Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi e ulivi
Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi ed ulivi nella zona di Zimmardo Bellamagna. A distanza di oltre 3 anni non si arresta il singolare e preoccupante fenomeno criminale che nei fatti è proseguito inesorabilmente fino ad oggi con un intensificarsi della «violenza» scaricata sugli inermi alberi a cui vengono divelti direttamente gli apici ed intere branche o cosparsi di liquidi tossici e veleni. Azioni mirate, operate da mani esperte sia di giorno ma soprattutto di notte, che producono danni irreversibili alla pianta e al suo ciclo vitale. Infatti vengono divelte le branche a frutto ed i nuovi ricacci che rinnovano la pianta, procurando un danno immenso per i proprietari che perdono l’investimento (i frutti presenti e futuri) ed il capitale (con la progressiva morte degli alberi). Gli alberi attaccati continuano ad essere «intrisi» di presunte sostanze tossiche, sia sui tronchi, dove la corteccia viene bruciata arrestandone definitivamente lo sviluppo, sia al “piede”, con potentissimi disseccanti, che causano il classico seccume a giro della chioma (dovuto al ciclo vegetativo) a cui la pianta sopperisce con nuovi ricacci che nuovamente vengono avvelenati portando l’albero al disseccamento.
Un agronomo del posto sostiene ironicamente che “Siamo in presenza di una “nuova specie”, ma l’insetto non attacca più la pianta, ma la proprietà». Del resto non esiste in natura al momento, una specie di insetto che attacchi contemporaneamente; alloro, mandorlo, ulivo, carrubo, salici. Azioni mirate di gente abile ed organizzata, che sembrerebbero avere un duplice scopo: depauperare la proprietà e nel contempo realizzare delle «trafilate» tra la vegetazione, degli autentici spazi aperti e privi di ostacoli per poter osservare dentro le proprietà.
Le immagini raccolte sul posto sono eloquenti e lasciano sgomenti. Una vera ecatombe che persegue uno scopo ben preciso: far deprezzare il valore dei terreni e provocare ingenti perdite economiche ai coltivatori costringendoli all’abbandono dell’attività. Chi c’è dietro tutto questo e perché nessuno interviene?
Antonio Di Raimondo – Corriere di Ragusa
Eco degli Iblei