Processo Colacem-Profetto, tutti assolti. I vincoli non c’erano e se c’erano dormivano!
Non c’erano i vincoli e quelli esistenti erano decaduti.
E’la motivazione contenuta nelle 51 pagine depositate dal Gup del Tribunale di Modica, Fabio Ciraolo, e che ha portato il magistrato all. assoluzione con formula piena .perché il fatto non sussiste., degli 8 imputati. nel processo-troncone di una maxi inchiesta su presunte concessioni illegittime.
Se macchia mediterranea c.è spiega nelle attese motivazioni il Gup,la questione diventa di natura amministrativa e non penale.
Come si diceva, il deposito delle motivazioni del magistrato, era atteso perché da esse possono determinarsi le sentenze di un processo parallelo in fase di definizione davanti al Collegio Penale. Il Gup ipotizza anche un. assunzione degli atti dell.inchiesta da parte della Procura della Repubblica, qualora la magistratura inquirente ritenesse ci possa essere reato da parte di chi avrebbe dovuto fare eseguire la perimetrazione e sottoporre a vincolo l.area inquisita.
Il processo, nella fattispecie, riguardava l’allargamento abusivo delle cave di pietra “Colacem” e “Profetto“.
Il pubblico ministero, Domenico Platania, aveva addirittura chiesto di condanna per complessivi 14 anni e 2 mesi di reclusione, e, nello specifico, 2 anni e 6 mesi di reclusione per Giuseppe Angelo Trupìa, ingegnere capo del Distretto Minerario di Catania; 2 anni e 20 mila euro di ammenda per Vincenzo Profetto, titolare dell’omonima impresa; un anno e 8 mesi per Francesco Paolino, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Modica; un anno di reclusione per Alessandro Modica, responsabile del procedimento della stessa sezione comunale; 2 anni per Vincenzo Sansone, dirigente del Servizio di Valutazione d’Impatto Ambientale dell’Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente; un anno per Mario Bernardello, procuratore legale della “Colacem”, 2 anni di reclusione ciascuno per Carlo e Giovanni Colaiacovo, amministratori delegati “Colacem”. L. accusa per tutti era di abuso d’ufficio, falso e deturpamento del territorio.
Gli imputati erano difesi dagli avvocati Francesco Bertorotta, Enrico Sanseverino, Enzo Zappulla, Nino Frasca Caccia, Franco D.Urso, Giuseppe Rizza, Giorgio Assenza, e Luigi Piccione. L. avvocato Giorgio Terranova rappresentata il Comune di Pozzallo che si era costituito in giudizio.
La Cava Colacem, si trova in Contrada Giarrusso Liccio, mentre Cava Profetto è in Contrada Zimmardo Bellamagna (quest.ultima già operativa dal lontano 1984 con regolari autorizzazioni). Secondo l.accusa, sarebbero state allargate, senza i necessari nulla osta e solo in base alle concessioni rilasciate dall’ufficio tecnico comunale in maniera illegittima, giacché le aree interessate sarebbero condizionate da vincoli ambientali e paesaggistici. Sarebbero mancati, secondo l’accusa, i controlli da parte del Dipartimento Minerario.
Fonte: RTM