ESCURSIONISMO, TREKKING E VIAGGI A PIEDI NELLA NATURA
L’Associazione Kalura vuole porsi come anello di congiunzione tra quanti vorrebbero riscoprire la propria naturalità e l’ambiente stesso, cercando di rispettare la reciproca sostenibilità . La nostra è un offerta di turismo destagionalizzato, praticabile 12 mesi l’anno vista la mitezza del clima e la varietà del territorio (è possibile fare escursioni anche con 40°…lungo corsi d’acqua o sulle litoranee). Offriamo percorsi di cammino alternativi che diano il sapore dell’impresa a chi è abituato ad altro stile di vita. Il nostro intento in ogni attività è la possibilità di partecipare ad un esperienza.
Trekking itineranti, laboratori di educazione ed interpretazione ambientale, campi di lavoro, birdwatching, ripristino di antichi sentieri rurali, trappering, ecc., sono alcune delle nostre attività di recupero, conservazione e valorizzazione del nostro territorio, dal contesto storico-ambientale di grande interesse quanto diversificato e vario, fatto di splendide spiagge, antichi insediamenti, dolci colline, impervie cave ed aspri pianori di una terra tanto ricca e contraddittoria, quanto solare ed accogliente.
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C`è un`angolo sconosciuto della Sicilia dove il tempo sembra essersi fermato: i monti Iblei ……
Aridi tavolati calcarei geologicamente facenti parte della placca africana e geograficamente siti fra le provincie di Ragusa e Siracusa, vera e propria terra d`Africa in Europa, i monti Iblei sono sicuramente la parte meno conosciuta e più singolare della Sicilia.
A causa della mancanza di aeroporti, porti, autostrade e linee ferroviarie decenti, questa zona è al di fuori di ogni circuito turistico (e non solo).
Non si passa mai per caso per i monti Iblei, ma bisogna cercarli: questa è forse la chiave adatta per accedere al fascino di storia millenaria e di natura selvaggia che li avvolge.
Scoprire il cuore e l`anima degli Iblei vuol dire percorrere, risalire e costeggiare le tipiche ” cave”, profondi canyon scavati dai fiumi nel tempo, in cui l`aridità del tavolato sovrastante si muta in lussureggiante vegetazione. Infatti, proprio lì, di fronte ad imponenti anfiteatri rocciosi, gole profonde, canyon e grotte scavate dall`impeto dei torrenti e dalle intemperie, ci si imbatte come per incanto in una natura rigogliosa di ruscelli, cascate e laghetti immersi in un clima caldo-umido  quasi tropicale.
In queste cave si possono trovare numerose tracce di storia millenaria dall`età del bronzo al medioevo e oltre( ne restano necropoli e chiese rupestri come testimonianza);in questi dirupi per millenni le popolazioni locali hanno trovato ed offerto rifugio ed ospitalità , hanno costruito la loro storia e la loro cultura povera e semplice in simbiosi ed al tempo stesso in contrasto con il sontuoso barocco dellaVal di Noto che le fa da sfondo.
E poi in fine su tutto su ogni cosa il vento. Vento che soffia dai monti e dal mare, scuotendo le poderose pale di fichi d`india, portando con sé mille profumi e mille storie. Il vento, voce degli Iblei, voce che narra di un tempo e di una storia che vanno per conto loro; voce d`amore e passione, voce di avventura che ancora si può cogliere nei silenzi di questa terra.
E qui,partendo da questi luoghi a cui noi siamo indissolubilmente legati e con questo spirito che vi proponiamo il nostro modo di fare turismo, alla scoperta di una Sicilia sconosciuta che va vissuta intensamente valorizzando chi o cosa da sempre vive qui.
CAVA D’ ISPICA
E’ senza dubbio, uno dei più preziosi siti archeologici della Sicilia antica , che ospita necropoli dell’età del bronzo, fortificazioni preistoriche ,catacombe, cenobi eremitici. Si può raggiungere il “Parco della Forza†di Ispica, magari dopo aver visitato l’interessante complesso archeologico all’interno del Parco, oppure da Modica, seguendo segnaletica per Cava d’Ispica.
