Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria
I luoghi che segnano le tappe dell’identità e memoria culturale di un territorio costituiscono un patrimonio di enorme importanza e una opportunità fondamentale per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie. Intorno a questi è possibile ipotizzare un modello innovativo di gestione, che si basi su un progetto di conoscenza e valorizzazione abbinato ad una tutela attiva e pienamente condivisa.
Il progetto prevede il più diffuso coinvolgimento dell’intera comunità in tutte le principali fasi, a partire dalle proposte di iscrizione di spazi fisici in una o più delle sette categorie della Carta Regionale dei Luoghi dell’Identità e della Memoria. Questa condivisione dovrà avvalersi di un processo partecipativo diffuso, finalizzato al riconoscimento della valenza culturale e alla socializzazione di uno specifico luogo, mettendo in comune le reti di conoscenze per attivare buone pratiche di tutela e conservazione, in uno con la gestione e valorizzazione sostenibile.
Il progetto, che riparte dal Dicembre 2013, riprende gli elementi fondanti che s’intendono condividere con gli Istituti centrali e periferici dell’Amministrazione, con le Istituzioni culturali pubbliche e private e con la Collettività isolana tutta, per promuovere la costruzione di una rete di offerta culturale integrata al fine di proporre itinerari tematici sostenibili su scala locale e territoriale, avvalendosi delle più aggiornate tecnologie multimediali per la gestione e la comunicazione “…allo scopo di individuare, salvaguardare, conservare, fruire in modo sostenibile gli spazi fisici legati ai culti, riti, eventi e personalità che hanno determinato tappe significative nella storia, nella cultura e nella tradizione dell’Isola.In questi luoghi si riconoscono le radici di una identità e memoria collettiva, che deve considerarsi irrinunciabile perché fornisce un contributo insostituibile alla valorizzazione diffusa del territorio siciliano”. (art. 1 del D.A. 8410 del 3.12.2009).
La Carta Regionale dei Luoghi potrà fornire nuove opportunità ad aree territoriali marginali rispetto ai principali flussi di visita, proponendo itinerari spesso inesplorati, attraverso luoghi e percorsi che caratterizzano la ricca complessità dei paesaggi culturali siciliani.
L’ ARCHIVIO LIM (rinnovato) consente una consultazione sistematica per Comuni, Province, categorie e sottocategorie, anche per agevolare l’apporto della Collettività isolana all’implementazione dei luoghi dell’Identità e della Memoria. http://www.centrorestauro.sicilia.it/read.asp?Id=270
“Cosa nostra S.p.A” del magistrato Sebastiano Ardita
Si infiltra, striscia e si mimetizza. Come una spira famelica che cambia pelle, la mafia si è trasformata, sul modello catanese, in una grande impresa, potente ed organizzata, insinuandosi silenziosamente nel tessuto economico. Un’analisi profonda ed arguta, che racconta con coraggio la metamorfosi di un’organizzazione criminale, che “oggi si nutre di concorso esterno”.
Il magistrato Sebastiano Ardita, membro del Csm di Autonomia e Indipendenza, traccia l’evoluzione di un sistema che non si fonda più su omicidi, violenze ed intimidazioni, ma corruzione e collusione.
“Cosa nostra S.p.A.” edito da Paper First, è l’ultimo saggio del procuratore siciliano che prosegue dopo “Catania Bene”, nello svelare il governo mafioso pronto a dare l’assalto a finanza e politica. Dieci capitoli che ripercorrono le tappe di una storia criminale e violenta che ha marchiato a sangue la Sicilia caratterizzando uno dei periodi più bui della storia italiana.
Ricordi, aneddoti, racconti, riferimenti ad inchieste giudiziarie che hanno messo alla sbarra i potenti di “Cosa Nostra”, animano il libro che riesce a descrivere ciò “che non ha un corpo”, ma ha solo un “nome”: mafia.
continua..su BlogSicilia
Biogas a Pozzallo, tutti dicono di aver vinto. Dicono
Con riferimento alla vicenda biometano ed alle diverse interpretazioni date dai soggetti a vario titolo coinvolti, il Consorzio Stradale Zimmardo – Bellamagna, che insieme ad altri privati ha proposto ricorso al T.A.R. Catania per l’annullamento dell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto di produzione di biometano rilasciata dal Comune di Modica alla Biometano Ibleo, per il tramite del suo presidente Dott. Corrado Rizzone Favacchio precisa quanto segue:
all’udienza di oggi avanti al T.A.R., fissata per l’esame della domanda di sospensione della autorizzazione, il Consorzio e gli altri ricorrenti, difesi dall’Avv. Francesco Stornello, anche alla luce degli impegni assunti dal Sindaco di Modica e dalla Ditta avanti al Soprintendente ai Beni Culturali di Ragusa e d’altronde della complessità delle questioni oggetto del ricorso, hanno proposto alla Biometano Ibleo di soprassedere dall’iniziare i lavori fino alla decisione del ricorso nel merito, contestualmente chiedendo al T.A.R. di fissare sollecitamente la relativa udienza.
