Ambiente Ibleo – Portale ambientalista del Sud-Est Siciliano


Ricorso al TAR avverso l’impianto di Biometano a Zimmardo-Bellamagna

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 18 Novembre 2019

E’ stato notificato al Comune di Modica il Ricorso al Tar presentato dal Consorzio Stradale Bellamagna Zimmardo e dai rappresentanti delle comunità di Bosco Pisani, Danieli, Pozzallo, Bellamagna, Zimmardo, Marina di Modica in riferimento all’impianto di biometano che dovrebbe sorgere in contrada Zimmardo Bellamagna (foto). “Molti i punti controversi nel progetto non convincono a detta dei proponenti – si legge nella nota inviata alla nostra redazione – a cominciare dalla totale assenza della Sovrintendenza nel procedimento di autorizzazione di un impianto che ricade in area comunque vincolata e che ricadrebbe addirittura, secondo la Vas del Comune di Modica, parzialmente in esso. Tra l’altro l’industria in oggetto è stata giustamente classificata dal Suap come insalubre e, considerando l’esistenza di varie abitazioni nelle immediate vicinanze dell’impianto, le norme di cui sopra appaiono disattese nel processo di valutazione che ha portato all’emissione dell’autorizzazione da parte dell’amministrazione del Comune di Modica, anche in relazione al fatto che – chiude la nota – l’area dell’impianto si localizza al limite di una linea di faglia che confluisce nel sistema idrico potabile di Marina di Modica ed ad un sistema idrogeologico particolarmente delicato”. … continua su Corriere di Ragusa

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Il Piano Paesaggistico a Zimmardo Bellamagna

Posted in Biogas Zimmardo,Documenti,Pubblica Evidenza by admin on 1 Novembre 2019

Come si può facilmente visionare collegandosi al portale della Regione Siciliana in riferimento alle carte tematiche del Piano Paesaggistico della Provincia di Ragusa introdotto nel 2010 ed approvato definitivamente il 5 aprile 2016, l’area comprendente cava Zimmardo-Bellamagna, cava Gisana, cava Mele e serra Amenta, risulta accorpata all’interno dello stesso ambito di tutela e normata dal Piano Paesistico.

Nello specifico, l’ambito di tutela 10, riferendosi al “paesaggio locale” inserisce fra gli obiettivi di tutela del piano:
Conservazione e recupero dei valori paesistici, ambientali, morfologici e percettivi del paesaggio agrario, urbano e costiero;
conservazione del patrimonio storico-culturale (architetture, percorsi storici e aree archeologiche) e valorizzazione delle risorse paesaggistiche nell’ottica di un potenziamento del turismo culturale sostenibile;