E’ un percorso che segue la totale lunghezza della cava (circa 13 km), a volte ampia, a volte più angusta, comunque sempre spettacolare e affascinante. Oltre ai sopraccitati scenari archeologici, la cava offre anche suggestivi scorci di attività erosiva eolico – fluviale, anche se il fiume Ispica, che precedentemente scorreva al suo interno, è ormai prosciugato. All’interno della cava non vi sono sorgenti, sicché è consigliabile partire ben equipaggiati di borraccia. Vi sono numerosi giardini con alberi da frutto, in gran parte abbandonati dopo l’ultima guerra, cosi è possibile nella giusta stagione rifocillarsi durante le pause con arance, limoni, melograni, noci, mandorle e addirittura, banane selvatiche.
Camminando adagio e in silenzio si possono incontrare volpi , martore, qualche istrice, osservare in volo il corvo imperiale o il gheppio, e si può anche ascoltare il rumore del vento che sembra a volte accarezzare, altre schiaffeggiare quelle rocce ormai consumate e dalle forme più strane.
Per percorrere tutto il tragitto sono necessarie circa cinque ore, ma è più saggio prendersela con calma e magari pernottare alla cava, gustando i frutti dei suoi giardini, avvolgendosi del buio di una grotta.         Â
CAVA GRANDE DEL CASSIBILE
Canyon lungo una decina di chilometri e profondo, in alcuni punti, due – trecento metri. E’ un’imponente gola scavata d’erosione nel corso dei millenni dal fiume Cassibile; zona di grande interesse naturalistico per la presenza della palma nana, dei platani orientali, pioppi, e una serie di cascate e laghetti trasparenti (alcuni molto ampi e profondi). Si segnala anche la presenza del colubro leopardino, coloratissimo rettile ibleo totalmente innocuo. Partendo dal Belvedere di Avola antica si discende nella cava tramite un sentiero molto ripido ma spettacolare, poiché dall’alto la cava e i Laghetti ci appaiono in tutta la loro estensione. La cava vera e propria non è segnata da un solo sentiero ma da tanti piccoli passaggi che si aprono nella folta macchia mediterranea, fatta di rovi, lecci, oleandri, e che costeggiano il corso d’acqua. Seguendo tali passaggi, più o meno difficoltosi, si raggiungono luoghi di suggestiva bellezza, come ad esempio i due “laghetti maggiori†(urvi), con annessa cascata. Va, però segnalato che la parte più integra e selvaggia della cava è quella a monte, lontano dai suddetti laghi molto frequentati, raggiungibile da sentieri meno battuti.
Per esplorare tutta la cava sono necessarie almeno sei ore, ma alle “fatiche†del cammino è possibile alternare immersioni nelle fresche acque del fiume, specie in estate. Â
PANTALICA E CAVA CALCINARA
L’altopiano di Pantalica, delimitato dalla valle del fiume Anapo e dalla cava del fiume Calcinara, è la più grande necropoli d’Europa, con più di cinquemila tombe scavate nella roccia, con resti di insediamenti greci, romani e bizantini.
L’erosione dei due fiumi ha scavato ai suoi fianchi alte pareti a strapiombo, che la rendono un fortezza inespugnabile e un posto di particolare bellezza.
La Valle dell’Anapo, area protetta e gestita dal Corpo Forestale dello Stato è un’ampia valle di circa 13 km., di grande interesse naturalistico grazie alla varietà della fauna che va dal granchio del fiume alla vipera comune, al falco pellegrino. Vi si accede da due ingressi, un posto sulla strada provinciale Cassaro-Ferla, la seconda in Contrada Fusco. E’ attraversata da un’unica strada sterrata (su cui hanno libero accesso solo i mezzi del corpo forestale), che costeggiando l’Anapo, segue il tracciato di un’antica linea ferroviaria, gallerie comprese. Dalla strada si dipartono alcuni facili sentieri, che per brevi tratti si inerpicano sulle coste del vallone. All’interno della valle si trovano anche un paio di tipiche masserie, abitazioni rurali ormai adibite a rifugio forestali, dove è possibile pernottare (chiedendo all’Ente gestore l’autorizzazione).
A pochi chilometri dall’ingresso di Contrada Fusco c’è uno stretto e ripido sentiero che, costeggiando la confluenza del Calcinara nell’Anapo, si immette nell’ imponente e suggestiva Cava Calcinara.
