Il Parco degli Iblei: La presentazione della proposta
Il Comitato promotore ha organizzato la presentazione della proposta del Parco degli Iblei presso il salone Costanza Bruno della Prov. Region. di Siracusa ai Sindaci delle 3 prov. interessate (SR, RG, CT), alle ammin. prov., alle associaz. naturaliste, ambientaliste e culturali, ai direttori region. e prov. della Forestale, Ispettorati, associaz. di categoria,
collegi ed ordini professionali, alla facolta di Scienze di Catania ed a quella di Architettura di Siracusa. Sono state evidenziati i VANTAGGI DELL’ ISTITUZIONE DI UN PARCO (che è stato definito DELLE OPPORTUNITA’ e DELLE IDENTITA’ ). Un Parco che deve salvaguardare per le future generazioni l’immenso patrimonio naturalistico (sorgenti, cave, boschi, grotte, sentieri) e storico-etnoantropologico (masserie, muri a secco, mulini ad acqua, palmenti, frantoi, regie
trazzere, edicole votive, ecc.), con gli strumenti economici (europei, statali e regionali) che ne certificano la CONVENIENZA oggettiva poichè la la protezione e la tutela sono, di per sè già , valore aggiunto, oltre alla fuizione ecosostenibile delle risorse endogene.
Dr. Paolo Pantano (Consigl. dirett. Comitato Parco Iblei)
email: paolopantano@simail.it – 360.767395
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            IL PARCO NATURALE DEGLI IBLEI – PROPOSTA DEL COMITATOÂ
                                RELAZIONE INTRODUTTIVA
                                    Domenico Turibio
                              Presidente Comitato Promotore
1. PREMESSA
Il comitato nasce ufficialmente nel dicembre 2005,con l’approvazione dello Statuto da parte delle principali associazioni ambientaliste e culturali delle province di Siracusa,Ragusa e Catania,che lo compongono.
L’idea del Parco degli Iblei è però molto più vecchia,e prima di noi vi hanno lavorato in tanti,ricordo solo chi non c’è più,i compianti amici Vito Oddo e Bruno Ragonese.
Il Comitato Promotore non ha fini di lucro,ed ha lo scopo di promuovere l’istituzione di un Parco Naturale nel territorio della Sicilia sud-orientale ricompresso nell’altipiano dei monti Iblei,e nei “corridoi ecologici†che insistono nelle “caveâ€,formulando all’Assessorato al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana un’apposita proposta.
Lo statuto che ci siamo dati individua nell’assemblea generale,composta dai rappresentanti di tutte le associazioni iscritte,l’organo principale che ha compiti propositivi,di indirizzo e di controllo delle attività degli organi esecutivi che sono :
1)Â il Consiglio Direttivo formato da sette membri in rappresentanza delle tre province interessate;
2)Â il Presidente;
3)Â i Gruppi di Consultazione
4)Â il Colleggio dei Revisori dei Conti.
Tutti esercitano la loro attività gratuitamente.Il patrimonio del Comitato è costituito dalle sole quote di partecipazione versate annualmente da ciascuna associazione o singolo partecipante,e serve esclusivamente per le spese vive necessarie.
La nostra sede è a Palazzolo Acreide nei locali del comune che ci ospita gratuitamente.
Su indicazione delle associazioni che compongono l’assemblea generale,sono stati nominati tre gruppi di consultazione,uno per ogni provincia,composti da tecnici esperti nelle diverse discipline che interessano tutti gli aspetti dei monti Iblei.Sono coordinati a livello provinciale dai rispettivi componenti del consiglio direttivo,ed in generale dall’intero consiglio direttivo,e dal presidente.
Il lavoro svolto fin qui da detti tecnici consiste in :
1) le relazioni tematiche elaborate a supporto della proposta di Parco,su tutte e tre le province interessate;riguardano i valori naturalistici,nonché i valori espressi dalla trasformazione del territorio conseguente all’esercizio delle attività umane tradizionali della zona,quali geologia,carsismo,paesaggio,vegetazione,micologia,fauna,storia e patrimonio artistico,etno-antropologia,programmazione,architettura rurale ed escursionismo;
2)Â la carta dei confini amministrativi, con una prima proposta della perimetrazione esterna,ed una proposta puramente indicativa delle zone escluse intorno ai centri abitati,e che successivamente saranno concordate di concerto con i comuni interessati;
3) la carta delle emergenze ambientali ,con la perimetrazione proposta,ed all’interno le più importanti risorse ambientali e geologiche presenti;
4) una prima bozza di zonizzazione secondo quanto previsto dall’art. 8 della L.R.98/1981;
5) una prima bozza di regolamento con l’indicazione e la disciplina di massima delle attività esercitabili,in ciascuna parte del territorio delimitato,in funzione degli obbiettivi che si intendono perseguire,e le indicazioni tecniche riguardanti la conservazione ed il restauro ambientale,e la previsione delle attività e delle iniziative agricole,silvo-colturali,zootecniche,artigianali,e turistiche da promuovere ed incentivare.