10c. Aree di interesse archeologico Convento della Madonna delle Milizie, Arizzi, Trippatore, Grimaldi, Fondo Longo, Bosco Pisana, Roccasalvo. Valentino, C.da San Biagio
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso
misure orientate a:
– miglioramento della fruizione pubblica delle aree archeologiche;
– tutela secondo quanto previsto dalla normativa specificata dalle Norme per la componente “Archeologia”.
10d. Paesaggio del Torrente Corvo
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– recupero paesaggistico-ambientale ed eliminazione dei detrattori e tutela delle formazioni ripariali;
– garantire che gli impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili conseguiano un miglioramento della qualità paesaggistico-ambientale tramite la realizzazione di aree boscate, fasce tampone e potenziamento rete ecologica;
– favorire la realizzazione di una fascia di verde, anche con specie arboree, con la finalità di mitigazione e schermatura paesaggistica;
– garantire che le serre si distanzino adeguatamente dalle sponde del fiume in modo che l’osservatore percepisca l’elemento paesaggistico in una dimensione otticospaziale che ne restituisca quanto più possibile la completezza e i rapporti tra i vari elementi costituenti.
10e. Paesaggio dei territori coperti da vegetazione di interesse forestale
(vegetazione forestale in evoluzione di cui al D.Lvo 227/01)
Livello di Tutela 1
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– mantenimento dell’attività e dei caratteri naturali del paesaggio;
– conservazione dei valori paesaggistici, contenimento dell’uso del suolo,
salvaguardia degli elementi caratterizzanti il territorio;
– recupero paesaggistico con particolare attenzione alla qualità architettonica del
costruito in funzione della mitigazione dell’impatto sul paesaggio;
– contenimento delle eventuali nuove costruzioni, che dovranno essere a bassa
densità, di dimensioni tali da non incidere e alterare il contesto generale del
paesaggio agricolo e i caratteri specifici del sito e tali da mantenere i caratteri
dell’insediamento sparso agricolo e della tipologia edilizia tradizionale;
– tutela dei valori percettivi del paesaggio e delle emergenze geomorfologiche.
In queste aree non è consentito:
– attuare interventi che modifichino il regime, il corso o la composizione delle acque,
fatte salve le esigenze di attività agricole esistenti;
– realizzare discariche di rifiuti solidi urbani, di inerti e di materiali di qualsiasi genere;
– realizzare cave;
– realizzare impianti eolici.
10o. Paesaggio delle aree boscate e vegetazione assimilata
Livello di Tutela 3
Obiettivi specifici. Tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico attraverso misure orientate a:
– mantenimento nelle migliori condizioni dei complessi boscati;
– potenziamento delle aree boscate, progressivo latifogliamento con specie autoctone;
– conservazione del patrimonio naturale attraverso interventi di manutenzione e
rinaturalizzazione delle formazioni vegetali, al fine del potenziamento della
biodiversità;
– tutela degli elementi geomorfologici;
– valorizzazione delle aree boscate anche in funzione ricreativa;
– mantenimento dei livelli di naturalità e miglioramento della funzionalità di
connessione con le aree boscate;
– miglioramento della fruizione pubblica, recupero e valorizzazione dei percorsi
panoramici, con individuazione di itinerari finalizzati alla fruizione dei beni naturali e
culturali.
In queste aree non è consentito:
– attuare le disposizioni di cui all’art. 22 L.R. 71/78 e le varianti agli strumenti
urbanistici comunali ivi compresa la realizzazione di insediamenti produttivi previste
dagli artt.35 l.r. 30/97, 89 l.r. 06/01 e s.m.i. e 25 l.r. 22/96 e s.m.i.;
147
– realizzare nuove costruzioni e aprire nuove strade e piste, ad eccezione di quelle
necessarie all’organo istituzionale competente per la migliore gestione dei complessi
boscati e per le proprie attività istituzionali;
– realizzare infrastrutture e reti;
– realizzare tralicci, antenne per telecomunicazioni ad esclusione di quelle a servizio
delle aziende, impianti per la produzione di energia anche da fonti rinnovabili
escluso quelli destinati all’autoconsumo e/o allo scambio sul posto
architettonicamente integrati negli edifici esistenti;
– realizzare discariche di rifiuti solidi urbani, di inerti e di materiale di qualsiasi genere;
– realizzare serre;
– effettuare movimenti di terra che trasformino i caratteri morfologici e paesistici;
– realizzare cave;
– effettuare trivellazioni e asportare rocce, minerali, fossili e reperti di qualsiasi natura,
salvo per motivi di ricerca scientifica a favore di soggetti espressamente autorizzati.

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Impianti a Biogas: a chi conviene?

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo,Pubblica Evidenza by admin on 27 Ottobre 2019


C’è molta confusione sulla reale tipologia di questi impianti e sulle ricadute ambientali. Facciamo chiarezza.

L’idea della produzione di biogas è nata per valorizzare i rifiuti reflui, le deiezioni animali, gli scarti dell’industria e per valorizzare e sfruttare a pieno questo materiale in un’ottica di economie circolari

Esistono centrali di tre tipi a) a biomasse solide (legno, cippato, paglia, ecc.), sono impianti tradizionali con forno di combustione della biomassa solida, caldaia che alimenta una turbina a vapore accoppiata ad un generatore. b) a biomasse liquide (oli vari: palma, girasole, soia,ecc.); sono impianti, alimentati da biomasse liquide (oli vegetali, biodiesel), costituiti da motori accoppiati a generatori (gruppi elettrogeni). c) a biogas ottenuto da digestione anaerobica (utilizzando vari substrati: letame, residui organici, mais o altro). Da tener presente che una centrale a biogas con colture dedicate può ricorrere legalmente anche alla Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani) in base al DL n°387 del 29/12/2003 e alla sentenza del Consiglio di Stato Sez. V n°5333 del 29/07/2004.

Il digestato è un rifiuto (codice CER: 190600-03-04-05-06).
Il gas captato dalle vasche di fermentazione viene immesso in centrali a gas con motori con potenza solitamente inferiore a 1MW elettrico, dove per mezzo della combustione produce energia elettrica e calore.

