Drago, Minardo e Torchi si interessarono alla vicenda impianto biomassa
Udienza interessante del processo sulle concessioni facili
Un impegno che non persuase i residenti, che non fornirono l’assenso per la vendita dei terreni
Il leader ibleo dell’Udc Giuseppe Drago (nella foto), l’allora vice sindaco Riccardo Minardo e l’attuale primo cittadino Piero Torchi si interessarono fattivamente per favorire lo spostamento di qualche centinaio di metri del costruendo impianto di trattamento della biomassa e del kartodromo nelle contrade Cava Gisana–Liccio e Zimmardo Bellamagna. E’ questo il sunto della testimonianza resa ieri pomeriggio dal teste Giorgio Savarino nel processo che vede alla sbarra 13 imputati tra funzionari dell’ufficio tecnico e della Soprintendenza e i titolari delle due imprese.
Savarino, noto medico residente nell’area interessata, venne nominato dagli altri abitanti loro portavoce e intermediario con le istituzioni. Savarino ha specificato che i tre politici non si impegnarono ad evitare che i due impianti venissero realizzati, ma solo ad interessarsi affinchè venissero costruiti in un’altra zona, comunque limitrofa a quella originaria. Un impegno che non persuase i residenti i quali, difatti, non fornirono l’assenso per la vendita dei terreni che, come ribadito da un’altra teste precedente, erano particolarmente ambiti da quanti avevano interesse alla realizzazione delle due strutture, al punto da essere disposti a pagare qualunque cifra. Tornando a Savarino, ha precisato che venne frainteso quando a suo tempo chiese al sindaco “un trattamento di favore per i residentiâ€. Savarino alludeva difatti ad una sorta di tutela dall’aria maleodorante che si sarebbe potuta sprigionare dall’impianto di compostaggio dei rifiuti. Invece qualcuno finì con l’intendere la promessa di posti di lavoro nella struttura, in cambio di una linea più “morbida†per la realizzazione della stessa.
E’ stato poi il turno dell’agronomo botanico Giuseppe Calabrese, che ricevette dai residenti l’incarico di redigere due studi tecnici sui costruendi impianti. In riferimento a quello per il trattamento della biomassa, Calabrese appurò che non erano stati previsti i servizi igienici per i lavoratori. Inoltre i mille 300 metri quadrati di terreno dove si sarebbe dovuto procedere allo stoccaggio esterno dei rifiuti vennero considerati eccessivi a fronte della quantità di materiale da trattare, per il quale sarebbero bastati due camion al giorno. Infine non venne previsto un adeguato impianto di ricircolo e depurazione dell’aria. Il processo prosegue mercoledì prossimo.