Tutto un lavoro di qualità e passione per il quale ,a nome del comitato porgo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito a realizzarlo.
Come ormai è assodato,un Parco Naturale non nasce solamente per assicurare la conservazione ed il miglioramento di beni ambientali rilevanti;ma anche per promuovere lo sviluppo economico e sociale delle popolazioni residenti,alle quali in ultima analisi,è affidata la gestione del territorio.
E quindi eccoci qua,alla vostra presenza,per illustrare il nostro progetto,e insieme a voi,e con il vostro contributo,procedere verso l’obiettivo che spero vorrete condividere.
In questa sede,ovviamente,non posso illustrare tutti gli aspetti ed i settori presi in esame.essi sono riportati in apposite relazioni curate ciascuna dagli specialisti in materia,le quali formeranno il corredo necessario per la presentazione all’Assessorato al Territorio e Ambiente della formale proposta per la istituzione del Parco.
Per quanto riguarda la zonizzazione,si tratta di un argomento che per ovvie ragioni non può essere discusso in questa sede,ma siamo a disposizione con tempi e modi da concordare,di tutti coloro che vorranno dare un valido contributo ad una definizione più puntuale della bozza fin qui elaborata.
La carta delle emergenze ambientali è qui sotto gli occhi di tutti,ed insieme a questa mia relazione troverete anche la proposta di regolamento.Vi invito a leggerli entrambi,e fornire al nostro comitato una vostra valutazione,con le osservazioni con le osservazioni ed i suggerimenti che vorrete proporre.
Ma giusto per stimolare il dibattito proseguo la mia relazione accennando alle motivazioni peculiari che ci hanno portato a questa proposta.
2. L’AMBIENTE FISICO E LA PRESENZA DELL’UOMO
Le “cave†sono l’elemento che caratterizza e qualifica tutto l’altopiano ibleo,custodiscono ancora oggi la parte più significativa degli abitat naturali,sopravvissuti ad una plurimillenaria storia di trasformazioni operate dall’uomo.Nelle assolate campagne,ormai quasi spoglie di boschi e ricche prevalentemente di incolti,pascoli,ed attività agricole,le “caveâ€,specie quelle in cui scorrono corsi d’acqua,sono delle vere oasi ricche di vita.
A chi percorra oggi le “caveâ€,e contempli le lussureggianti foreste che coprono i torrenti ricchi di acque limpide,la singolare sporadica presenza di alberi da frutta (aranci,fichi,noci,….) ed i resti di muri,canali,grotte,abitazioni rupestri e necropoli,coperti da muschi, felci ed edera, ricorda che la natura ha da non molto riconquistato uno spazio che l’uomo ha sfruttato per millenni.
Più volte nel corso della storia,guerre,carestie,epidemie e terremoti hanno ridotto la presenza dell’uomo e ridato spazio alla natura.Infine la rivoluzione economica del XX secolo ha comportato una drastica riduzione dell’interesse dell’uomo allo sfruttamento delle cave e delle zone interne.
Gli insediamenti stabili si sono ridotti al minimo,l’agricoltura si è notevolmente ridotta,le nuove fonti energetiche disponibili hanno consentito di risparmiare i boschi,e così la natura sta costruendo i suoi nuovi equilibri.Noi abbiamo oggi il dovere di lasciare che faccia il suo corso.E’ il momento quindi di pensare a strategie di conservazione dei valori naturali più adeguate alle esigenze dei nostri tempi,e compatibili con lo sviluppo economico e sociale ecosostenibile.
Le cave però non possono essere considerate un elemento a parte dal resto del territorio dove tra l’altro esistono valori storici, architettonici,paesistici ed etno-antropologici universalmente riconosciuti.Le cave costituiscono invece un tutt’uno con l’altopiano ibleo con cui interagiscono.
Da qui l’esigenza di pensare ad un sistema di tutela più esteso quale il “Parco Naturaleâ€.