Sull’accordo delle parti, il T.A.R. ha accolto la richiesta dei ricorrenti e disposto che la causa venga discussa all’udienza del 21 ottobre prossimo, senza pronunciarsi sulla domanda di sospensiva: infatti, per effetto di quanto riferito, allo stato nessun interesse hanno più il Consorzio ed i privati alla decisione della relativa istanza.
Le altre parti intervenute nel giudizio (Comune di Modica, Comune di Pozzallo ed Associazione Rifiuti Zero) hanno preso atto di quanto deciso, che consente a tutti i soggetti interessati di avere in tempi brevi una decisione risolutiva sull’intera vicenda, senza che nelle more sia modificato e compromesso l’attuale stato dei luoghi e, quindi, l’assetto del territorio.
Scempio al quartiere Sorda
#MODICA
#CEMENTIFICAZIONE
#NOFUTURO
Qualche settimana fa, molti cittadini modicani si sono rammaricati nel vedere sparire la ricca vegetazione di una villetta di Via Sacro Cuore, dove verosimilmente sarà realizzato un edificio.
Oggi accade la stessa cosa, in un’altra zona della Sorda, all’inizio di Via Risorgimento, lì dove, quasi per ironia della sorte, a settembre scorso, un gruppo di cittadini, con i loro bambini, aveva piantato alcuni alberelli, nell’ambito di un progetto ecologista e di solidarietà sociale.
Gli ultimi spazi ancora verdi del quartiere, con le ultime testimonianze di quella che, una volta, era luogo di villeggiatura estiva per molte famiglie modicane, in questi giorni si estinguono definitivamente, per essere sostituiti dall’ennesima opera di cementificazione.
Date queste premesse, a noi sembra che la città di Modica sia rimasta incagliata ad un concetto di sviluppo tipicamente novecentesco, non solo a causa della mancanza di adeguati strumenti di pianificazione (PRG e piano del verde urbano in primo luogo), ma anche perché chi ha la responsabilità di governare e tutelare il territorio non ha fatto nulla per una conversione della città nuova in termini di ecosostenibilità e di miglioramento della qualità della vita.
Quanto sta accadendo oggi, a Modica, quindi, non è solo l’ennesimo esempio di speculazione edilizia, quanto piuttosto l’evidente prova che gli attuali amministratori non stanno lavorando per i nostri figli e per i nostri nipoti.
E d’altra parte, è altamente improbabile che, fra qualche decennio, questi ultimi potranno ancora votarli….
