Zimmardo-Bellamagna, alberi secolari avvelenati e tagliati. E la speculazione avanza a fucilate
L’emergenza virus non sospende la pressione affaristica sull’area incontaminata (territorio di Modica ma alle porte di Pozzallo) prescelta per localizzarvi un impianto ad alto impatto ambientale
Da due mesi l’emergenza coronavirus ha monopolizzato il dibattito pubblico, la circolazione delle notizie, le scelte stesse – individuali e collettive – di percezione dei fatti rilevanti e di attenzione verso i temi collegati. Ma se anche buona parte della realtà sembra essersi fermata per fare posto alle dinamiche dell’emergenza, qualcosa continua ad accadere esattamente come prima.
E’ il caso della pressione speculativa sull’area di contrada Zimmardo-Bellamagna, nota per essere stata ‘prescelta’ come sede per un impianto di biometano che ha provocato una ribellione popolare a Pozzallo, essendo l’area – ricadente nel comune di Modica – molto vicina al centro urbano della città marinara.
La notizia di questi giorni è che continua (è un’attività evidentemente sfuggita allo stop imposto dall’emergenza contagio) senza sosta la distruzione selvaggia degli alberi di carrubo ed olivo.
Questa volta, forse per rendere più chiaro il messaggio e meglio radicato il ‘fatto compiuto’ funzionale alla speculazione affaristica di qualcuno, con le ruspe e le motoseghe sono arrivate anche le fucilate.
Lo denuncia Corrado Rizzone, agronomo e proprietario di una casa e di terreni nella zona. Tanti carrubi sono stati avvelenati, per poi dovere essere tagliati, e liberare così il campo – una vasta area di grande pregio naturalistico, ambientale e paesaggistico – da alibi e controindicazioni rispetto a mire speculative e affaristiche chiaramente in atto.
I danni prodotti dal massiccio veneficio di carrubi e olivi ha già compromesso la raccolta dell’anno in corso e prodotto un danno stimato in almeno un milione e mezzo di euro. Nell’indifferenza generale e nell’utile silenzio d’attesa di chi potrebbe o dovrebbe fare qualcosa ma, forse, non vuole.
Ialmo.it
Lo scempio degli alberi secolari con fucilate in pieno giorno
Continua senza sosta la distruzione selvaggia degli alberi di carrubo ed olivo, associate a minacce ed intimidazioni oramai anche con fucilate in pieno giorno, in c.da Zimmardo. Annullata l’intera produzione di carrube ed olive del 2020, compromessa definitivamente la produzione del fondo per i prossimi 20 anni; danni che oramai superano 1,5 milioni di euro. Un paesaggio agricolo di interesse naturalistico, storico e culturale completamente devastato.
E’ quanto denuncia pubblicamente il Dott. Corrado Rizzone in qualità di proprietario del fondo Zimmardo e Presidente dell’Ente pubblico “Consorzio Stradale Bellamagna Zimmardo”.
“Sono attivi droni ed elicotteri che monitorano continuamente chi va a fare la spesa o la grigliata in famiglia, mentre al sottoscritto sparano tranquillamente in pieno giorno fucilate intimidatorie il lunedì di Pasqua e su queste azioni criminali nessuno effettua alcun tipo di controllo. Danneggiamenti, intrusioni, intimidazioni, giorno e notte, reiterati con metodo, risorse ed efficienza nella più totale impunità. Da mesi. Ormai da anni!
È una escalation che non può che avere esiti drammatici vista la totale assenza dello Stato, nonostante le decine di denunce, articoli, nette evidenze legate all’interesse sui luoghi ed addirittura gli striscioni che sono stati esposti in senso provocatorio sui luoghi. “ALBERI AVVELENATI DALLA MAFIA”. A tutt’oggi, nonostante le denunce, si ignora chi (e per conto di chi) e perchè da anni abbia iniziato e portato avanti questo scempio.
