IL DOPPIO GIOCO FA MALE ALLA CITTÀ
IL DOPPIO GIOCO FA MALE ALLA CITTÀ
Nel febbraio del 2019 il Comune di Modica (vedi La Sicilia del 2 gennaio di quest’anno) partecipa alla Borsa Mondiale del Turismo Archeologico (TourisMa) prospettando, implicitamente con questa scelta un indirizzo condivisibile di crescita sostenibile della nostra Città.
Ma lo stesso Comune sei mesi dopo, nell’agosto del 2019, autorizza un mega impianto industriale di produzione di Biometano nel cuore della Necropoli di Zimmardo-Bellamagna, compiendo in tale modo una scelta gravissima di aggressione violenta nei confronti di un’area di rilevante interesse archeologico e di straordinario pregio naturalistico e paesaggistico.
Evidentemente, rispetto alle teorie generali e alle esperienze concrete indicate dalla Borsa Mondiale del Turismo Archeologico, le pressanti richieste dei potentati economici locali, che peraltro hanno dimostrato di avere una certa influenza elettorale, hanno avuto almeno sinora il sopravvento.
Non intendo in questa sede approfondire i limiti profondi e i danni enormi che questo modo di amministrare ha arrecato e arreca alla nostra Città; ne’ intendo riproporre i motivi – già pubblicamente espressi- per i quali considero profondamente sbagliata non certamente la produzione di Biometano ma la localizzazione inaccettabile dell’impianto.
Mi interessa porre una sola domanda a tutti coloro che hanno a cuore veramente il bene comune e il futuro della nostra Città: voi siete davvero convinti che la scelta di realizzare l’impianto di Biometano in contrada Bellamagna, in dispregio dei valori della cultura, dell’archeologia, della natura, del paesaggio rurale e mediterraneo, non comprometterà, in modo definitivo, la candidatura di Modica a Capitale della Cultura italiana 2021 ?
Concetto Scivoletto
Relazione semestrale della Dia: preoccupante aumento dei crimini ambientali
Crimini ambientali in “preoccupante estensione” – I crimini ambientali sono “in preoccupante estensione” poiché coinvolgono “trasversalmente, interessi diversificati” e va ad “interferire sull’ambiente e sull’integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita”. La gestione illegale dei rifiuti, dicono gli analisti della Direzione investigativa antimafia, “è purtroppo in costante espansione ed oggi appare ancor più superfluo affermare quanto essa rappresenti uno dei settori di maggiore interessi per le organizzazioni criminali, attratte da profitti esponenziali e di difficile misurazioni”. Ma se questo è possibile non è solo colpa dei mafiosi: “Nei reati connessi al traffico illecito dei rifiuti si intrecciano condotte illecite di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo, dalla raccolta allo smaltimento: non solo elementi criminali, ma anche imprenditori ed amministratori pubblici privi di scrupoli“…….continua su Il Fatto Quotidiano
Biogas: quali rischi per la salute umana?
Nel 2015 il Legislatore, con la Legge n. 68/2015, ha introdotto all’interno del codice penale il Titolo VI-bis, rubricato “Dei delitti contro l’ambiente” prevedendo diverse fattispecie di reato in materia ambientale da cui far discendere -anche- la responsabilità per gli enti ai sensi dell’art. 25-undecies del D.Lgs. n. 231/2001.
Di recente la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25049/2019 del 5 giugno scorso, è tornata ad analizzare il reato di inquinamento ambientale…..continua
Quanto ai concetti di compromissione e deterioramento, si legge invece nella pronuncia, essi “consistono in un’alterazione, significativa e misurabile, della originaria consistenza della matrice ambientale o dell’ecosistema, caratterizzata rispettivamente da una condizione di squilibrio funzionale, incidente sui processi naturali correlati alla specificità della matrice o dell’ecosistema medesimi o da una condizione di squilibrio “strutturale”, connesso al decadimento dello stato o della qualità degli stessi”.