3. L’ASPETTO GEOMORFOLOGICO ED IDROGEOLOGICO
L’altopiano ibleo si configura come una vasta area terrazzata,attraversata da una fitta rete di faglie e fratture.Nel corso delle fasi orogenetiche terziarie,cioè quell’insieme di movimenti che a causa dello scontro tra la placca crostale africana e quella europea,hanno portato in Sicilia alla formazione delle catene montuose dei Peloritani,delle Madonne e dei Nebrodi,e nel resto d’Italia alle catene Alpina ed Appenninica,la suddetta area fu interessata esclusivamente da processi dinamici di tipo disgiuntivo,ancora oggi responsabili di una sensibile attività sismica.
Tali processi dinamici hanno prodotto profonde incisioni secondo direttrici principali e secondarie ben identificate sul territorio.Lungo tali linee tettoniche si sviluppa l’intero reticolo idrografico dell’area iblea.
Geologicamente è possibile individuare tre settori distinti :
-un settore orientale siracusano caratterizzato da una successione litostratigrafia tipica di un ambiente deposizionale di mare,poco profondo e spesso interessato da fenomeni vulcanici di varia natura;
-un settore occidentale ragusano caratterizzato da sedimenti in mare aperto;
-un settore settentrionale catanese interessato da estesi affioramenti di vulcaniti basiche,risultato di un’intensa attività magmatica che ha coinvolto l’altopiano dal Miocene al Quaternario.
In generale,la natura e le caratteristiche dei terreni,unitamente agli effetti prodotti sia dalla tettonica che dagli agenti atmosferici,sono i principali elementi responsabili delle forme del territorio e delle loro variazioni nel tempo.Di solito gli effetti antropici possono generare modifiche anche rilevanti alla morfologia dei luoghi,ma per fortuna la zona degli Iblei non ha subito una forte pressione demografica,pertanto conserva quasi per intero la sua caratteristica geomorfologia tipica.
Oggi perfettamente riconoscibile nelle “cave†che solcano il tavolato calcareo, perfettamente allineate a quelle che sono le principali linee tettoniche che le hanno generate,insieme all’azione erosiva delle acque,in forme aspre,versanti ripidi e scarpate subverticali.
Laddove invece la stratigrafia contempla la presenza di rocce tenere ed erodibili,i profili assumono contorni più morbidi.
Per quanto riguarda infine l’aspetto della stabilità idrogeologica complessiva del territorio,l’area iblea è senza dubbio quella che in Sicilia gode della salute migliore;grazie alla compattezza del suo altopiano calcareo,ed alla sua permeabilità che permette alle acque di emergere copiose all’interno delle cave. Tutto ciò,insieme alle altre identità espresse dal reticolo dei muri delle chiuse dei pascoli,dall’edilizia realizzata con i muri a secco,dal paesaggio dell’olivo e del carrubo,dalla macchia mediterranea,dalle ultime leccete rimaste,dal pino d’aleppo in gran parte endemico,dal paesaggio umano delle grandi distanze,dai paesi nascosti dietro le creste o dentro i valloni;tutto ciò costituisce la radice ed il senso d’identità di un’area che merita di diventare parco
4. L’AMBIENTE BIOTICO
4. 1. La flora la vegetazione
Gli Iblei non sono soltanto uno straordinario ambiente fisico,ma sono straordinari anche come ambiente biotico,la flora,la vegetazione e la fauna.
Infatti,sebbene buona parte dell’originario patrimonio naturale sia andato perduto,o risulti fortemente alterato a causa della frequentazione millenaria dell’uomo,gli Iblei restano ancora uno degli ambienti più interessanti e più ricchi di biodiversità della Sicilia,e non solo.
Studi e ricerche sistematiche recenti hanno consentito di accertare la presenza di circa 1.500 entità vegetali,tra specie e sottospecie,pari al 50 % delle piante complessivamente censite nell’isola,ed al 20 % di tutta la flora italiana.Si tenga conto,per meglio valutare il significato di questi dati,che la superficie presa in esame rappresenta l’8 % del territorio regionale,e lo 0,66 % di quello nazionale.
Come è facile comprendere,gli ambienti di maggiore pregio sono i meno accessibili,tanto all’uomo, quanto agli animali di allevamento,e cioè i costoni rocciosi e le cave.E’ in questi ambienti che trovano rifugio molte piante rare, ed oltre 75 specie endemiche,le une e le altre spesso in pericolo di estinzione.