“E’ altresì chiaro che, nonostante la distruzione sistematica della mia azienda – precisa Rizzone – io userò tutti gli strumenti legali possibili per richiamare le funzioni competenti alle loro responsabilità di protezione del territorio e di sicurezza del cittadino e, tra le azioni intraprese con questo obiettivo, procederò a chiedere i danni morali e materiali allo Stato poiché, sia come privato cittadino che nel ruolo di pubblico ufficiale, non sono tutt’ora né protetto né tutelato nel difendere i diritti pubblici e privati di un intero territorio”. Rizzone conclude dunque citando il già procuratore della Dda di Palermo Piero Grasso: “Avere coscienza dell’importanza dei beni culturali e del patrimonio artistico è un passaggio rilevante nella lotta alla mafia”.
Vedi Corriere di Ragusa
Approvata dalla Commissione Antimafia dell’Ars la relazione sulla gestione del ciclo dei rifiuti.
Il voto è stato unanime, dopo 52 audizioni e l’analisi di migliaia di documenti. La Commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana, presieduta da Claudio Fava, ha approvato la relazione conclusiva dell’inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Sicilia.
Un quadro fosco in cui a manovrare le leve dello Stato spesso sono le cricche criminali, come quella che fa capo ad Antonio Calogero Montante.
“La gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia – si legge –
rappresenta un terreno di storica interferenza tra interessi privati e
pubblica amministrazione. Negli ultimi vent’anni funzione politica e
ragione d’impresa si sono spesso incrociate lungo un piano inclinato che
ha mescolato inerzie, inefficienze e corruttele. La governance
regionale sul ciclo dei rifiuti è stata spesso ostaggio di un gruppo di
imprenditori che hanno rallentato, anche per responsabilità di una
politica compiacente, ogni progetto di riforma che puntasse a
un’impiantistica pubblica, con la conseguenza che l’unico esito
possibile dell’intero ciclo resta oggi il massiccio conferimento in
discariche private”.
Da questo è partita l’indagine della commissione presieduta da Claudio
Fava per capire come sia stato possibile “appaltare le decisioni
strategiche su raccolta e smaltimento dei rifiuti ad un governo
parallelo stabilmente presidiato da interessi privati e persino (in
alcuni casi, non episodici) dalle ingerenze della criminalità mafiosa,
come sottolineato dall’allora procuratore aggiunto di Palermo Roberto
Scarpinato”.
Le conclusioni? Il settore necessita di una svolta netta. “Si è
percepito – si legge nel documento dell’Antimafia – il vassallaggio a
cui è stata costretta in questi anni la funzione amministrativa, con
procedimenti sensibili di cui pochi o nessuno avevano contezza,
dirigenti delegati solo ad apporre la loro “firmetta”, giunte di governo
spesso distratte o condizionate da presenze istituzionali esterne alla
Regione”.
“Emerge – recita la relazione nelle sue conclusioni – una governance
troppo spesso ostaggio di un gruppo di imprenditori che hanno
rallentato, anche per responsabilità di una politica compiacente, ogni
progetto di riforma che puntasse a un’impiantistica pubblica”. Aggiunge
Fava: “Le responsabilità dei governi e dell’amministrazione regionale
sono gravi”. “Abbiamo ascoltato presidenti, assessori che per vent’anni,
con pochissime eccezioni, hanno di fatto abdicato alla loro funzione di
indirizzo politico, rendendosi invece disponibili ad un sistema di
interferenze e di sollecitazioni che ricordano le vicende legate al
sistema Montante”.
All’indagine la Commissione Antimafia ell’Ars ha dedicato trentuno
sedute, dall’8 ottobre 2019 al 26 febbraio 2020, acquisendo dalle D.D.A.
siciliane e dalle altre procure siciliane tutti gli atti giudiziari
ostensibili. Cinquantadue le audizioni svolte a cui vanno aggiunte le
audizioni con i cinque Comitati civici e con i rappresentanti degli ex
lavoratori dell’Ato2 di Palermo. Tutti gli invitati hanno accettato
l’invito della commissione, tranne l’ex assessore regionale Salvatore
Calleri.