IMPIANTO BIOGAS I CITTADINI TORNANO A RIUNIRSI
Assemblea cittadina lo scorso 7 gennaio che non lascia spazio a dubbi e tentennamenti ma che piuttosto rilancia un assordante e cristallino “NO” all’impianto industriale di biogas alle porte di Pozzallo. La sala convegni dello Spazio Cultura “Meno Assenza” mai aveva visto un pubblico così numeroso, così tante le presenze su entrambi i livelli della struttura, da lasciare in piedi decine di cittadini attenti e “concentrati” che dal primo all’ultimo momento non si sono persi nemmeno una sillaba di ciascun intervento fatto….continua su RTM
La procura di Palermo indaga sul piano regionale dei rifiuti mai approvato
L’indagine che ha portato all’arresto del “re” dell’eolico e del faccendiere vicino alla Lega nata da un giro di mazzette per facilitare gli iter che dovevano portare all’approvazione di progetti in materia di biometano, ha portato all’apertura di un nuova costola. “Restiamo a completa disposizione dei pm per chiarire eventuali dubbi su questo fondamentale strumento per la Sicilia”, dice l’assessore regionale all’Energia….continua su Il Fatto Quotidiano
..e le stelle girano
Necropoli di Zimmardo Bellamagna
Un Paese che distrugge il suo suolo distrugge se stesso. | A Nation that destroys its soils destroys itself.
(Franklin Roosevelt)
Tempo, sei Maestro. Il nuovo libro di Salvatore Poidomani
LA NARRAZIONE CORALE DI SALVATORE POIDOMANI E LE RIFLESSIONI ESISTENZIALI DEL SUO “TEMPO, SEI MAESTRO”.
di Alessandro Centonze | Dic 31, 2019 |
Salvatore Poidomani è – come si diceva una volta – un gentiluomo modicano ed è uno dei più noti avvocati penalisti iblei; ha anche avuto importanti incarichi rappresentativi nel mondo dell’avvocatura associata, che lo hanno fatto conoscere e apprezzare dal grande pubblico forense.
A questo impegno professionale, negli ultimi anni, Salvatore Poidomani ha affiancato il suo cimento nel mondo della narrativa, iniziato nel 2016 con il bel libro di racconti intitolato Il venditore di mandarini, nel quale descriveva con sapienza e ironia una variegata umanità, che incontrando il mondo della giustizia, trovava nel disincanto e nel buon senso lo strumento per evitare di essere sopraffatta dalla burocrazia giudiziaria.
Dopo questa prima, già riuscita prova letteraria, Salvatore Poidomani torna a cimentarsi con la scrittura narrativa, pubblicando per la Casa editrice Prova d’Autore il romanzo Tempo, sei maestro, che conferma la voce forte della sua ispirazione letteraria e ce lo fa collocare tra le voci più belle della narrativa isolana.
Occorre dirlo subito: Tempo, sei maestro è uno splendido romanzo sulle stagioni della vita e sulle passioni, diverse e altalenanti, che governano l’incedere dell’età; non è, per fortuna dei lettori, un romanzo giallo o di matrice noir; non è, per fortuna del suo autore, un romanzo di ispirazione camilleriana.
Questa riuscita fatica letteraria di Salvatore Poidomani è essenzialmente un racconto sulle stagioni della vita e sulle passioni che governano l’esistenza umana, valutate con un racconto corale e delicato, inserito in un mondo, quello ibleo mediterraneo, che non è mai dominante – come in tante opere di emuli camilleriani –, costituendo lo sfondo potente ma discreto di questa riflessione esistenziale.
Il racconto è incentrato su tre figure principali, ciascuna delle quali costituisce un segmento della riflessione sull’esistenza umana, condotta da Salvatore Poidomani attraverso la ricerca della propria identità sviluppata dai protagonisti del racconto: quella del giovane migrante, Majdi, che insegue la verità su se stesso e sulle sue origini, cercando di scoprire la sua identità, individuale ed etnica; quella di un insegnante, il professor Carmelo Fisino, ormai vicino alla pensione, che insegue la chiusura del suo cerchio interiore, tra dilemmi ideologici e stanchezze esistenziali, che cerca un’identità culturale, che dia un senso al suo quarantennale lavoro; quella di un pittore solitario, il Maestro, che cerca all’inizio del libro una tela della sua gioventù, ma che il fondo cerca o, per meglio dire, insegue, il colore indefinito del mare, che è lo stesso mare dei migranti di Majdi, splendidamente descritto da Fuocoammare di Gianfranco Rosi.
