guerra di macchine. Senza emozioni e dubbi umani. Si, perché – e qui la disinformazione in Italia ha ragiunto vette sublimi con il compiacimento della politica – il Muos, o meglio la base Usa di Niscemi e le antenne, ci sono da più di un decennio e la parte relativa alle nuove installazioni è di fatto quasi terminata e probabilmente in parte già operativa. Da qui le comunicazioni a erei e sommergibili e navi, da qui i comandi ai droni, da qui una rete di spionaggio e controllo globale delle comunicazioni da far impallidire il preistorico Echelon.
Quest’anno cade il trentennale di Comiso, di quel movimento che cambiò tanto in Sicilia e nel nostro paese sulla percezioni delle relazioni internazionali e della politica Atlantica. Potenzialmente il Muos per gli Usa ha un’importanza strategica 20 volte superiore a quella rappresentata dalla base di euromissili di Comiso. Quel movimento ebbe un impatto enorme, innescando relazioni nazionali e internazionali, mettendo insieme i territori di mezzo mondo, coinvolgendo intellettuali e politica, proponendo un intreccio non strumentale fa movimento, associazioni, il Pci di Pio La Torre e l’associazionismo cattolico: da lì nasce il movimento ecopacifista, non solo in Italia ma in Europa.
NoMuos invece viene letto come fatto locale, marginale. E facilmente occultabile e da spazzare via con la repressione senza tanti occhi indiscreti. Ed è tutto facilmente comprensibile, in questa vigilia di guerra. Ilmovimento della pace è stato spazzato via a Genova nel 2001 dalla macelleria messicana, i movimenti territoriali come quelli contro l’Alta velocità o le discariche o i mega progetti di opere pubbliche inutili e distruttive sono stati progressivamente isolati e criminalizzati. E soprattutto è scomparsa la politica. Cioè, lo spazio della politica è ancora lì, ma è stato occupato – e con il porcellum perfino abusivamente – da un ceto politico assolutamente autoreferenziale e sordo a qualsiasi cosa si muova nella società .
Questo il punto. Questo dove è necessario prendere posizione e mettere la faccia. Chiamando le cose con il loro nome e impedendo che queste ultime barricate di una civiltà fondate sulle persone e non sugli interessi di ceti senza rappresentatività vengano spazate via dal silenzio prima ancora che dall’esercizio muscolare del potere.