C’è un refrain costante nella storia dei disastri dei rifiuti in
Sicilia. È la parola d’ordine che ha consentito tutto, sempre.
Emergenza. “Uno dei temi più ricorrenti della presente inchiesta è
rappresentato dall’incidenza dell’aspetto emergenziale su quello che è
stato – e che continua ad essere – l’approccio strategico al tema della
gestione dei rifiuti in Sicilia”, si legge nella relazione. Che parla di
“emergenza costante”. Un leit motiv che va avanti dal 1999 in Sicilia.
Quella dei rifiuti in Sicilia è la storia di grandi affari. La commissione parte da quello dei quattro mega inceneritori, risalenti all’era di Totò Cuffaro, che mai videro la luce. Una gara dietro la quale sembra esserci, come hanno scritto negli anni anche i giudici amministrativi (il Tar di Palermo nel 2013), un tavolino spartitorio. Dice l’ex assessore Pier Carmelo Russo ai commissari: “Un numero fattoriale è un’equazione che si usa per stimare il calcolo delle probabilità. Sa quante possibilità c’erano che la gara potesse andare così com’è andata? Una su 949.173.615.Tanto per dare un’idea, le possibilità di vincere il superenalotto sono una su 622 milioni”.
L’inchiesta si sofferma anche sulla stagione degli ampliamenti delle discariche private (Sicula Trasporti, Cisma, Catanzaro, Oikos, TirrenoAmbiente). Questa risale ai governi di Raffaele Lombardo. “Parliamo di autorizzazioni – per ampliamenti e per nuovi impianti – per quasi sette milioni di metri cubi. Che valevano oro”, si legge nella relazione. Il pubblico non realizzava impianti, non si faceva differenziata, i rifiuti finivano a valanga nelle discariche private consentendo enormi guadagni agli oligopolisti. E la politica? Ci sono ex assessori regionali che raccontano alla commissione di avere appreso dai giornali delle autorizzazioni. In questo contesto si inquadrano anche i conflitti tra l’assessorato ai Rifiuti e quello al Territorio e Ambiente, caratterizzato secondo la commissione da una lunga stagione di mala gestio (e che com’è noto è stato al centro anche di clamorose inchieste giudiziarie). L’indagine si sofferma pure sulle difficoltà incontrate dall’allora assessore ai Rifiuti Nicolò Marino quando la giunta si mosse per realizzare delle discariche pubbliche (tre impianti), incontrando la contrapposizione della Confindustria siciliana e ostacoli anche politici. La commissione rammenta anche il risultato del lavoro della commissione insediata dallo stesso Marino che esaminò le autorizzazioni alle discariche private, rilevando “una serie di irregolarità procedurali che non possono essere ascrivibili esclusivamente ad eventuali condotte illecite ma che vanno semmai ricercate in una più diffusa, e mal vigilata, distrazione generale”.
C’è un aneddoto significativo raccontato dall’ex assessore regionale al ramo Vania Contrafatto, relativo al passaggio di consegne col predecessore Salvatore Calleri. “Il mio primo ingresso all’assessorato fu il 9 o il 10 di dicembre 2014 – racconta l’ex assessore palermitana -. Mi ricordo che mi stupì il fatto di trovare la stanza dell’assessore totalmente vuota, cioè non c’era una carpetta, un foglio, non c’era assolutamente nulla… è rimasto agli atti questo famoso armadietto che era nella stanza antistante quella dell’assessore… venne trovata la chiave, abbiamo aperto questo armadietto e ci abbiamo trovato solo il registro riservato che era quello degli atti riservati quelli che non venivano protocollati con non più di un paio di missive…”. Contrafatto riporta di non avere “trovato traccia di attività amministrativa di Calleri”. È una stagione di conflitti anche interni alla giunta. “Crocetta mi esautorò del tutto… – ha riferito Contrafatto – veniva in assessorato e si andava a sedere al decimo piano nella stanza del dirigente generale e lì faceva le riunioni, come se fosse lui il dirigente generale”. E con Crocetta, almeno in una circostanza, si presentava anche il senatore Beppe Lumia.