Questa grande ricchezza floristica,associata all’estrema varietà di fattori ambientali (geologia,clima,suolo,acque,pedologia,quota,morfologia,esposizione e perfino l’influenza dell’uomo) da origine ad un numero elevato di associazioni vegetali,una diversa dall’altra per composizione,struttura,fisionomia e sviluppo,quali :
-numerose tipologie di boschi naturali a prevalenza di leccio,roverella,sughera e olivastro;
-numerose tipologie di boschi di origine antropica,a base di pini,cipressi,acacie,eucalipti noci,ecc.;
-molteplici forme di vegetazione proprie dei corsi d’acqua,con presenza di platani,poppi,salici,
 tamerici e oleandri;
-innumerevoli di varianti di macchia mediterranea,caratterizzata di volta in volta da una o più specieÂ
 arbustive quali timo,erica,cisto,lentisco,alaterno,fillirea,mirto,palma nana,ecc…;
-svariate formazioni rupestri abbarbicate ai costoni rocciosi ed alle pareti delle cave;
-garighe,praterie e pascoli;
-per non parlare delle numerose specie fungine;
-ed infine le colture agrarie tipiche dell’altopiano ibleo,quali il carrubo e l’ulivo
 LA FAUNA
A tali e tanto variegati ambienti fisici e vegetazionali corrisponde,ovviamente,una fauna altrettanto ricca e complessa,comprensiva di quasi tutte le specie animali censite in Sicilia .
 Presenti tutti i mammiferi (gatto selvatico,volpe,coniglio,lepre,istrice,riccio,donnola,martora,topo selvatico,topo quercino,ed il piccolissimo mustiolo ),purtroppo si deve segnalare la presenza di specie alloctone come il cinghiale e la nutria;introdotte illegalmente da più di un decennio,si sono naturalizzate con successo,creando non pochi problemi all’ecosistema naturale circostante.
Per i rettili le specie interessanti da segnalare sono il colubro leopardiano,il colubro liscio,la vipera,la testuggine palustre siciliana,e la tartaruga terrestre comune.
Ben rappresentati gli anfibi ( rospo comune e smeraldino,discoglosso dipinto,raganella,rana esculenta ).
Meno abbondante di una volta, ma ancora presente nelle cave iblee è la fauna ittica rappresentata principalmente dalle specie autoctone di acqua dolce,quali la trota macrostigma,la cagnetta,l’anguilla ed il nono. Da evidenziare che i pesci di acqua dolce sono di grande rilevanza,quale elemento indicatore dello stato di salute dell’ambiente.Il fatto che in molti corsi d’acqua sono scomparsi,testimonia lo stato di degrado in cui versano.
Ricchissima e diversificata l’avifauna degli Iblei, che comprendono ambienti rupicoli,ampie fasce di aree steppiche,campagne a colture estensive,tratti di lecceta ,boschi di conifere,boschi riparali ed interessanti zone umide costiere.Fra i rapaci stanziali,la poiana,il gheppio,il falco pellegrino,ed il lanario.Inoltre durante il passo si osservano in particolare il falco pecchiaiolo,il falco di palude,le albanelle,l’aquila minore,ed il maestoso biancone.
Diffusi i rapaci notturni quali la civetta,il barbagianni,l’allocco,l’assiolo,più rari il gufo comune ed il gufo di palude.
Comunque molta avifauna è presente come stanziale,nidificante,migratrice,svernante,ed estivante.
5. BENI ARCHITETTONICI,PAESISTICI,ED ETNOANTROPOLOGICI
Gli Iblei non sono soltanto natura.Sono anche un immenso patrimonio archeologico,architettonico,
paesistico,ed etnoantropologico,costituito da innumerevoli testimonianze materiali ed immateriali
lasciati dall’uomo nel corso di una frequentazione intensa e continua,durata diversi millenni.
Si comincia con l’età preistorica della prima età del bronzo,con insediamenti di cultura “Castelluccianaâ€,e poi gli insediamenti più consistenti della media e tarda età del bronzo,e dell’età del ferro,come testimoniano le numerose necropoli rimaste.Succede poi la splendida età greca,e poi quella romana e bizantina.Dopo il periodo dell’occupazione araba,siamo nel medio evo con gli innumerevoli castelli a protezione dei centri abitati,e poi il terremoto del 1693 e la ricostruzione successiva,che da origine al Barocco della Val di Noto,ora riconosciuto patrimonio dell’umanità .