Cento Passi Modica
Sicilia, da Est a Ovest comuni in fibrillazione per gli impianti di biogas. E a Pozzallo il circolo Legambiente si “autoscioglie”
Un intero comune in fibrillazione, quello di Calatafimi, in provincia di Trapani. Mentre a Pozzallo, in provincia di Ragusa, il circolo di Legambiente ha deciso di autosciogliersi. Sono gli effetti di due progetti per la costruzione di impianti di biogas, attualmente in discussione ai due poli opposti della Sicilia. Tutto cio mentre i pm antimafia di Palermo indagano sul piano regionale per i rifiuti, da anni in calendario e ancora non approvato. E i due progetti privati stridono proprio con quel piano – che prevede una rete di strutture pubbliche – tuttora fermo. Il 28 gennaio i pm hanno ascoltato l’assessore all’energia, Alberto Pierobon. “Spero di avere definitivamente chiarito ogni aspetto che mi riguarda. Ho un progetto da portare avanti e farò di tutto per andare fino in fondo”, ha detto l’assessore ai giornalisti al termine dell’interrogatorio. L’inchiesta riguarda un affare di oltre 15 milioni con al centro l’imprenditore mafioso Vito Nicastri e il faccendiere Paolo Arata, arrestati insieme ai rispettivi figli e ai due funzionari della Regione che avrebbero preso le tangenti, e accusati, a vario titolo, di corruzione e intestazione fittizia di beni. Da questa inchiesta è nato il filone d’indagine, inviata a Roma per competenza territoriale, sulla presunta tangente pagata da Arata all’allora sottosegretario leghista Armando Siri. Per la procura di Palermo il professore genovese era socio occulto di Nicastri, a sua volta indicato come vicino al latitante Matteo Messina Denaro. Proprio Arata cercava di ottenere le autorizzazioni per due impianti di biogas. E uno doveva sorgere a Calatafimi, dove adesso si discute di un altro progetto, presentato da una società dopo che i piani di Nicastri e Arata si sono arenati….continua su Il Fatto Quotidiano
Caccia: si chiude un’altra stagione di sangue
Caccia: si chiude un’altra stagione di sangue, terrore e morte per gli animali selvatici. Il nostro obiettivo è l’abolizione, non ci fermeremo fino a quando non l’avremo raggiunto, #BASTASPARARE
Si conclude domani, 30 gennaio, la stagione venatoria 2019/20. Come ogni anno i circa cinquecentomila cacciatori nazionali lasciano dietro di sé una scia di terrore, sangue e morte. Terrore per i milioni di animali stanati dai loro territori che sono caduti o hanno visto cadere i loro simili sotto il fuoco delle doppiette, sangue versato da cinghiali braccati e rincorsi da mute di cani e battitori umani, morte di un numero incalcolabile di uccelli attratti con l’inganno, dai loro simili usati come richiami, o da strumenti elettronici vietati dalla legge. La stagione di caccia è ogni anno una stagione di morte, anche per quei milioni di animali che vengono acquistati dai cacciatori solo per essere rilasciati sul territorio e poi fucilati.
I dati raccolti da LAV indicano che ogni anno solo fra Lombardia ed Emilia Romagna, i cacciatori acquistano da allevamento e poi liberano sul territorio circa mezzo milione di individui fra fagiani e lepri, all’esclusivo scopo di fucilarli. Animali che, fra l’altro, creano non pochi problemi all’agricoltura, se si pensa che in Lombardia hanno causato il 32% dei danni totali. Ma oltre ad abbattersi sugli animali, la caccia è responsabile di sofferenze e morte causate anche per gli esseri umani. Grazie ai dati raccolti ogni anno dall’associazione Vittime della Caccia, sappiamo che anche questa stagione venatoria lascia dietro di sé un centinaio di vittime umane, fra persone ferite o uccise dai fucili da caccia.
Ogni anno la caccia, esercitata spesso in maniera illegale, causa la morte di milioni di animali per esclusivo divertimento, il ferimento e l’uccisione di decine di persone, l’alterazione degli equilibri ecologici con gravi ricadute sugli animali selvatici e sull’ambiente che fornisce sostentamento per loro e per noi umani. Un’attività così sanguinaria, che la maggioranza dei cittadini vorrebbe abolire per sempre, continua a essere consentita e addirittura promossa, da politici compiacenti che nel migliore dei casi sono del tutto ignoranti in materia, mentre spesso vedono nei cacciatori un bacino di voti dove attingere per i loro interessi.
La nostra
battaglia non si fermerà fino a quando l’ultimo cacciatore non sarà
costretto dalla Legge Italiana a gettare il proprio fucile. Fino a
quando non ci sarà uno STATO CIVILE che impedirà il procurare terrore e
morte agli animali innocenti.
#BASTASPARARE
Pozzallo potrebbe perdere la bandiera blu
Secondo fonti ben informate provenienti dalla FEE ( Foundation for Environmental Education ), cioè il soggetto che conferisce la Bandiera Blu alle località costiere europee e che attraverso organi locali nei singoli Stati ( i comitati nazionali di giuria ) effettua le visite per le città candidate e il monitoraggio di quelle già beneficiarie, sussistono seri rischi di perdita della Bandiera Blu per Pozzallo ed Ispica, stante l’allarme anche mediatico che sta suscitando la imminente costruzione del mega impianto industriale di biometano nell’area tra Pozzallo e Ispica, a ridosso dei rispettivi litorali dove gli ecosistemi costieri e le aree naturali verrebbero contaminati in barba alla legislazione ambientale. Del resto: che fine farebbero i litorali di S. Maria del Focallo, Pietre Nere, Raganzino, Maganuco e Marina di Modica quando il maestrale che soffia da Nord- Ovest porterebbe con sè i miasmi delle concimaie a cielo aperto e della desolforazione? La perdita del prestigioso riconoscimento arrecherebbe danni incalcolabili al turismo.