A lungo poi la relazione si sofferma sui fatti oggetto del’inchiesta giudiziaria che ruotava attorno a Oikos e al funzionario regionale Cannova. Una storia di corruzione emblematica. Mentre in un altro lungo capitolo ci si sofferma sulle vicende della discarica di Siculiana dei Catanzaro, ricostruendo i fatti che portarono allo scioglimento del Comune e soffermandosi anche sul ruolo di Giuseppe Catanzaro in Confindustria (era il vice di Antonello Montante). Si analizzano anche i casi delle discariche di Lentini e soprattutto di Melilli. E poi c’è la storia ragusana dell’Acif che si incrocia con lo scioglimento per mafia di un altro comune, quello di Scicli: anche in questo caso, come a Siculiana e a Racalmuto, sulla base di accuse che non reggeranno al tempo…..continua su IALMO.IT
Paesaggio Costituzione Cemento
Il Bel Paese fa scempio di se stesso, sommerso dal cemento che uccide la memoria storica e ferisce la salute, fisica e mentale. Che cosa sta succedendo agli italiani, che cosa ci acceca?
Il paesaggio è il
grande malato d’Italia: è devastato impunemente ogni giorno, sotto gli
occhi di tutti, per il profitto di pochi. Ecco la diagnosi lucida e
spietata da cui Salvatore Settis prende le mosse per analizzare il
baratro che separa i principî di tutela del territorio, sanciti dalla
Costituzione, dal degrado dello spazio che abitiamo. Un degrado che
rappresenta anche una forma di declino complessivo nelle regole del
vivere comune, reso possibile dall’indifferenza, dal malcostume diffuso e
dalle leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura.
Un’indagine
che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel
Paese, per reagire e fare «mente locale» contro speculazioni, colpevole
apatia e conflitti tra poteri. Una necessaria manifestazione di civiltà,
per non sentirci fuori luogo nello spazio in cui viviamo. E per evitare
che il cemento soffochi anche il nostro futuro.
“Regione siciliana pronta ad autorizzare discarica grande quanto il centro di Palermo”
L’M5s lancia l’allarme sul progetto per raddoppiare la struttura di Grotte San Giorgio, a Lentini. Nell’Isola il 70% dei rifiuti finisce sottoterra. “Il settore resta una prateria per i privati”
PALERMO – I governi regionali cambiano, ma l’ampliamento delle discariche siciliane sembra essere una prassi inarrestabile. Nemmeno la Giunta Musumeci è riuscita a mettere un freno all’assurdo scempio del territorio, paradossale in un’epoca storica in cui i rifiuti in tutto il mondo sono una risorsa da cui ricavare energia e materia prime, mentre nell’Isola sono “barili di veleno” riversati nel territorio, con buona pace delle popolazioni che nei pressi delle discariche ci vivono, tra odori nauseabondi e soffocanti.
La novità, denuncia ora il Movimento cinquestelle, è quella di allargare una struttura già abbastanza invadente. “Avete mai visto una discarica di rifiuti grande, per esempio, quanto il centro storico di Palermo? Quella di Grotte San Giorgio, a Lentini, nel Siracusano, rischia di diventare così, enorme. Questo avverrà se le richieste dei privati di raddoppiare l’attuale sito, che è già tra i più grandi del Sud Italia, verranno autorizzate”.
A sollevare la questione in particolare sono i deputati regionali Giorgio Pasqua insieme a Giampiero Trizzino e Stefano Zito, dopo la presentazione, da parte di Sicula Trasporti Srl, di un progetto di ampliamento della discarica di Grotte, che ne raddoppierebbe la capacità di abbancamento, portandola da 4.291.511, attualmente autorizzati, a 8.842.561 mc. La superficie passerebbe dai circa 1,2 kmq attuali ai 2,4, ovvero proprio quanto le dimensioni del centro storico di Palermo (circa 2,5 kmq)…continua su GDS.IT
Il Rhynchophorus ferrugineus e la Chamaerops humilis
Il punteruolo rosso della palma (Rhynchophorus ferrugineus)
è un coleottero curculionide, originario dell’Asia, micidiale parassita di molte specie di palme.