A chi servono queste centrali?
Servono agli imprenditori che realizzano l’opera, per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le “fonti rinnovabili”. Senza incentivi statali verrebbe meno la ragione economica principale di questa attività. In ogni caso è possibile ritenere che la generalizzata propensione alle centrali a biomassa e biogas rientra anche in una più generale prospettiva di riutilizzo di queste centrali per il trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con decreto ministeriale. Facile prevedere che una volta costruite queste centrali, invece di essere alimentate con biomasse agricole, di cui l’Italia non dispone e che hanno un costo sempre maggiore, potranno essere alimentate con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una prima fonte di redditività. Il conferimento della Forsu vale da 80 a 110 €/t, il verde circa 60 €/t e i fanghi da depurazione circa 90 €/t.

Le centrali a biomasse possono bruciare qualsiasi tipo di combustibile secco e purtroppo in molti casi è stato accertato che in queste centrali venivano inceneriti illegalmente anche altri prodotti (immondizia, plastica, gomma). Inoltre il Decreto Ministeriale (DM 6 luglio 2012 “nuovi incentivi alle rinnovabili”) ha introdotto la possibilità di alimentare le centrali a biomassa anche con Combustibile Solido Secondario (CSS) cioè il rifiuto secco trattato. Quindi è purtroppo possibile “per decreto” bruciare lecitamente i rifiuti in questo tipo di impianti.

Esiste anche un rischio microbiologico nella digestione anaerobica. Escherichia coli e Salmonella non sono abbattute completamente ma solo a livelli “accettabili” mentre nel caso dei fanghi di depurazione c’è un patogeno, Shigella, che alberga solo nell’intestino umano e che non è per nulla abbattuta nei biodigestorianaerobici. Nel caso di impianti che trattano anche fanghi di depurazione di acqua fognarie questo è un grave problema.

Questi e altri agenti patogeni sono stati rilevati nei digestati da diversi studi e ciò può rappresentare un rischio contaminazione nel caso di utilizzo di questo compost su terreni coltivati. Oltre a queste motivazioni la fitotossicità del digestato è stata attribuita all’elevata concentrazione di azoto ammoniacale che caratterizza tutti i digestati da digestione anaerobica e non solo quelli derivati da trattamento dei fanghi di depurazione.

La digestione anaerobica inoltre produce percolato e scarti non compostabili che devono a loro volta essere smaltiti come rifiuti speciali pericolosi e disposti in discarica.

Il termine “bio” viene utilizzato per attribuire una valenza positiva e “naturale” a questo tipo di impianti in modo da poterli ascrivere al mondo della cosiddetta “green economy”. La mistificazione del linguaggio, in questo caso, è strumentale ad una politica di proliferazione di queste tecnologie sotto l’ombrello dell’ecologia e del rispetto della natura.
Il termine “bio” significa vita, crediamo che questi impianti di vita non ne dispensino affatto.

Il docente universitario ( Danilo Conti, medico all’ospedale Maggiore di Lodi ) fa un esempio su tutti per spiegare gli effetti nocivi sulla salute: «Una centrale di biogas lavora per oltre 8mila ore l’anno, sarebbe come se per la Muzza di Cornegliano transitassero ogni giorno 600mila vetture con marmitta Euro 4». Le alte emissioni prodotte da queste centrali capaci di bruciare alte quantità di materiale organico per produrre energia oltre a liberare nell’aria polveri sottili, emanano ossidi d’azoto, ozono e altre molecole inquinanti. «Il danno alla salute — assicura il dottor Conti — è molteplice perché agli effetti diretti degli ossidi d’azoto (Nox), come le malattie respiratorie, si devono sommare quelli dell’ozono e del particolato fine che possono causare infarti e altre patologia cardiocircolatorie, oltre al cancro al polmone».

Da quanto esposto sorgono spontanee due considerazioni: la prima che dietro l’etichetta BIO chi promuove questi impianti ha spesso le carte in regola per partecipare al ricchissimo business del trattamento dei rifiuti; la seconda che i cittadini pagano quindi più volte: con i soldi per gli incentivi, con le tasse per lo smaltimento dei rifiuti e con la salute il proliferare di questi impianti.