La Cava Calcinara, di grande interesse archeologico prima che naturalistico, è la parte più attraente per gli escursionisti in quanto, oltre ad ospitare gran parte della necropoli, non è Parco Forestale e quindi ha mantenuto intatto l’aspetto selvaggio.
Vi si può accedere facilmente dalla vecchia provinciale Ferla – Sortino, fortunatamente interrotta in prossimità della cava. A parte il chiaro e ripido sentieri di discesa, che attraversa parte della necropoli, questa spettacolare cava è segnata da vari sentieri che procedono tra grotte, volte di roccia, boschetti di leccio, platano, eucalipto, e guadano il fiume più volte in prossimità di laghetti (urvi) e piccole cascate.Â
Se si riesce ad assaporare il silenzio e la pace di questi luoghi, si può comprendere perché i loro antichi abitanti ne fecero un luogo sacro.
Per visitare tutto l’altopiano di Pantalica e le due cave è necessaria un’intera giornata, ma è consigliabile pernottare in tenda nella cava Calcinara o, per i meno avventurosi, nei rifugi forestali della Valle dell’Anapo.
CAVA DEI SERVI – VALLE DEL TELLESIMO
Il torrente Tellesimo è uno dei più singolari della Provincia di Ragusa. Nasce in contrada Bellocozzo all’interno della suggestiva Cava dei Servi, interessante perché le sue pareti a strapiombo sono traforate da parecchie grotte rupestri, e termina confluendo nel fiume Tellaro dopo circa 15 Km. in territorio di Siracusa.
La Cava del Tellesimo vera e propria, a causa dell’azione erosiva delle acque, è una cava lunga, stretta e tortuosa e di difficile accesso, quindi, fortunatamente ancora integra. Le sue acque limpide attraversano un lungo canyon dalle alte e strette pareti, alternando l’impetuosità alla placida calma dei profondi urvi.
All’interno del fiume si segnala la presenza della Trota Macrostigma, specie protetta di trota indigena, non contaminata da alcuna ibridazione con altre specie.
La Cava dei Servi, nella parte iniziale del percorso, è ampia e di facile accesso, anche perché Parco Forestale, con tanto di cancello, strada sterrata e tavolini per pic-nic; sono comunque da vedere l’urvo delle campane con la sua caratteristica cascatella, le grotte rupestri e, seguendo il corso del fiume, si arriva più o meno facilmente al Mulino Pancali, rudere abbandonato immerso tra rovi, platani e salici tipici della macchia fluviale. Il sentiero segue il corso del fiume incontrando un susseguirsi di piccoli urvi e depositi travertinosi.
Gli ultimi 7 Km. del fiume, invece, dal Mulino Pancali fino alla confluenza con il Tellaro, sono la parte più interessante e difficile di accesso. Infatti la cava è molto stretta e in alcuni punti consente soltanto il passaggio del fiume; non vi è segnato alcun sentiero, ma ci si può far largo tra rovi e arbusti, immergendosi nelle acque fino alle ginocchia, servendosi dei soli stivali di gomma, mentre dove l’acqua è più alta si procede con l’aiuto di materassino e piccoli canotti (od a nuoto con l’ausilio di giubbe salvagente nel periodo estivo). Si incontrerà una natura incontaminata, dal microclima interno caldo e umido, quasi tropicale; le tracce antropiche sono inesistenti.
Per completare quest’ultima parte del percorso è necessario pernottare all’interno della cava nell’unico punto in cui essa si allarga e permette la sistemazione di non più di dieci persone senza tenda e su un piazzale roccioso.
E’ necessario percorrere la cava in tutta la sua lunghezza, poiché la particolare conformazione non permette di lasciare il tragitto a metà e tornare indietro.
La prima parte dell’itinerario ( Cava dei Servi ) richiede circa quattro ore di facile cammino, mentre l’ultima parte, fino alla confluenza col Tellaro, necessita di circa otto ore di cammino parecchio impegnativo.  Â
CAVA DEL PRAINITO
Ampia cava di origine fluviale, al cui interno scorre il torrente Prainito, caratterizzata da una folta e rigogliosa vegetazione riparia, fatta di platani, lecci, salici, oleandri, etc. Vi si accede tramite un facile sentiero che si diparte dalla vecchia provinciale Modica – Favarotta – Noto. E’ chiamata anche Cava del Paradiso perché le caratteristiche cascatelle di travertino, che interrompono in alcuni punti il torrente, le conferiscono un aspetto quasi paradisiaco.