Ecco perché nel triangolo Modica – Ispica – Pozzallo c’è di più e del nuovo. In risposta alle intimidazioni al Sindaco di Pozzallo, purtroppo, si registrano inedite e pericolose forme di campanilismo assieme alla cocente sfiducia nelle istituzioni. I pozzallesi ancora una volta si sentono espropriati, umiliati e offesi, mentre si moltiplicano i dubbi e le perplessità dei modicani per la decisione del Sindaco Abbate, ormai al servizio del trio La Via – Leocata – Legambiente Regionale e per le contestuali scelte amministrative palesamente contraddittorie. Qual è infatti il senso della partecipazione alla Borsa Mondiale del Turismo Archeologico del 2019 visto che la Necropoli di Bellamagna, a ridosso del costruendo impianto di biometano, sarà appestata dai miasmi e dagli insetti? Siamo in presenza a forme di manicheismo amministrativo che oscillano tra il populismo mediatico ( Modica è stata candidata a Capitale italiana della cultura per il 2021 ) e la sottomissione ai potentati economici esterni ed interni alla città.
Come si fa ad ignorare il volere della comunità scientifica, dei pozzallesi, dei modicani, degli ispicesi, della Chiesa che considera sbagliata non la produzione del biometano ma la localizzazione a Bellamagna?
Si può ammorbare la città di Pozzallo e sacrificare il patrimonio ambientale e naturale, fonte di ricchezza per il turismo ed il suo indotto, sull’altare degli interessi di pochi?
Saranno ancora una volta i cittadini assieme alle forze politiche e sociali responsabili a mobilitarsi nella città di Pozzallo. Nelle prossime settimane ci saranno una serie di iniziative anche eclatanti: la nostra salute, il nostro tessuto socio produttivo, il nostro ambiente e il nostro mare non saranno svenduti alla cordata finanziaria di turno.
Modica 24/01/2020
Giovanni Avola
Trafficanti di apparenze. Il sistema Montante tra segreti e rifiuti
L’inchiesta sul sistema Montante a Caltanissetta svela interessi del leader di Confindustria Sicilia nella gestione del ciclo dei rifiuti. Conferma il ruolo del servizi. Diversi 007 italiani appaiono tra gli indagati. Vi mostriamo per la prima volta le immagini della discarica di Siculiana. Il reportage di Pino Finocchiaro –
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Piante “mangia-smog” per pulire l’aria malata
Ogni ettaro di paulownia, spiegano gli esperti di Coldiretti Padova, è in grado di assorbire dalle 28 alle 32 tonnellate di anidride carbonica all’anno, il tutto con la possibilità di ricavare un legno leggerissimo e al tempo stesso resistente ed elastico dopo cinque-sei anni“.
Spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova: «Da un paio d’anni stiamo lavorando per costruire una rete d’impresa di produttori di paulownia, anzitutto per realizzare una filiera del legno, prodotto ideale per costruire mobili, arnie, ma anche arredi per le navi, considerato il peso ridotto, insieme a stoviglie alternative alla plastica. I numerosi e grandi fiori di questa pianta dal terzo anno possono contribuire a produrre fino a 5 quintali di miele per ettaro, con beneficio anche per le api che si trovano in un ambiente non contaminato perché questa pianta non richiede trattamenti fitosanitari. A questo si aggiunge la capacità delle piante di assorbire molta anidride carbonica fin dai primi mesi di vita, grazie alle gigantesche foglie che possono arrivare a misurare ben 80 centimetri. Attualmente nella nostra regione la paulownia viene coltivata su una superficie di poco più di 200 ettari, di cui 50 a Padova, ma le potenzialità per far crescere la filiera ci sono tutte, a patto che le aziende siano adeguatamente sostenute a livello finanziario, come per le altre coltivazioni, attraverso incentivi ad hoc per incrementarne la produzione. Vanno pertanto gli strumenti adeguati per agevolare il più possibile questa coltivazione che non richiede cospicui investimenti iniziali e che può costituire, per molte imprese, un interessante integrazione al reddito».“
Continua: Padova Oggi
Bruciano rifiuti in area industriale di Modica: denunciati
I Carabinieri della Stazione di Marina di Modica, impegnati tutto l’anno nel contrasto ad ogni forma di illegalità, hanno concentrato nell’ultimo periodo le proprie attenzioni nella zona industriale Asi di contrada Fargione. L’altro giorno hanno individuato all’interno del piazzale di un’azienda impegnata nella commercializzazione di prodotti ittici, due soggetti intenti a bruciare ingenti quantitativi anche di rifiuti plastici e reti da pesca, oggetti che una volta incendiati hanno generato grave inquinamento ambientale e olezzi nauseabondi che avevano invaso l’intera zona produttiva.