Gli adulti di Rhynchophorus ferrugineus sono attivi sia di giorno che di notte. Sono abili volatori, in grado di raggiungere nuovi ospiti nel raggio di 1 km.
La oviposizione avviene solitamente in corrispondenza delle porzioni più giovani e tenere della pianta o in ferite del tronco o del rachide fogliare. Una femmina può deporre sino a 200 uova per volta.
Dopo la schiusa, le larve si dirigono verso l’interno della pianta, scavando gallerie grazie al robusto apparato masticatorio e danneggiando soprattutto la zona del tronco immediatamente sottostante alla corona fogliare. Il periodo larvale dura in media 55 giorni.
Le larve si impupano in genere alla base della pianta, formando dei bozzoli ovali di fibre di palma all’esterno del tronco. Dopo l’emergenza dalla pupa gli adulti rimangono all’interno di tali bozzoli per 4-17 giorni (media 8 giorni), raggiungendo la maturità sessuale.
Il ciclo vitale completo, dall’uovo allo sfarfallamento, dura in media 82 giorni. Gli adulti hanno una durata di vita di circa 2-3 mesi.
È stato stimato che, in assenza di fattori limitanti, una singola coppia di Rhynchophorus ferrugineus possa dare vita, nell’arco di 4 generazioni, a circa 53 milioni di esemplari.
Il punteruolo colpisce parecchie specie di palme tra cui le più diffuse varietà ornamentali mediterranee, la palma delle Canarie e quella da dattero, ma anche specie di interesse economico quali la palma da cocco e quella da olio.
Alcune specie, quali la palma nana, erano ritenute immuni all’infestazione in quanto si pensava che la loro secrezione gommosa potesse costituire barriera contro l’attecchimento del parassita, laddove invece si è riscontrato che anch’esse sono vulnerabili al punteruolo.
Lotta
Il Punteruolo rosso è un organismo nocivo oggetto di misura di emergenza da parte della Comunità Europea (Decisione 2007/365/CE “Misure d’emergenza per impedire l’introduzione e la diffusione nella Comunità di Rhynchophorus ferrugineus”) In Italia è in vigore il DM 07/02/2011 “Disposizioni sulla lotta obbligatoria contro il Punteruolo rosso della palma Rhynchophorus ferrugineus”.
Le più efficaci misure di controllo sono preventive: l’elevata aggressività di questo fitofago rende aleatorio l’intervento curativo su piante sintomatiche.
Classe: Insetti
Ordine: Coleotteri
Sottordine: Polifagi
Famiglia: Curculionidi
Genere: Rhynchophorus
Specie: R. ferrugineus (Olivier)
La palma nana (Chamaerops humilis L., 1753), comunemente nota anche come palma di San Pietro, è una pianta della famiglia delle Arecaceae, unica specie del genere Chamaerops]. È una specie tipica della macchia mediterranea.
Il nome del genere fa riferimento alla morfologia della pianta (dal greco ????? chamái, «a terra» e ??? rh?ps, «cespuglio»). I greci la chiamavano phoenix chamaeriphes, che significa letteralmente «palma gettata per terra».
Riferimento bibliografico:
“Fitopatologia, entomologia agraria e biologia applicata” – M.Ferrari, E.Marcon, A.Menta; Edagricole scolastico – RCS Libri spa
Links
http://www.agraria.org/entomologia-agraria/punteruolo-rosso-palma.htm
Il Palazzo Invisibile
Docufilm sul Palazzo degli Studi di Modica (Ragusa). Campagna di sensibilizzazione a favore della ristrutturazione dell’edificio, realizzata in collaborazione con Red Motion, Carlo Cartier, il “Comitato per la salvaguardia del Palazzo degli Studi” e l’associazione culturale “Amici del Campailla“.