Fonti:

http://www.salutepubblica.net/linganno-del-biogas/
https://www.ilgiorno.it/lodi/cronaca/2014/03/02/1033091-biogas-effetti-nocivi.shtml
http://www.eco-magazine.info/news/4195/altro-che-energia-rinnovabile-le-centrali-biomasse-sono-un-affare-solo-per-chi-le-fa.html

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“Si faccia chiarezza su impianto di biometano a Modica”

Posted in Biogas Zimmardo,Comunicati Stampa by admin on 25 Ottobre 2019

“Il Comune di Modica rilascia una autorizzazione per la realizzazione di un impianto di produzione di biometano in contrada Zimmardo Bellamagna, ma sulla vicenda lo stesso ente ha detto poco o nulla e questo punto ritengo che debba essere il consiglio comunale a fare luce su quanto sta accadendo e trovi tutte le risposte necessarie”: lo dichiara Vito D’Antona di Sinistra Italiana. Manifestiamo le nostre perplessità in merito alla scelta di ubicare la realizzazione di un impianto di tali dimensioni al centro di un’area ritenuta tra le più suggestive e rappresentative del nostro territorio…… continua a leggere su Corriere di Ragusa.

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Impianto di Biometano in c.da Zimmardo Bellamagna a Modica

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo,Pubblica Evidenza by admin on 20 Ottobre 2019

E’ stata emesso dal VII settore SUAP ed Att. Prod. (di cui all’art. 7 del DPR 07.09.2010) del Comune di Modica in data 08.08.2019 tramite la procedura del provvedimento unico n 32 (di cui all’art. 13 del DM 10.09.2010) il permesso per la realizzazione di “impianto di produzione di biometano con produzione media di circa 499 standard metri cubi ora” in contrada Zimmardo Bellamagna alla società Biometano Ibleo srl.

Il progetto approvato, che si sviluppa su di un’area di poco meno di otto ettari, prevede, negli elementi più invasivi; la costruzione ex novo di un locale ufficio e per civile abitazione sviluppato su 2 piani di circa 500 mc (locale utilities*) e la realizzazione di 7 vasche di lavorazione di larghezza 26/32 metri per un’altezza di 8 metri. Un distributore di gasolio, un sistema di desolforazione con 2 torri alte 13,20 metri, una torre di emergenza di 10 metri ed un sistema di espulsione dell’off – gas che sarà comunque costituito da un camino alto circa 12,5 m che garantirà la dispersione in atmosfera dei gas di scarico.

(*)All’interno dell’impianto si prevede di realizzare un locale utilities, nel quale troveranno alloggio le apparecchiature per la gestione e controllo dell’intero impianto, un laboratorio, un magazzino, i servizi igienico-sanitari ed un alloggio per il custode. L’edificio verrà realizzato con struttura in cemento armato portante, tamponamenti in laterizio intonacati e manto di copertura in lamiera di alluminio preverniciato. All’interno dei locali sono previsti impianto elettrico e di illuminazione.

L’intervento autorizzato con il presente atto è da considerare di pubblica utilità, indeferibilità ed urgenza.

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Mother Earth’s Plantasia

Posted in Video by admin on 22 Aprile 2019

(Mother Earth’s) Plantasia — Mort Garson (1976) è un album elettronico di Mort Garson pubblicato per la prima volta nel 1976 . La musica è stata composta appositamente per le piante da ascoltare. L’album ha avuto una distribuzione molto limitata al momento del rilascio, essendo disponibile solo per le persone che hanno acquistato una pianta d’ appartamento da un negozio chiamato Mother Earth a Los Angeles o coloro che hanno acquistato un materasso Simmons da un punto vendita Sears , entrambi forniti con il disco. Di conseguenza, l’album non è riuscito a raggiungere una popolarità diffusa nel periodo in cui è stato pubblicato. Tuttavia, da allora ha guadagnato un seguito cult come un primo lavoro di musica elettronica. Garson ha usato un sintetizzatore Moog per comporre l’album.

Di vite strambe e pazzesche la storia della musica ne ha raccontate parecchie. Convertiti e reietti, professionisti dell’eclettismo, sommersi e salvati, cavalieri oscuri, meteore accecanti, resuscitati e visionari. Ma di vite strambe e pazzesche come quella di Mort Garson (all’anagrafe Morton G. Garson), canadese di nascita, californiano per vocazione, pianista, compositore, autore di sigle televisive, colonne sonore, canzoni che altri hanno portato in vetta alle classifiche, pioniere della musica elettronica e tra i primissimi adepti di Robert Moog, non ce ne sono molte da raccontare….. Pensate che stia esagerando? Beh, vi sbagliate. E di molto.  …….continua

Andate a colpo sicuro: gerani, basilico e peonie ringrazieranno.