Il bellissimo romanzo di Salvatore Poidomani, dunque, è un racconto sulla ricerca della propria identità condotta dai tre protagonisti, che è anzitutto una riflessione sulle stagioni della vita, che seguono l’incedere dell’esistenza umana: quella della gioventù, rappresentata da Majdi; quella della maturità, rappresentata dal professor Fisino; quella della vecchiaia, rappresentata dal Maestro…...continua
Il percorso narrativo di Salvatore Poidomani sulla pittura, infine, viene suggellato dalla bellissima copertina, che riproduce il dipinto “Finestra sul mare” di Giuseppe Colombo, eccelso esponente della Scuola di Scicli.
Consiglio a tutti i lettori di immergersi nella lettura di questo bellissimo racconto della Sicilia mediterranea, iconografica ma non oleografica, dal quale rimarranno affascinati, guidati dalla sapiente mano narrativa di Salvatore Poidomani.
Servizio VMG
Impianto di Biogas, interviene il Vescovo
Nei giorni scorsi il Sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha inviato una nota al Vescovo di Noto per chiedere il suo autorevole intervento sulla problematica dell’impianto di biometano che si vorrebbe realizzare in contrada Zimmardo-Bellamagna.
Nello scritto il primo cittadino di Pozzallo afferma che lo scorso 18 febbraio, in concomitanza con la visita del Cardinale Gualtiero Bassetti, è stato sottoscritto tra la Diocesi di Noto e le Amministrazioni Comunali di Avola, Ispica, Modica, Noto, Pachino, Portopalo, Pozzallo, Rosolini e Scicli un “Impegno per il bene comune nel solco di Giorgio La Pira e del suo sogno di costruire città vive”.
Al primo punto dell’Impegno sottoscritto, prosegue la nota, è indicata la necessità di “consultarsi in maniera permanente sui temi di interesse comune per lo sviluppo del territorio, incontrandosi tutte le volte che si rende necessario” ed a seguire è stato concordato di “costruire un rapporto di reciproca solidarietà per essere ciascuno al fianco dell’altro su temi di interesse prioritari delle singole città” ed inoltre di “ verificare e trovare una mediazione e una sintesi laddove alcuni interessi tra le città dovessero configgere”.
In particolare proprio su questo punto previsto nell’Impegno, conoscendo la sua particolare attenzione e sensibilità alla problematica – aggiunge il Sindaco Ammatuna – desidero esternarle le mie preoccupazioni per quanto sta succedendo nella mia città a proposito dell’ipotesi di realizzare un impianto di biometano, ubicato in territorio di Modica ma a poche centinaia di metri dal confine con il comune di Pozzallo e vicino ad insediamenti abitativi.
I cittadini di Pozzallo si sono ribellati in massa contro quello che ritengono un sopruso, in questa azione supportati da tantissimi abitanti di Modica che ritengono l’insediamento dell’impianto nella zona di Zimmardo-Bellamagna una profonda ferita inferta ad un territorio di notevole pregio paesaggistico.
Le confesso la mia preoccupazione per eventuali degenerazioni della situazione e chiedo un suo autorevole intervento, nel caso lo ritenga opportuno nel rispetto della sua missione, per convocare un’assise degli enti sottoscrittori dell’ Impegno per il bene comune avente come ordine del giorno la problematica suindicata.
Alla richiesta del primo cittadino di Pozzallo il Vescovo di Noto ha celermente risposto, con una nota con la quale lo ringrazia vivamente “per l’attenzione da Lei rivolta all’ “Impegno per Bene Comune” sottoscritto dai nove Comuni ricadenti nel territorio della Diocesi di Noto, che vuol essere uno strumento di orientamento per la risoluzione di particolari problematiche sociali che richiedono un maggior apporto collettivo delle istituzioni e della società civile.
“In merito alla Sua richiesta – prosegue Mons. Staglianò – e alla problematica da Lei esposta con Lettera del 20 Dicembre 2019, riguardante il vasto tema dell’ambiente che è sempre più oggetto di interesse non solo della comunità politica e del campo della scienza ma di tutta l’opinione pubblica, desidero richiamare quanto insegnato da Papa Francesco nella Enciclica Laudato si: “Ci sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere un consenso. Ancora una volta ribadisco che la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune” (LS 188).
