Foreste italiane da salvare Valgono l’11% del ‘debito-serra’
Domani e dopodomani il congresso della Federparchi. Senza i boschi, la cifra che l’Italia dovrà pagare per Kyoto, aumenterebbe.
ROMA – Adesso diventa più facile calcolare il valore delle foreste. Sapevamo che sono una roccaforte della biodiversità italiana che custodisce circa la metà delle specie vegetali e un terzo di quelle animali presenti in Europa. Sapevamo che rappresentano un cardine del turismo sostenibile, uno dei pochi che continua a crescere mentre il turismo tradizionale arretra perdendo posizioni nella classifica mondiale. Ora è anche possibile quantificare il valore delle foreste dal punto di vista degli impegni di Kyoto, quelli che finora non abbiamo rispettato tanto che nel 2008 abbiamo avuto una sanzione da 1,5 miliardi di euro che si accumulerà con quelle dei prossimi anni (se continueremo a non far niente) finché nel 2012 arriverà il momento di pagare.
Ebbene, il sistema di foreste nazionale vale l’11 per cento delle emissioni serra che dobbiamo tagliare. Cioè senza il contributo dei boschi, in termini di anidride carbonica trattenuta dalla crescita delle piante, il nostro “debito serra” aumenterebbe dell’11 per cento. E un quinto di questo patrimonio è custodito nei parchi italiani.
E’ uno dei dati che emergerà dal congresso di Federparchi che si terrà domani e dopodomani a Roma. Con quasi 1.100 aree protette e un totale di 3,5 milioni di ettari, (circa il 12 per cento del territorio italiano) il sistema della natura protetta si candida come motore di un modello di rilancio economico in stile obamiano. Una prima mossa è stata il progetto Parchi per Kyoto diventato operativo con la messa a dimora di oltre 7000 alberi in cinque aree protette. Nel corso del ciclo di vita di questi alberi verranno assorbite circa 5 mila tonnellate di anidride carbonica, l’equivalente della CO2 emessa da 300 mila auto che compiono un tragitto di mille chilometri.
E l’abbinata parchi – rilancio economico comincia a far presa anche in altri paesi. Tra gli ospiti del congresso di Federparchi ci sarà l’ambasciatrice dell’Ecuador in Italia, Geoconda Galan Castelo, che racconterà una storia molto particolare. Quella della rinuncia allo sfruttamento petrolifero del parco nazionale di Yasunì per difendere una delle aree più ricche di biodiversità : in questa riserva ecologica amazzonica vivono più di 4 mila specie di piante, 173 specie di mammiferi, 610 specie di uccelli. In un solo ettaro dello Yasunì ci sono tante specie di alberi e arbusti quante sono quelle autoctone di tutta l’America del Nord.