Mother Earth’s Plantasia – Mort Garson – 19’40” [19m40s_10] Acoustic Version by Enrico Gabrielli Esecutori di Metallo su Carta (2019)
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Atto vandalico dal sapore intimidatorio in una azienda agricola

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 11 Gennaio 2019
Ulivo sbrancato

Un grave atto vandalico dal sapore intimidatorio è stato compiuto nottetempo, qualche giorno fa, in contrada Zimmardo Bellamagna. Ignoti, approfittando del buio della notte, muniti di visori ad infrarossi per poter eludere le zone coperte dalla videosorveglianza, si sono introdotti all’interno di una azienda agricola fin sotto l´abitazione principale e, nonostante la presenza di cani (comunque non aggressivi) e dei proprietari presenti in casa, hanno spezzato un grosso ramo dall´ulivo secolare prospiciente l´ingresso (foto), causando un danno ingente, anche sotto l´aspetto naturalistico. La zona, come noto, è da anni nel mirino di ignoti che avvelenano gli alberi secolari di carrubo e di ulivo per scopi tutti da decifrare. La videocamere di sorveglianza installate dai proprietari sono finora servite a ben poco per arginare l´inquietante fenomeno.

Corriere di Ragusa

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Assalto alla bellezza

Posted in Documenti,Video by admin on 2 Gennaio 2019

Crescono al ritmo di 50 al giorno gli edifici abusivi in Italia. Su dodici milioni di case, un milione e mezzo oggi è fuorilegge, più del 10 per cento del totale. Con tre condoni in trentanni (1985, 1994, 2003), abbiamo speso 60 miliardi di euro per portare strade, luce, acqua e fognature nelle aree sanate. Dai comuni ne sono stati incassati, invece, solo 15, un quarto. Comincia da questo quadro d’insieme il viaggio di “Speciale Tg1” nel Paese degli abusi, firmato da Igor Staglianò. Dalle coste siciliane alle falde del Vesuvio, dall’area archeologica di Capo Colonna all’Appia Antica, dall’Istmo di Lesina sul Gargano alle saline di Molentargius a Cagliari, parlano i protagonisti degli abusi e gli amministratori locali che dovrebbero contrastarli. Filmate, per la prima volte col drone, le ville abusive dei boss di Bagheria, le demolizioni di Licata, la lottizzazione fuorilegge del clan Grande Aracri a Capo Rizzuto. Con le telecamere puntate sulle bellezze paesaggistiche prese d’assalto dal cemento illegale. Parlano, tra gli altri, la soprintendente speciale ai beni archeologici di Roma Rita Paris, il procuratore capo di Crotone Giuseppe Capoccia, il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini e Paolo Berdini autore del libro “Breve storia dell’abusivismo in Italia”.


Speciale Tg1 St 2017/18 Assalto alla bellezza – 03/06/2018

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Buon Natale 2018

Posted in Varie,Video by admin on 25 Dicembre 2018

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Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi e ulivi

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 26 Novembre 2018

Continuano gli avvelenamenti seriali di carrubi ed ulivi nella zona di Zimmardo Bellamagna. A distanza di oltre 3 anni non si arresta il singolare e preoccupante fenomeno criminale che nei fatti è proseguito inesorabilmente fino ad oggi con un intensificarsi della «violenza» scaricata sugli inermi alberi a cui vengono divelti direttamente gli apici ed intere branche o cosparsi di liquidi tossici e veleni. Azioni mirate, operate da mani esperte sia di giorno ma soprattutto di notte, che producono danni irreversibili alla pianta e al suo ciclo vitale. Infatti vengono divelte le branche a frutto ed i nuovi ricacci che rinnovano la pianta, procurando un danno immenso per i proprietari che perdono l’investimento (i frutti presenti e futuri) ed il capitale (con la progressiva morte degli alberi). Gli alberi attaccati continuano ad essere «intrisi» di presunte sostanze tossiche, sia sui tronchi, dove la corteccia viene bruciata arrestandone definitivamente lo sviluppo, sia al “piede”, con potentissimi disseccanti, che causano il classico seccume a giro della chioma (dovuto al ciclo vegetativo) a cui la pianta sopperisce con nuovi ricacci che nuovamente vengono avvelenati portando l’albero al disseccamento.