“A partire da quanto affermato dal Papa – continua la risposta del Vescovo di Noto – sento quindi anch’io il dovere di invitare ad affrontare insieme un “dibattito onesto e trasparente”, affinché la problematica in oggetto riguardante come Lei scrive la realizzazione di un “impianto di biometano” possa trovare presto una soluzione all’insegna del bene comune. Nel dibattito auspicato è imprescindibile un attento riferimento al diritto ma il coinvolgimento attivo e spontaneo di numerosi cittadini di Pozzallo e Modica nella problematica, come Lei testimonia, è un buon segno che indica già un inizio positivo per la ricerca del bene comune, ed è ancora Papa Francesco ad illuminarci in tal senso: “Poiché il diritto, a volte, si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali. D’altra parte, le legislazioni municipali possono essere più efficaci se ci sono accordi tra popolazioni vicine per sostenere le medesime politiche ambientali” (LS 179).
“Alla luce di quanto fin qui considerato – conclude il Vescovo Staglianò – per rendere operativo l’Impegno per il Bene Comune a suo tempo sottoscritto, incarico il mio vicario episcopale per la pastorale sociale don Salvatore Cerruto di convocare un incontro tra le varie parti interessate al fine di poter affrontare costruttivamente il dibattito sopra indicato”.
“Ringrazio Mons. Staglianò – afferma il Sindaco di Pozzallo – per la disponibilità e la celerità con la quale ha dato risposta al mio invito e credo che il suo autorevole intervento possa facilitare la risoluzione di una problematica che sta tenendo in allarme l’intera città”.
Senza la legge sulla canapa, a perdere è la Sicilia
La politica non riesce a regolamentare un settore che nel resto del mondo è in forte crescita. A Ragusa la multinazionale Canapar ha investito 16 milioni per la trasformazione a fini industriali. Qui conferiscono tanti piccoli produttori. Che però adesso hanno paura
Neanche stavolta ce l’hanno fatta. Il settore della produzione e della lavorazione della canapa in Italia resta nel limbo. E a perderci è soprattutto il Sud Italia. Perché è in Sicilia, in Puglia, in Campania che si concentra la gran parte delle coltivazioni di un settore che nel resto del mondo cresce a tassi impressionanti (+40 per cento in Nord America) e che invece nel Belpaese resta al palo, imbrigliato da una confusione creata ad arte e che mischia volutamente business molto diversi tra loro.
I due subemendamenti alla manovra economica – presentati dal Movimento 5 stelle e che sono stati a un passo dall’approvazione in Senato – prevedevano di fissare finalmente regole certe per il settore: l’aumento del tetto di Thc (il contenuto di tetraidrocannabinolo, cioè il principale principio attivo della cannabis) da 0.2 a 0.5, percentuale indicata da moltissimi studi accreditati come quella più corretta. Sotto quella soglia cioè la cannabis non si può considerare stupefacente. Al momento le soglie consentite sono 0.2 per cento di Thc in negozio, 0.6 nel campo. In più la proposta legislativa prevedeva un’imposta a partire dal 2020: 12 euro a tonnellata per la biomassa di canapa (quella a fini industriali) e 0,40 euro per grammo per infiorescenze e derivati.
Per alcuni giorni – quelli che hanno separato l’approvazione in commissione Bilancio all’approdo a Palazzo Madama – i tanti addetti ai lavori del settore hanno gioito. Perché il traguardo atteso, una regolamentazione non opprimente che desse certezza a chi ha investito, sembrava a un passo. E invece tutto è sfumato di fronte a una parola: «Inammissibile». Pronunciata dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Regolamentare la produzione e la lavorazione della canapa non può essere oggetto di voto insieme alla manovra finanziaria. E così anche stavolta si perde l’occasione di fare ordine in Italia in un settore che conta tremila aziende e diecimila dipendenti.
