Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


24 febbraio 1908: a Spaccaforno viene riconosciuto un gioiello

Posted in Articoli by admin on 20 Febbraio 2008

5301_santa_maria.jpgLa notizia arriva a Spaccaforno (oggi Ispica) sul finire dell’inverno del 1908. Al municipio, sul tavolo del sindaco avvocato Corrado Bruno, portano una comunicazione che ha tanto l’aria di contenere notizie belle ed importanti. Arriva da Roma, dal Ministero alla Pubblica Istruzione, Direzione generale per le Antichità e le Belle Arti ed è datata 24 febbraio 1908. Inizia con un tono assai burocratico, ma dalle primissime parole fa capire di cosa si tratta. “In un recente rapporto riguardante la Basilica di Santa Maria Maggiore in codesto Comune, l’Ufficio regionale per i Monumenti della Sicilia avvertiva che la Chiesa costruita nel secolo XVIII ha una certa importanza per la storia della pittura in Sicilia, essendo decorata da buone pitture di Olivo Sozzi e Vito D’Anna e proponeva quindi d’iscriverla nell’elenco degli edifici monumentali”. Il sindaco intuisce immediatamente. La lettura delle parole successive è chiarificatrice. “Accogliendo tale proposta questo Ministero ha già provveduto alla relativa iscrizione”.

E’ fatta! L’istruttoria avviata quattro anni prima a seguito dell’istanza avanzata dal Presidente dell’Arciconfraternita dell’epoca, cavaliere Vincenzo Figura, ha concluso felicemente il suo iter. Determinanti erano risultate le fotografie agli affreschi, fatte scattare a spese del dottor Innocenzo Leontini per meglio documentare la richiesta. Erano stati anche interessati della pratica gli onorevoli marchese Carlo Di Rudinì e Giuseppe De Felice Giuffrida.

Il sindaco si inorgoglisce quando, continuando a leggere, constata che viene incaricato della notifica ufficiale del provvedimento. “Di ciò voglia la S.V., in cortesia, dare comunicazione al Presidente dell’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore…”. Seguono precisazioni di natura tecnica, come il fatto che l’iscrizione all’Albo dei Monumenti nazionali non esime i proprietari della Basilica dall’eseguire lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Anzi, in quanto monumento nazionale, Santa Maria Maggiore non può essere trascurata. Insomma il riconoscimento è solo un fatto diciamo pure morale. Ma questo basta per la Spaccaforno di un secolo fa. Si dà annuncio solenne della cosa a tutto il paese, con un manifesto a stampa, come per le occasioni importanti. “L’avvenimento – vi si legge fra l’altro – che onora tanto l’arte, arrecherà senza dubbio giubilo al cuore di quanti sentono il culto per il bello e vanno orgogliosi del lustro e decoro del nostro paese”.

Il Giovedì santo è alle porte. Così si organizzano celebrazioni in grande. E ad essere festeggiata non è la Basilica di Santa Maria Maggiore, quanto Olivo Sozzi e Vito D’Anna, i fautori veri del riconoscimento, gli artisti che l’avevano impreziosita “adornando di lor classiche pitture” e rendendola tempio “pur sacro nell’arte”, come si espresse il latinista ispicese Gaetano Curcio vergando l’iscrizione riportata sulla lapide commemorativa scoperta proprio il 16 aprile, Giovedì santo.

5301_sozzi.jpg(Nella foto: “Il Trionfo della fede sull’isolatria”; l’affresco, di Sozzi, è posto sotto l’organo).
Rosa Fronterrè Turrisi, la bibliotecaria conosciuta anche come studiosa e storiografa locale, quel Giovedì santo era ragazzina. E lo visse intensamente come si vede dalla lettura di questa parte del suo “La Basilica di Santa Maria Maggiore di Ispica (già Spaccaforno)”, edito dal Comune di Ispica e stampato nel 1975. Ecco un brano del suo racconto. “Per due sere consecutive (15 e 16) fu disposta l’illuminazione nella Via XX Settembre: non essendoci ancora la luce elettrica, usando illuminarla con radi fanali a petrolio, per l’occasione furono preparati fanali a gas acetilene che vennero posti su due file di pilastrini in legno, intercalati da gonfaloni tricolori”. Poi parla della mattinata e dell’arrivo alla stazione ferroviaria degli illustri ospiti forestieri. “Il Poggio della Calandra (il colle su cui sorgeva Spaccaforno ed oggi Ispica, ndr) brulicava di un’immensa folla: più di 15.000 persone, in gran parte forestieri, venuti numerosi per la festa, erano presenti all’avvenimento. Finalmente la locomotiva fischiò: gli ospiti scesero dal treno e salirono in paese: prima ad arrivare fu la musica militare che salutò la folla applaudente con l’inno reale; dietro era la rappresentanza della città di Catania composta dall’assessore Spina, dal segretario comunale signor Migneco, dal professor Abate Alessandro rappresentante del Circolo Artistico di Catania (in cilindro e frack), da quattro pompieri in divisa e da quattro valletti municipali recanti una ricca ghirlanda di fiori di maiolica e il gonfalone della città. Seguivano coi relativi gonfaloni le rappresentanze delle città di Scicli, Modica, Rosolini, Pozzallo e della Società “Patria e Lavoro” di Noto”.

Gli ospiti sono dapprima ricevuti in Comune, quindi vanno in Piazza Santa Maria Maggiore. E’ uno sfoggio di abiti di gala, un tripudio di bandiere, un continuo sparo di mortaretti, un rincorrersi di odori e di profumi, una girandola di colori con l’ovvia preponderanza del rosso. un assordante squillo di campane, un’armonica esibizione di bande, ben tre bande musicali ingaggiate per l’occasione. Si scoprono la lapide commemorativa, il mezzo busto di Sozzi e il ritratto di D’Anna. Seguono i discorsi ufficiali, con la prolusione affidata ad Alessandro Abate. Infine si forma un corteo che entra in pompa magna in basilica per poterne ammirare l’imponenza resa mirabile dagli affreschi sozziani.

Vale la pena leggere le cronache e visionare i documenti ufficiali di quei mesi perché rendono l’idea e ricreano un pathos unico che, a distanza di un secolo, siamo pronti a rivivere anche il prossimo Giovedì santo. Ad un secolo esatto dal decreto, l’Arciconfraternita di Santa Maria Maggiore e l’Amministrazione comunale sono al lavoro da tempo per preparare un programma degno della rilevanza della ricorrenza, sottolineata dalla processione della statua di Cristo alla Colonna fino alla chiesetta rupestre di Santa Maria. Un fatto che si verifica solo ogni Anno Santo e che, riproposto a cento anni dell’elevazione a Monumento nazionale della basilica, conferisce il giusto valore ad un gioiello. Un gioiello di cui tutta la Città va fiera e che i lavori di restauro in corso contribuiranno a restituire ai fedeli e ai cultori delle cose belle in tutto il suo splendore.

Gianni Stornello

Commenti disabilitati su 24 febbraio 1908: a Spaccaforno viene riconosciuto un gioiello