E si arriva all’altro ieri,tra la fine del 1700 egli inizi del 1800,quando la nobiltà ancora legata alla campagna edifica le masserie storiche che ancora oggi possiamo ammirare.
Questa sequenza storica di oltre 4000 anni,ci ha lasciato necropoli,centri abitati di ogni epoca,castelli,palazzi,fortificazioni,chiese,monasteri,fontane, abbeveratoi,acquedotti,mulini ad
acqua,palmenti ,tappeti,opifici industriali,sentieri storici,neviere,abitazioni rurali,muri a secco di
terrazzamento e di recinto per gli animali,ed una ferrovia secondaria ( la Siracusa Vizzini Ragusa)
che ancora oggi unisce idealmente le tre province che formeranno il Parco degli Iblei.
Tutto un patrimonio che rappresenta i documenti di un passato,in parte ingiustamente dimenticato
e abbandonato,e che invece deve costituire la ricchezza su cui fondare il nostro futuro.
6. PERCHE’ ISTITUIRE UN PARCO
Mettendo insieme e sovrapponendo gli elementi ora ricordati,il comitato ha provvisoriamente individuato un’area che al netto delle aree urbane e zone limitrofe,si attesta sui 150.000 Ha,
ricadente su 32 comuni,di cui 5 in provincia di Catania,9 in provincia di Ragusa e 18 in provincia di Siracusa.Tutti i centri urbani ricadenti all’interno del perimetro individuato,con le relative zone artigianali ed industriali (dove esistono) sono esclusi dalla giurisdizione del parco,ciò per non interferire con l’attività di programmazione e di attuazione dei rispettivi piani dei singoli comuni.
Pertanto per la definizione dei perimetri interni che delimitano ogni singolo centro abitato,e per la definizione della zonizzazione in prossimità di essi,sarà necessaria la collaborazione di tutti i comuni interessati.
Perché istituire il parco?
I motivi individuati sono molteplici,se ne ricordano alcuni.
  Gli Iblei sono già un parco dal punto di vista fisico,per i motivi prima elencati. Nell’area individuata dal comitato ricadono ben 16 S.I.C. (siti di interesse comunitario) per una superfice complessiva di 27.847 Ha ; le riserve naturali sono 5 per una superficie di 4.913 Ha ;vi sono inoltre circa 21.000 Ha di boschi demaniali e privati, 9 siti archeologici di aree complesse di notevole rilevanza,e qualche decina di siti archeologici di entità minore.                 .
Infine buna parte dell’intera zona,risulta sottoposta a vincolo idrogeologico,ed in gran parte a vincolo paesaggistico. Non istituire il parco significherebbe soggiacere alle limitazioni già imposte
dalle leggi e dai regolamenti di riferimento,senza sfruttare i vantaggi che il parco comporta.
Gli Iblei sono stati finora un territorio ignorato dai più,ma un opportunamente inserito nel circuito mediatico nazionale ed internazionale,darebbe finalmente dignità ad un ambiente che al suo interno,come si è visto,racchiude elementi naturalistici e culturali di grandissima rilevanza.
Non diversamente da quanto è avvenuto per gli altri parchi che, da territori pressoché sconosciuti
oggi sono noti in gran parte del mondo.
Ma a favore del parco concorrono anche fattori di natura economico-sociale,alcuni immediati,altri a medio e lungo termine.
Il parco avrebbe sicuramente maggiore capacità di attrazione di fondi pubblici, a cominciare da quelli europei. A partire dagli anni 90 ,dopo la famosa conferenza di Rio nel 1992,dove i problemi che riguardano l’ambiente quali cambiamenti climatici,desertificazione,effettoserra, biodiversità ed altri,sono stati posti per la prima volta al centro del dibattito mondiale,una quantità sempre maggiore di risorse finanziarie è stata destinata in via prioritaria alle aree protette,ed in primo luogo alle aree a parco.
Con il regolamento 2078/92 le aziende agricole ricadenti per almeno il 30% all’interno di parchi,hanno goduto di una riserva del 30% dei finanziamenti concessi dall’U.E. per produzioni agricole ecocompatibili.Tale politica è continuata con i regolamenti 2080/92 ,1259/99 ,1782/03 ,
1783/03 , 817/04 . Con criteri analoghi saranno utilizzati anche i fondi che fanno capo al primo e secondo asse de Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-2013.Più precisamente : uso efficiente delle risorse naturali 1,600 mld di € ; e valorizzazioni identità culturali e paesaggistiche,ed azioni per migliorare l’attrazione turistica 1,471 mld di €.L’Unione Europea ha già approvato il finanziamento di dette somme per la nostra regione.