Un agronomo del posto sostiene ironicamente che “Siamo in presenza di una “nuova specie”, ma l’insetto non attacca più la pianta, ma la proprietà». Del resto non esiste in natura al momento, una specie di insetto che attacchi contemporaneamente; alloro, mandorlo, ulivo, carrubo, salici. Azioni mirate di gente abile ed organizzata, che sembrerebbero avere un duplice scopo: depauperare la proprietà e nel contempo realizzare delle «trafilate» tra la vegetazione, degli autentici spazi aperti e privi di ostacoli per poter osservare dentro le proprietà.

Le immagini raccolte sul posto sono eloquenti e lasciano sgomenti. Una vera ecatombe che persegue uno scopo ben preciso: far deprezzare il valore dei terreni e provocare ingenti perdite economiche ai coltivatori costringendoli all’abbandono dell’attività. Chi c’è dietro tutto questo e perché nessuno interviene?

Antonio Di Raimondo – Corriere di Ragusa

Eco degli Iblei

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Incendio in casa rurale di contrada Bellamagna, nel Modicano

Posted in Articoli,Biogas Zimmardo by admin on 1 Maggio 2018
L’edificio in fiamme

Un incendio è scoppiato nel pomeriggio del primo maggio nelle campagne di contrada Bellamagna, in territorio di Modica. Un caseggiato rurale, non abitato, ha preso fuoco, con danni non indifferenti (foto). Solo l’intervento tempestivo dei vigili del fuoco ha evitato che le fiamme si propagassero ai prospicienti campi coltivati a grano, scongiurando conseguenze ben più gravi e livello di pericolo più elevato. Sul posto anche le forze dell´ordine per i rilievi del caso. Al momento non si esclude nessuna ipotesi, compresa anche quella della matrice dolosa.

Corriere di Ragusa

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Il “cafiso” e le unità di misura

Posted in Letture by admin on 7 Dicembre 2017

un orciolino d’olio appeso dentro un recipiente che ne avrebbe contenuto venti c. (Verga).

Orcioli per cafisi d’olio

Uno degli elementi fondanti la cultura e la tradizione di un popolo, in questo caso quello siciliano, è l’antica unità di misura con cui venivano scambiate e vendute le cose. In Sicila l’unità di misura dell’olio, ad esempio fra le altre di uso locale, è il “cafiso“. Pur essendo il vocabolo di riferimento unico nell’isola, il peso che lo definisce invece cambia a seconda del posto in cui ci trova! Com’è possibile?

È possibile sì. Perché nella Sicilia pre-unitaria esistevano delle unità di misura locali dal nome esotico (sarma, tumminu, munnìu, coppu, quartiglio, cantaru, carrozzu, cuoppo, cafiso), il cui valore variava di paese in paese, di città in città, ognuno aveva il suo. Unità di misura che sono state abolite formalmente con l’avvento dello stato unitario in cui sono stati imposti i canoni sabaudi che, dal punto di vista formale, hanno sostituito le vecchie unità di misura del Regno delle Due Sicilie. Ma le tradizioni non seguono le leggi o gli editti.

In realtà il termine Qafiz o Cafiz è una misura tradizionale araba di volume. È ancora usata in almeno una nazione – la Libia – per misurare la quantità di olio di oliva. In Libia misura all’incirca 7 litri.

Misure Locali del “cafiso” per olio (1934)

Contea di Modica ( Comiso, Pozzallo, Ragusa, Scicli ): kg 11,009, litri 11,9277
Siracusa, Augusta, Canicattini, Floridia, Solarino: kg 10,579, litri 11,4620
Francofonte, Buccheri, Buscemi, Palazzolo: kg 15,868, litri 17,193053
Pachino, Rosolini: kg 10,910, litri 11,820224
Lentini, Noto: kg 11,009, litri 11,92768
Spaccaforno: 10,910 kg, litri 11,8202
Avola: kg 11,802, litri 12,7873
Cassaro, Ferla: kg 12,695, litri 13,7544
Melilli: kg 13,587, litri: 14,721
Sortino: kg 11,020, litri: 11,93962

Misure locali di superficie

Modica, Pozzallo, Ragusa, Santa Croce, Camerina, Scicli, Spaccaforno, VittoriaSalma27908,53
Tomolo1744,28
GiarratanaSalma34297,43
Tomolo2143,59

La salma si divide in 16 tomoli.
Il tomolo di Modica è di 416 5/8 canne quadrate.

Vedi anche: Antiche unità di misura del circondario di Modica

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