Reazioni ad intervento dell’ambasciata Usa sulla vicenda trivellazioni
In seguito all’intervento (o ingerenza su affari interni?) del consulente dell’ambasciata USA in Italia, come cittadino italiano sento il dovere di intervenire.
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“E’ LEGITTIMO CHE DICANO LA LORO, NON E’ LEGITTIMO CHE DICANO LA NOSTRA.”
Il consulente dell’ ambasciata USA, Thomas Moore, interviene in una questione che deve essere affrontata nel dibattito in corso tra le forze politiche siciliane per il PIANO REGIONALE DELL’ENERGIA che sta per avere la luce. Vi è un dibattito molto acceso anche per il PIANO ENERGETICO NAZIONALE tra i nostalgici del carbone e del nucleare ed i sostenitori delle sufficienti energie rinnovabili, sicure e pulite (solare termodinamico, fotoelettrico, eolico, geotermico, agroenergia, brassica, miscantus, colza, biomasse da prodotti non alimentari, biogas, ecc.)
– La questione non è “il diritto di una impresa a lavorare” (la questione è la stessa anche per l’italiana ENI, o per la SARCIS, EDISON, ecc.), ma il fatto che l’Italia deve rientrare nei parametri per le emissioni di CO2 in biosfera. Se alcune nazioni non hanno voluto firmare il protocollo di Kyoto, né altri protocolli di conferenze successivamente svoltesi, si prenderanno la responsabilità di fronte alle attuali ed alle future generazioni. L’Italia ha firmato e deve onorare l’impegno preso internazionalmente, anche per evitare sanzioni pesanti che le costerebbero molto più dei presunti guadagni.
– In Sicilia si produce già molta energia con pochi benefici e molti danni.
Qui viene raffinato il 42% della benzina consumata in Italia e da qui transita il 44% del metano utilizzato nel Paese. Ma i ricavi industriali della produzione d’energia non restano in Sicilia; la quota di gran lunga più consistente del gettito d’imposta (6 miliardi di euro all’anno) viene incassata dallo Stato, alla Sicilia viene lasciato ……l’inquinamento ambientale.
La Sicilia contribuisce eruttando nella biosfera 30 milioni di Co2 l’anno. La Rete elettrica ad altissima tensione è incompleta; la rete di media e bassa tensione è paradossalmente eccessivamente diffusa nel territorio.
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– La corsa pazza della crescita ad oltranza deve essere arrestata poiché, come hanno detto 2600 scienziati ed economisti(a Rio, Kyoto e Johannesbourg) NON E’SOCIALMENTE ed ECONOMICAMENTE CONVENIENTE. Il paradigma più produzione-più lavoro-più consumo danneggia l’economia e l’occupazione finale.
I parametri sistemici dei maggiori e più prestigiosi istituti come l’IPPC (istituto di monitoraggio delle Nazioni Unite) premio Nobel assieme ad Al Gore ed il RAPPORTO STERN (famoso economista che con la sua equipe ha condotto ricerche metodologiche commissionate dal Governo Britannico) dimostrano ormai in maniera inconfutabile quello che sembrava un paradosso degli ambientalisti: i costi sociali ed ambientali indotti debbono essere considerati come componente di un intervento sul territorio; la perdita dei fattori esogeni, in economia di scala, è maggiore dei benefici quando gli interventi non sono in armonia col territorio.
Paolo Pantano