In Sicilia sono circa duecento le partite Iva nate fra produzione, trasformazione, commercializzazione e servizi legati al mondo della canapa. E circa cinquecento ettari coltivati, di cui la gran parte nelle province orientali dell’isola. A farla da padrona è soprattutto Canapar, multinazionale canadese che ha deciso di investire nel Sud Europa. A Ragusa, con un investimento di 16 milioni di euro, è stato realizzato il più grande impianto di lavorazione e trasformazione del continente e tra i più grandi del mondo, con una capacità di produrre seicento tonnellate all’anno di biomassa e in cantiere una seconda linea che raddoppierà la produzione. L’impianto si estende su 14mila metri quadrati nella zona industriale di Ragusa, con due capannoni e diversi centri di estrazione. Si producono materie prime per la farmaceutica, la cosmetica, oli per alimenti e prodotti per la bioedilizia con i materiali di scarto. Dà lavoro a una ventina di impiegati, ma nei prossimi quattro mesi sono previste altre 50 assunzioni. Qui conferiscono 54 produttori siciliani.
Sebastiano Conti – azienda nella piana di Catania, a Lentini – è uno di loro. «L’anno scorso abbiamo prodotto 700 quintali su 40 ettari. Tutta venduta. E poi la canapa è un prodotto che serve a migliorare e rinvigorire il terreno. Noi coltiviamo anche grano, riso, cereali, foraggere, tutti biologici, e la canapa è ideale per completare una rotazione triennale nei terreni». Ora però i dubbi rischiano di fermare tutto. «C’è una confusione enorme, coltivare ti espone a rischi perché si lavora con tanti punti interrogativi. Da noi è venuta anche la polizia a fare controlli nei campi, ed è risultato tutto a posto. Per il prossimo anno avevo in programma di estendere la coltivazione a cento ettari, perché c’è molto interesse. Oltre a Canapar, infatti, anche altre aziende non siciliane sono venute a vedere il nostro prodotto. Ma continuerò solo se si farà chiarezza». ……Continua su https://meridionews.it/articolo/83765/bilancio-della-regione-lallarme-della-corte-dei-conti-parecchio-disavanzo-e-fondi-vincolati-per-3-miliardi/
Grosseto, emissioni dannose per la salute: il Tribunale stabilisce che a queste condizioni l’inceneritore di Scarlino non deve più riaprire.
Una sentenza storica che potrebbe cambiare il modello di gestione dei rifiuti in Toscana e non solo. Il Tribunale di Grosseto ha depositato mercoledì la sentenza sull’inceneritore della piana di Scarlino che ha dato ragione ad ambientalisti, singoli cittadini e due associazioni (Stabilimenti Balneari e Coldiretti) che avevano fatto causa civile alla Scarlino Energia per le immissioni inquinanti dello stabilimento che ogni anno dovrebbe bruciare più di 300mila tonnellate di rifiuti. È la prima volta che a fare causa contro una società che gestisce un impianto di incenerimento sono più di 90 soggetti (per questo molti hanno parlato di “class action”) e soprattutto mai era stata intentata per immissioni di tale portate. L’impianto è già chiuso dal 2015 dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato che bocciava la quinta autorizzazione a bruciare concessa prima dalla Provincia e, dal 2015, dalla Regione Toscana, ma da mercoledì i giudici di Grosseto hanno stabilito che, a queste condizioni, non riaprirà più inibendo “la prosecuzione dell’attività del medesimo impianto nella sua attuale configurazione in quanto suscettibile di produrre le suddette immissioni”.
La sentenza – La sentenza con cui i giudici del Tribunale di Grosseto hanno dato ragione alle associazioni ambientaliste è arrivata dopo un anno e mezzo di lavoro dei consulenti tecnici che, aiutati da medici in grado di valutare le patologie più frequenti nell’area dell’impianto, hanno definito “insostenibile” nella sua “attuale configurazione impiantistica e gestionale” e “da un punto di vista ambientale e/o sanitario” la ripresa delle attività dell’impianto di Scarlino. Non solo: secondo i consulenti del Tribunale, le immissioni degli ultimi anni avrebbero provocato “sia rischi sanitari certi, sia rischi sanitari probabili nel tempo”. Per questo, scrivono i giudici, “deve dunque ritenersi che l’impianto nel suo attuale stato e nella configurazione in cui si trova, qualora messo in funzione sia suscettibile di produrre tutta una serie di immissioni dannose per la salute”. Come dire: il diritto alla salute viene prima di tutto. La sentenza viene considerata storica anche perché apre alla possibilità che un impianto di smaltimento rifiuti possa essere bloccato o chiuso nel caso si dimostri che produca emissioni pericolose per la salute dei cittadini…. continua