Ma c’è di più,secondo la filosofia che sta alla base de nuovo P.S.R.l’azienda agricola viene ormai concepita come entità multifunzionale,e non solo come luogo di produzione di beni materiali,e l’agricoltore viene visto come custode dell’ambiente. Ora ,appare evidente che questo ruolo può essere meglio svolto all’interno di un’area protetta,dove sono dichiarati gli obbiettivi che si intendono perseguire,e meglio individuati le vie e gli strumenti attraverso i quali quegli obbiettivi si possono raggiungere.
Il parco aiuterebbe ad incrementare e diversificare i flussi turistici.
Fino a qualche tempo fa un territorio valeva per quello che consentiva di produrre,mentre oggi è diventato esso stesso un prodotto commerciale da vendere.In base agli ultimi dati disponibili,il 10% del flusso turistico generale è movimentato proprio dai beni ambientali,percentuale,questa, destinata sicuramente ad aumentare in futuro.
La prevista liberalizzazione dei commerci con i paesi extra europei e le tumultuose trasformazioni economico-sociali che stanno investendo i paesi d’Oriente,autorizzano ad attendersi per i prossimi anni un forte aumento dei flussi turistici in tutto il bacino del Mediterraneo.Come pure è prevedibile che l’inquinamento del mare,e l’antropizzazione delle coste facciano assumere sempre più valore ai territori interni,ancora relativamente sani.Il parco aumenterebbe la gamma delle tipologie di vacanze,non più limitate a ristretti periodi dell’anno,e non più legate al binomio mare,sole.
Un turismo più qualificato e culturalmente più elevato,come è auspicabile per un ambiente come gli Iblei,dove diversi siti sono stati già dichiarati patrimonio dell’umanità .
L’aumento dei flussi è immediatamente connesso con la più facile e più conveniente commercializzazione dei beni materiali,ed in primo luogo dei prodotti agricoli tipici di qualità e dell’artigianato storico.E ciò non solo per la forza di attrazione che un parco ben reclamizzato esercita sul popolo dei potenziali acquirenti,ma anche per l’effetto psicologico che esso induce sul consumatore.Il quale,consciamente o inconsciamente,finisce per associare il marchio del parco ai concetti di genuinità ,qualità e rintracciabilità del prodotto.
IL parco potrebbe costituire un modello alternativo di gestione territoriale,specialmente in un territorio dove i piccoli comuni sono incapaci,da soli,a mettere in campo programmi articolati di sviluppo.Pochi grandi comuni sono in grado di dotarsi di personale,competenze,attrezzature e strumenti per pubblicizzare a dovere i propri prodotti e le proprie peculiarità ,mentre ciascun piccolo comune potrebbe conferire la propria “dote†ad un ente coordinatore che a sua volta,potrebbe mettere insieme un pacchetto di valori e di interessi capaci di promuovere sviluppo,attrarre visitatori ed imprenditori.
Il parco potrebbe favorire la nascita di una cultura imprenditoriale e di microaziende,soprattutto presso i giovani,la categoria in atto maggiormente penalizzata,come bene insegna l’esperienza acquisita in tutti i parchi esistenti,dove aumenta il lavoro tecnico-scientifico per i laureati e diplomati,nascono cantieri di manutenzione ambientale,si aprono centri visita,aumentano gli addetti al turismo,all’artigianato, al commercio,all’agricoltura.
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7. CONCLUSIONI
La convinzione maturata dal comitato promotore è che il Parco rappresenti in atto il migliore progetto, capace di integrare la conservazione di un ambiente di straordinario valore storico, naturalistico e scientifico,con lo sviluppo economico e sociale ecocompatibile più avanzato.
La nostra ricchezza maggiore è costituita da una natura benevola,di cui non abbiamo alcun merito,e di un patrimonio inestimabile avuto in eredità dai nostri predecessori.Dobbiamo semplicemente
conservarla,ed utilizzarla con intelligenza,per produrre un gettito continuo di redditi sotto forma di
turismo.
Un’ultima considerazione,il Parco non è un prodotto finito e definito,ma un progetto da costruire, e come ogni progetto è necessario : a) che nasca su basi solide, b) che venga ben realizzato, c) che venga affidato a mani sapienti.
Perché questo accada è necessario che ciascuno di noi lo voglia,e faccia la sua parte.
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