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Rapporto del National Geographic. Così si salva il pianeta inquinato

Posted in Articoli by admin on 5 Gennaio 2008

Il fascicolo sulle minacce alla salute della terra da domani in edicola
L’aggressione alla natura si può arrestare con una nuova cultura e ricerche mirate
L’umanità sembra camminare su due binari diversi
un mondo sempre più ricco e uno sempre più povero
di LUIGI BIGNAMI su Repubblica

national-geographic.jpgROMA – Prima di intervenire su un paziente è necessario conoscere profondamente le sue condizioni. E questo vale anche per il nostro pianeta, che oggi molti considerano ammalato o per lo meno molto diverso da come lo avevano conosciuto i nostri progenitori fino al secolo scorso. Per valutare in maniera appropriata le condizioni del mondo in cui viviamo National Geographic italiano, in edicola da domani, ha dedicato un allegato che disegna in modo esauriente la situazione del mondo e dell’umanità di oggi.
Si scopre, ad esempio, come le attività dell’uomo abbiano alterato quasi il 35 per cento della superficie del pianeta per creare pascoli e colture; gli ecosistemi degli oceani hanno subito gli effetti della pesca al punto che hanno ridotto fino al 10% le popolazioni di alcune tra le specie di pesce più richieste dai consumatori. E per capire il livello d’inquinamento che produce l’umanità basta un solo dato: nel corso della propria esistenza ogni individuo del mondo industrializzato genera rifiuti pari a 600 volte il proprio peso, tra cui ben il 12 per cento è plastica.
E intanto l’umanità sembra camminare su due binari molto diversi: un mondo sempre più ricco e uno sempre più povero. Secondo il rapporto del National Geographic le 2 persone più ricche del mondo hanno più soldi del prodotto interno lordo complessivo dei 45 Paesi più poveri. Sarà mai possibile una distribuzione equa del benessere? Risponde Alessandro Rosina, demografo all’Università Cattolica di Milano: “Una strada potrebbe essere quella legata alle emigrazioni, se ben gestita. Ciò potrebbe portare, da un lato, all’equilibrio demografico e dall’altro ad una crescita del prosperità nelle aree più povere. L’emigrante spesso invia a casa soldi che le famiglie investono sui figli o per migliorare le proprie condizioni di vita. Quindi le rimesse diventano un aiuto ai Paesi in via di sviluppo”.
Le colture biologiche, inoltre, sono notevolmente in crescita. Dal 2000 al 2007 si è passati da 7,5 milioni di ettari a 30,5. Un’altra strada, seppure fortemente criticata, è lo sviluppo degli alimenti transgenici che hanno visto in un decennio aumentare di 60 volte le aree ad esse dedicate, tant’è che nel 2006 superavano i 100 milioni di ettari. La biogenetica ha permesso di dare vita a prodotti che richiedono meno acqua e che sono più resistenti a malattie e parassiti, anche se fa da contraltare il fatto che si sono denunciati danni alla salute per reazioni allergiche inattese e l’uso degli Omg riduce la biodiversità per la tendenza a far sviluppare monocolture.
Quello dell’acqua resta un grave problema: ogni giorno da uno a due miliardi di persone devono lottare con la natura per procurasi i 20-50 litri per bere, mangiare e lavarsi. Ma c’è un grosso sforzo per diminuire i costi di desalinizzazione dell’acqua di mare. Forse anche per il pianeta ammalato le soluzioni esistono: investimenti, sviluppo tecnologico e ricerca potrebbero le ricette su cui scrivere le prescrizioni adatte.

(27 dicembre 2007)

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