La cava è segnata da vari sentieri che seguono il corso del torrente, guadandolo in alcuni punti, dai quali si possono raggiungere vecchi mulini abbandonati, resti archeologici e un’antica saia ( antica opera di canalizzazione dalle origini arabe, scavata nella roccia ).
Escursione di totale relax, si può compiere in mezza giornata (quattro ore).
CAVA MASTRATTO
E’ un percorso di media difficoltà che risale per intero la cava del torrente Mastratto, fino alla sorgente.
Partendo dalla confluenza con l’Irminio, sulla Statale Ragusa Ibla – Giarratana, si arriva dopo circa sei ore, alla sorgente del Mastratto, dove la cava prende il nome di Cava Paradiso, nei pressi della Statale Ragusa – Chiaramonte. E’ un percorso impervio, non segnato da un vero sentiero e che a tratti diviene difficoltoso perché procede sulla scoscesa costa della cava ( i troppi rovi e la folta vegetazione rendono impossibile avvicinarsi al torrente ).
E’ comunque un percorso suggestivo, che attraverso la nota cascata del Mastratto e il suo buio “urvo†risale in uno scenario singolare e selvaggio. Infatti, a parte il letto del torrente ( con i caratteristici urvi e la folta vegetazione ), la cava del Mastratto – Paradiso a dispetto del nome è molto grulla ed inospitale.
Vi sono forti pendenze, pochi alberi, qualche costruzione diroccata, pochi sentieri per capre, tanta roccia e tanto silenzio.
Si può pernottare in tenda nei pressi di uno splendido urvo ; a volte il riverbero della luna specie se piena, sulle bianche rocce calcaree della cava crea un effetto luminoso particolarissimo, e se poi aggiungiamo il rumore del vento , il canto dei grilli e le ombre dei tronchi rinsecchiti, allora è da pazzi trascorrere una notte…a casa.
DA IBLA A CAVA VOLPE E RITORNO
Percorso molto interessante e di media difficoltà , che segue le antiche mulattiere dei mulinari, ormai scomparse, ma in passato uniche vie d’accesso alla Città di Ibla per gli abitanti delle impervie cave limitrofe.
Il percorso, partendo da Ragusa Ibla taglia in linea verticale tutte le cave parallele alla Cava San Leonardo, limite naturale della Città di Ragusa sul versante nord.
E’ un percorso abbastanza lungo circa 15 Km. tra andata e ritorno, la sua difficoltà sta nel continuo e ripido saliscendi.
Si attraversano paesaggi molto vari e di suggestiva bellezza, dai desolati, ventosi e rocciosi Altipiani Iblei alle calde e umide cave, quasi sempre bagnate da piccoli e incisivi corsi d’acqua.
Si raggiungerà dapprima la Cava della Misericordia e i suoi mulini abbandonati destinati a diventare patrimonio Unesco, poi la Cava Mastratto con la sua buia e spettacolare cascata ed infine Cava Volpe, selvaggia ed incontaminata.
Si incontranole tipiche masserie iblee, abitazioni rurali rigorosamente in pietra bianca e si potrà godere dell’ospitalità dei suoi abitanti assaporando vini e gustosi formaggi.
Si scavalcano decine di muretti a secco, particolare caratteristica traccia antropica degli Iblei.
Per tutto il percorso si impiegheranno circa 13 ore, è quindi necessario pernottare in tenda nei pressi di Cava Volpe, oppure all’interno di qualche fienile abbandonato.
LA CAVA DI BAULI’
Siamo nel territorio di Palazzolo Acreide, a poca distanza da siti archeologici di grande importanza storica (l’area è quella dei primi insediamenti delle popolazioni autoctone della sicilia). Particolarissima questa cava caratterizzata da un grosso agglomerato rupestre (i Ddieri, dall’Arabo dar =casa) e da una imponente vegetazione di rovi presente sul fondovalle.
Non si sa molto sulla cava, ma che fosse anticamente abitata da una popolazione di ceppo musulmano, la presenza costante ed avvertibile della folta querceta (erano i luoghi prediletti dalle streghe) che sovrasta la cava (il Bosco di Baulì) ed il cammino difficoltoso per via dei rovi, la rendono un luogo magico ed energizzante.