Al termine dell’operazione che si è svolta sabato mattina, giornata in cui i due soggetti ritenevano che potessero agire indisturbati, i militari hanno deferito in stato di libertà un uomo di Scicli, di 49 anni ed tunisino, di 57 anni, per i reati di getto pericoloso di cose ed attività di gestione di rifiuti non autorizzata. … continua su RTM
Legambiente si spacca sull’ impianto di biogas a Bellamagna
Il progetto di un impianto di biogas nel Ragusano ha aperto una frattura in Legambiente. Così grande da portare il circolo “a valata” di Pozzallo allo scioglimento, per dissensi sulla linea regionale dell’associazione ambientalista. L’impianto che dovrebbe sorgere in contrada Zimmardo-Bellamagna, a pochi chilometri dal centro di Pozzallo, ma in territorio di Modica, ha messo uno contro l’altro i due comuni. E non solo.
“Pur comprendendo e ribadendo l’importanza dell’utilizzo di fonti energetiche alternative, il loro sviluppo e la loro incentivazione – si legge in una nota del circolo pozzallese – siamo tuttavia convinti che l’installazione di un impianto di tal genere non possa ignorare l’eventuale impatto, e non solo visivo, che esso provocherebbe laddove ubicato. Per questo riteniamo quantomeno inopportuna la realizzazione di un impianto di biogas, come quello in questione, in prossimità di un nucleo abitativo di 20mila abitanti”. Una posizione che cozza con quella di Legambiente regionale che si era espressa positivamente per l’apertura dell’impianto, definendo strategico il ricorso al biogas come fonte rinnovabile….. continua su Repubblica
Pozzallo: il Circolo “a valata” molla gli ormeggi per incompatibilità di vedute con Legambiente nazionale.
Il Circolo Legambiente “a valata” di Pozzallo, nelle scorse settimane, ha avuto occasione di esprimere ripetutamente, nelle sedi appropriate, il proprio disaccordo nei confronti della posizione di Legambiente relativa all’impianto di biogas da realizzarsi a Zimmardo-Bellamagna, a ridosso dell’abitato di Pozzallo.
La scelta del sito, a 800 metri dal confine con il nostro Comune e a 19 chilometri da Modica (non “tra Modica e Pozzallo” come da più parti scritto quasi a far intendere una rassicurante ed indolore equidistanza tra i due Comuni), rappresenta il punto sul quale si addensano le maggiori perplessità.
Pur comprendendo e ribadendo l’importanza dell’utilizzo di fonti energetiche alternative, il loro sviluppo e la loro incentivazione, siamo tuttavia convinti che l’installazione di un impianto di tal genere non possa ignorare l’eventuale impatto, e non solo visivo, che esso provocherebbe laddove ubicato. Per questo riteniamo quantomeno inopportuna la realizzazione di un impianto di biogas, come quello in questione, in prossimità di un nucleo abitativo di 20mila abitanti, peraltro in una zona residenziale e turistica che potrebbe essere fortemente penalizzata da eventuali problemi di malfunzionamento e/o cattiva manutenzione. Quel complesso, nella migliore delle ipotesi lascerebbe una vistosa ed indelebile cicatrice nel paesaggio circostante.
La nostra città, ancora una volta, è vittima di scelte proditorie e scellerate, operate da amministratori del comune di Modica, da politici e da imprenditori per nulla sensibili alle esigenze e alle problematiche di una intera popolazione. L’“accerchiamento” subito dal nostro territorio, con gli effetti negativi causati dalle pluriennali emissioni tossiche del cementificio, dai fumi della ferriera e dal forte impatto ambientale della zona industriale, sembra non aver mai fine.