Quattrocento anni di storia riassunti in poco più di 25 minuti. Il Docufilm tenta di ricostruire la storia del Palazzo degli Studi di Modica dalla sua fondazione ad oggi, avvalendosi di documenti storici, foto, e interviste di studiosi quali Paolo Nifosì e Giorgio Colombo. L’attore Carlo Cartier ci mostra lo stato attuale dei locali del terzo piano, chiusi al pubblico da circa vent’anni.
L’edificio sorge nel centro storico di Modica, fungendo da punto di congiunzione tra la parte alta e la parte bassa della città. Collegio Gesuitico del 1630, il Palazzo degli Studi ha da sempre rappresentato il luogo di cultura e di istruzione per eccellenza.
Sviluppato su tre piani, continua a ricoprire il suo originario ruolo di luogo di formazione grazie al Liceo Classico Tommaso Campailla che qui vi risiede dal 1878.
Autore: Graziana Oddo Attore protagonista: Carlo Cartier Voce fuori campo: Giada Ruggeri – Carlo Cartier Interviste: Paolo Nifosì – Giorgio Colombo Riprese video: Emanuele Savarino – Graziana Oddo Riprese audio: Piero Zarbano Musiche: Vincent Migliorisi – Massimo Sammito – Piero Zarbano – Rètina Fonti: Archivio storico dell’Istituto Tecnico Archimede – Archivio Storico del Liceo Galilei Campailla – Archivio di Stato sez. Modica Bibliografia:”Istituto T. Archimede” di Maria Iemmolo – “Collegium Mothycense” di Giorgio Colombo – “Tra storia e microstoria” di Giovanni Rossino
I misteri della Pandemia del Coronavirus
#Covid-19 – I misteri della Pandemia del Coronavirus: – Arma biologica? Strumento di abolizione della democrazia? Reset finanziario planetario? di Roberto Quaglia
Il Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti
Il Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti così come da ultima delibera del
Commissario Straordinario con i poteri del Consiglio – Aggiornamento del Piano Provinciale Gestione dei Rifiuti (P.P.G.R.) alla data di ottobre 2018, all’Allegato V:
La Nota del Libero Consorzio Comunale di Ragusa prot. 16140 del 11-05-2018, in adempimento a quanto stabilito nell’incontro con i Sindaci del Libero Consorzio Comunale avvenuto in data 12-04-2018, ha impartito lo stralcio ed esclusione della macroarea VI dai siti potenzialmente idonei ad ospitare una nuova discarica d’Ambito. Pertanto nelle Tavole Grafiche che seguono, la macroarea VI pur indicata e riportata, è da intendersi stralciata ed esclusa. La Nota del Libero Consorzio Comunale di Ragusa prot. 29400 del 19-09-2018, in adempimento a quanto stabilito nell’incontro con i Sindaci del Libero Consorzio Comunale avvenuto in data 14-09-2018, ha impartito la specificazione quali siti da destinare a discarica per lo smaltimento di R.U.R.:
1. c.da Cava dei Modicani in territorio di Ragusa;
2. macroarea I ricadente in territorio di Acate/Vittoria;
3. macroarea VII-a ricadente in territorio di Modica.
Pertanto nelle Tavole Grafiche che seguono, le macroareee I e VII-a, ed il sito di c.da Cava dei Modicani, sono da intendersi porzioni di territorio provinciale individuate quali macrozone per realizzare discariche atte allo smaltimento dei R.U.R. rispetto le restanti, su cui effettuare successiva attività di micro localizzazione.