Siamo altresì convinti che tra i compiti e le missioni di una associazione ambientalista vi sia anche quello di tener conto delle giuste e motivate istanze che provengono dai cittadini che essa stessa intende tutelare e rappresentare, senza per questo lasciarsi suggestionare o influenzare dal clima dominante o da comode ed opportunistiche prese di posizione. Tra i componenti del Circolo c’è chi, da sempre, è abituato a combattere e lottare controcorrente, incurante del fatto di essere in netta minoranza e per questo pronto anche a pagare di persona e subire boicottaggio ed isolamento, a livello umano e professionale.
La DELOCALIZZAZIONE dell’impianto rimane, dunque, PRIORITARIA e FONDAMENTALE per i soci e per il direttivo del Circolo “a valata”.
Tale posizione è stata però valutata come incompatibile con quella ufficiale di Legambiente.
Essendo comunque determinati a difendere e portare avanti la nostra linea, ma, nello stesso tempo, non intendendo infrangere le regole dell’Associazione, così come ci è stato restituito dai vertici di Legambiente, riteniamo più opportuno liberarci dal vincolo associativo. Questa decisione, presa all’unanimità, è frutto di una ponderata e serena discussione all’interno del gruppo, scevra da qualsiasi motivazione polemica ed esclusivamente mirata al raggiungimento di un preciso obiettivo: NO BIOGAS A BELLAMAGNA.
Per i motivi sopraesposti il circolo Legambiente “a valata” Pozzallo, riunito in assemblea, in data 11 gennaio 2020 comunica lo scioglimento dello stesso. Fonte Official page Facebook
Legambiente? “Una lobby economico-politica”. L’accusa degli altri ambientalisti
Scontri con gli altri ambientalisti. E liti in casa propria
Nel
2010 Exalto è stata tra i promotori insieme ad Azzero CO2 di un
progetto per installare un mega impianto fotovoltaico su 26 ettari di
terreno a Cutrofiano, in provincia di Lecce. L’iniziativa aveva avuto
l’appoggio di Legambiente, ma alla fine non se ne è fatto più nulla per
l’opposizione di alcuni comitati ambientalisti locali e di Italia
Nostra. Quello di Cutrofiano non è il solo scontro tra Legambiente e
altre organizzazioni ambientaliste. Dissidi che a volte si sono
consumati all’interno della stessa onlus. Come nel 2008, quando tutti i
soci del circolo di Legambiente di Carovigno (Brindisi) si sono dimessi, dopo aver denunciato la trasformazione dell’associazione in “una multiservizi buona per ogni attività” e la mancanza di democrazia interna. Un destino seguito due anni più tardi dal circolo di Milano Ovest,
che tra l’altro ha accusato i vertici di non consentire un dibattito
interno adeguato su una tematica complessa come quella del fotovoltaico
su terreni agricoli. Peggio è andata al circolo di Manciano
(Grosseto), che per le sue battaglie contro gli impianti di
fotovoltaico industriale in Maremma nel 2011 è stato addirittura espulso
dall’associazione verde.
Le fonti rinnovabili, appunto. Legambiente le appoggia senza se e senza ma, anche a danno del paesaggio sostengono altre associazioni e comitati ambientalisti, come la già citata Italia Nostra e la Rete della Resistenza sui Crinali, attiva soprattutto in Toscana ed Emilia Romagna per contrastare lo sviluppo indiscriminato dell’eolico, che si sono battute contro progetti in cui Legambiente ha giocato un doppio ruolo. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese, contando su uno studio di impatto ambientale realizzato niente meno che da Ambiente Italia, società partecipata da alcuni dirigenti di Legambiente. Dinamica analoga in Toscana, dove Cecilia Armellini da un lato era tra i vertici della onlus verde, dall’altro si muoveva a favore della Carpinaccio srl per ottenere l’approvazione di progetti eolici.
“La dirigenza nazionale di Legambiente ha dimostrato uno zelo eccessivo nella condiscendenza verso impianti industriali di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili fino a teorizzare il teorema dell’eolico senza se e senza ma – accusa il coordinatore della Rete della Resistenza sui Crinali Alberto Cuppini -. Tale zelo rischia di portare a potenziali conflitti di interesse”. Signorini di Italia Nostra difende molte sezioni locali dell’associazione ambientalista, che “svolgono azioni positive contro il consumo del territorio. Ma – aggiunge – i vertici fanno parte di una vera e propria lobby legata ai poteri economici e al mondo politico, con potenziali e gravi conflitti di interesse. Per noi invece il paesaggio va tutelato, è la nostra ricchezza. Non può pertanto essere straziato in nome delle energie rinnovabili improduttive”……continua su il Fatto Quotidiano