Zimmardo-Bellamagna: biometano o discarica comprensoriale? Morsa degli interessi e lobbing inquietante
Per una singolare casualità, l’ipotesi sulla realizzazione di una discarica emerge pochi giorni dopo la denuncia del sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, alla Commissione Antimafia dell’Ars
Sulla sorte dell’area di contradaZimmardo-Bellamagna, in territorio di Modica ma a ridosso di Pozzallo, sulla quale il Comune di Modica ha autorizzato la realizzazione di un impianto di biometano ad alto impatto ambientale, si stagliano ombre inquietanti. Mentre il braccio di ferro tra la comunità pozzallese preoccupata per i rischi alla salute e all’ambiente da una parte e l’impresa ‘autorizzata’ dal Comune di Modica dall’altra vive una fase di tregua dopo il rinvio del Tar alla sentenza fissata per il 21 ottobre prossimo, all’improvviso la stessa area diventa il possibile sito della discarica comprensoriale. Pur essendo una zona incontaminata, di grande pregio naturalistico e a vocazione agricola e turistica. Ciò che rende assurda l’autorizzazione-lampo concessa dal Comune di Modica e, ora, questa possibile destinazione di cui s’è avuta notizia la scorsa settimana nel corso della riunione tra i rappresentanti dei vari comuni, preliminare alla delibera che sulla scelta dovrà assumere il commissario del Libero consorzio. …continua su Ialmo.it
I traffici di carburante illegale in Libia e le pressioni sull’impianto di biogas tra Modica e Pozzallo
Una delle persone arrestate due anni fa per associazione per delinquere internazionale dedita al riciclaggio di gasolio libico, adesso avrebbe tentato di ‘convincere’ il sindaco Ammatuna della bontà del progetto.
Perché una persona coinvolta in questi traffici è stata mandata da portatori di interessi cui sta a cuore l’impianto di biometano ad agganciare il sindaco di Pozzallo e poi a riferire su un’assemblea del comitato di cittadini preoccupati per i rischi alla salute e all’ambiente?
continua su Ialmo.it?
La Regione annulla l’autorizzazione all’impianto ACIF di contrada Cuturi
La soddisfazione del Comune di Scicli, di Legambiente Kiafura e del “Comitato per la Tutela della Salute dell’Ambiente e del Territorio” Di Scicli Video Notizie
SCICLI – Procedimento di revoca in autotutela della Regione Sicilia dell’autorizzazione integrata ambientale alla ACIF servizi srl, relativa al progetto di ampliamento dell’attività della piattaforma di trattamento e recupero di rifiuti pericolosi e non in contrada Cuturi a Scicli. Il decreto della Regione è il n. 110/S8 del 14 febbraio. La vicenda ACIF andava da quasi quattro anni e ha interessato in modo particolare la comunità locale. Nel tempo si sono registrati molti interventi con cui si chiedeva di annullare l’autorizzazione all’ACIF Servizi srl.
Rifiuti, come si smaltiscono in Italia? Lo spiega la Dia nel suo report sui traffici illeciti
Nell’ultima relazione al Parlamento della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) vi è un interessante focus sui traffici illeciti di rifiuti che vale la pena di leggere, anche perché ridimensiona notevolmente le trionfalistiche affermazioni di chi, riempiendosi la bocca con l’economia circolare, vuole farci credere che l’Italia è, nell’Unione Europea, un paese modello dove i rifiuti sono quasi scomparsi perché vanno tutti a riciclo.
Ma solo sulla carta. Infatti, ci dice la Dia, nel tempo, le tecniche di smaltimento illecito si sono evolute, passando dallo sversamento in discariche a cielo aperto, tipiche del periodo compreso tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90, a un’ampia gamma di metodologie pericolose per la salute pubblica, che ha riguardato tutte le fasi del ciclo. E ci spiega anche come: “a) l’invio di rifiuti pericolosi in discariche non idonee, sulla base di falsa documentazione che ne attesta, solo cartolarmente, il trattamento; b) l’immissione dei rifiuti in cicli produttivi, cementifici e fornaci per la produzione di laterizi, di fanghi industriali, polveri di abbattimento fumi, ceneri e scorie derivanti dalla lavorazione di metalli; c) lo spandimento sul terreno di pseudo-fertilizzanti provenienti da attività di compostaggio di fanghi non sottoposti ad alcun trattamento, pertanto non idonei all’impiego in agricoltura per le elevate concentrazioni di metalli pesanti (cadmio, cromo, mercurio, nichel, zinco) e la presenza di sostanze cancerogene; d) l’impiego di rifiuti pericolosi in ripristini ambientali”….Il Fatto Quotidiano